Passata la fase emozionale degli annunci e delle promesse sullo scioglimento del movimento neofascista Forza nuova, il governo attende, o meglio è immobile. L’impressione è che voglia mandare avanti la procura e gli investigatori che, infatti, procedono nella loro indagine a tutto campo sul partito protagonista, con i suoi vertici, dell’assalto alla Cgil dello scorso 9 ottobre.

Un’indagine iniziata mesi prima delle violenze compiute dalla frangia No-vax e no green pass al seguito di Roberto Fiore e Giuliano Castellino, rispettivamente leader nazionale e responsabile romano di Fn.

Da quanto risulta a Domani la Digos sta lavorando da tempo a un’informativa dettagliata nella quale vengono riportate le azioni compiute dai militanti di Forza nuova, non solo nella capitale. Un’informativa che si è arricchita degli elementi emersi dopo l’assalto alla Cgil, annunciato, pianificato e realizzato grazie al supporto di Castellino e camerati.

Il dossier potrebbe così diventare il presupposto per un’iniziativa giudiziaria che servirebbe come base per lo scioglimento del partito, più volte rimandato. L’attività di indagine è affidata al pool antiterrorismo.

Il lavoro raccoglie anche gli esposti presentati all’autorità giudiziaria in queste settimane. Come quello depositato dal segretario dei Verdi Angelo Bonelli, di recente vittima di un atto intimidatorio: sulla sua porta di casa ignoti hanno scritto con una bomboletta spray «infame».

«Si chiede se nei fatti sopra esposti – scrive Bonelli – si configurino i reati ai sensi dell’articolo 270 bis, ovvero di eversione dell’ordine democratico, e di violazione della XII disposizione transitoria della costituzione e dell’articolo 3 della legge Scelba».

I fatti ai quali si fa riferimento sono le parole pronunciate da Luciano Castellino durante la riunione per la nascita del «governo di liberazione nazionale», svoltasi lo scorso ottobre. «Noi dobbiamo chiedere lo scioglimento di queste Camera e questo Senato. Giurie popolari, togliere il potere ai pm, scioglimento del Csm e di tutte le organizzazioni politiche che hanno condizionato per decenni la vita di questo paese. Io non voglio abbassare il livello. Lo voglio alzare», diceva Castellino, indicato nel fantomatico esecutivo di nostalgici come ministro dell’Attuazione del programma, ripreso dalle telecamere di Fanpage.

Verso lo scioglimento

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La procura di Roma ha delegato la Digos, guidata da Giampietro Lionetti, che sta lavorando sull’informativa di reato. Un’ordinanza disposta da un giudice terzo, su richiesta della pubblica accusa, potrebbe essere il primo passo per procedere, in base alla legge Scelba, allo scioglimento di Forza nuova.

Questa è una strada possibile considerando anche il precedente di Ordine nuovo, il movimento nato nel 1969 e sciolto dal governo su proposta del ministro dell’Interno Paolo Emilio Taviani, proprio partendo dalla sentenza emessa in un processo istruito dal magistrato Vittorio Occorsio, poi ucciso (omicidio rivendicato da Ordine nuovo).

In merito a quello scioglimento il Consiglio di stato aveva chiarito che l’applicazione dell’articolo 3 della legge Scelba non richiede necessariamente una sentenza penale di condanna definitiva, ma anche di primo grado.

Uno dei problemi di applicabilità della legge, però, è che lo scioglimento può essere adottato solo dopo una sentenza che accerti la ricostituzione del partito fascista. Per questo gli investigatori e gli inquirenti potrebbero optare per una strada diversa: la contestazione della violazione della legge Mancino, una norma introdotta nel 1993 che implementa quella Scelba perché consente lo scioglimento anche di partiti non dichiaratamente fascisti.

Punisce ogni tipo di discriminazione o di odio etnico, nazionale, razziale o religioso, e consente di procedere contro gruppi che si macchiano di questi comportamenti a seguito di una sentenza definitiva. Una legge fortemente avversata dalla Lega che ne ha chiesto ripetutamente la cancellazione. Allo stesso modo anche Forza nuova ha fatto campagne per l’abolizione della Mancino con striscioni che in alcune zone della capitale sono ancora visibili.

La differenza tra legge Scelba e Mancino sta nell’oggetto, con la seconda offre maggiore possibilità di azione. A dire il vero non ci sarebbe neanche bisogno di un provvedimento giudiziario per procedere allo scioglimento, ma il governo non sembra intenzionato ad assumersi la responsabilità di emanare un decreto come ipotizzato nelle prime ore dopo l’assalto del 9 ottobre.

«L’autorità giudiziaria può creare il presupposto con una condanna in primo grado, ma anche con un’ordinanza cautelare offrendo al governo la possibilità di sciogliere Forza nuova.

Lo scioglimento è un atto amministrativo e può agganciarsi anche a un provvedimento non definitivo, ma è chiaro che il governo si sta muovendo con cautela, troppa, e potrebbe voler aspettare un pronunciamento di primo grado», dice un inquirente.

Fino a oggi gli scioglimenti hanno riguardato tre organizzazioni di estrema destra: Ordine nuovo e Avanguardia nazionale in base alla legge Scelba e il Movimento politico occidentale in base alla legge Mancino.

Mentre il governo aspetta, il leader Roberto Fiore parla dal carcere e detta la linea: «Invito gli aderenti di Forza nuova a fare luce sugli eventi del 9 ottobre per rigettare e respingere i tentativi di scioglimento di un movimento che si è battuto per la difesa della libertà».

Fiore, in realtà, può stare tranquillo visto l’immobilismo del governo e di Pd e M5s in parlamento. L’unica a muoversi è la magistratura, ma i tempi potrebbero essere ancora lunghi.

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