Continua con la sua sesta puntata la rubrica “Politica resiliente” curata da Avviso Pubblico, l’associazione nata nel 1996 per riunire gli amministratori pubblici che si impegnano a promuovere la cultura della legalità democratica.

«Più che un'esigenza, la lotta all'evasione fiscale è un dovere morale ed etico. Perché se contribuissimo tutti, probabilmente potremmo avere migliori servizi da dare ai nostri cittadini». Ne è convinto Lorenzo Pellegatti, sindaco a San Giovanni in Persiceto, una cittadina al centro della pianura emiliano-romagnola a metà strada tra Bologna e Modena. 28mila abitanti ma con il record italiano di incassi grazie agli accertamenti fiscali dell'Agenzia delle Entrate. Nel 2020, con oltre un milione e 200mila euro di riscossione, San Giovanni in Persiceto ha fatto meglio di Roma (66mila), Milano (354mila), Torino (518mila) e Bologna (259mila) messi insieme (dati della Direzione finanze del ministero dell'Interno). Seconda in classifica è Genova con oltre 580 mila euro di recupero.

Ma se è vero che il contrasto all'evasione è un dovere civile, è altrettanto vero che si tratta di una buona pratica amministrativa attraverso cui redistribuire quattrini che appartengono ai cittadini. Si sente parlare spesso di taglio dei servizi perché mancano i soldi, ma i soldi da qualche parte ci sono e qualcuno li tiene 'ostaggio' a beneficio proprio. E allora il contrasto all'evasione fiscale diventa anche questione di giustizia sociale.  

Il ruolo del comune

Ma come funziona il lavoro nel comune? «Quando rileviamo irregolarità durante le verifiche sui tributi locali, facciamo partire i nostri accertamenti. Ma contemporaneamente segnaliamo l'evasione anche all'Agenzia delle Entrate, che fa partire controlli ed eventuali accertamenti per la competenza delle tasse statali – spiega il sindaco Pellegatti – e quando l'Agenzia riesce a recuperare l'evasione, gira l'intera somma al comune». Questo meccanismo è permesso grazie al protocollo d'intesa firmato nel 2008 tra Agenzia delle Entrate, Guardia di Finanza, Anci (Associazione nazionale comuni italiani) e Ifel (Istituto per la finanza e l'economia locale) che prevede una collaborazione tra Enti locali e istituzioni statali nelle best practice di contrasto all'evasione.

Quello dei comuni è un contributo fondamentale per recuperare parte di quei quasi 110 miliardi di euro sottratti alle casse pubbliche ogni anno – dati del Ministero delle Finanze – anche se non basta. Circa 38 miliardi di questi sono relativi all'evasione dell'Irpef, ovvero l'imposta sui redditi delle persone fisiche. Una cifra abnorme che nasconde un altro dato allarmante, ovvero l'esistenza di una vasta zona grigia di lavoro sommerso e di rapporti di lavoro opachi, che vale circa 211 miliardi di euro – come confermato a ottobre 2020 anche dall'Istat. «L'evasione fiscale è una risorsa alla quale bisogna attingere, un patrimonio da aggredire e cercare di recuperare», spiega il direttore dell'Agenzia delle Entrate Ernesto Maria Ruffini, convinto che facendo le mosse giuste in pochi anni – tre ipotizza – è possibile dimezzarla.

Ed è proprio dai comuni che può partire una controffensiva importante in questa battaglia, perché sui territori si ha una prospettiva privilegiata su quanto accade. Lorenzo Pellegatti, classe '53 e ingegnere prestato all'amministrazione pubblica, agita lo spettro della speculazione immobiliare per fare un esempio. «La conoscenza del territorio, quella legata alle informazioni che vengono acquisite, è fondamentale. Se nel mio comune per esempio c'è un'area edificabile di 10mila metri quadri e viene dichiarato un valore IMU di 500mila euro, è chiaro che su un territorio come questo il prezzo è assolutamente al ribasso. Da questo capiamo che qualcosa non va». Ed è proprio questa attività di analisi a far scattare l'operazione che porta al recupero dell'evasione. Ma questa attività – sottolinea ancora il sindaco – costa fatica all'Ente, che deve dedicare parte del proprio lavoro a quello che un tempo era prerogativa esclusiva delle istituzioni centrali dello Stato. «Siamo fortunati perché i nostri tecnici e i nostri operatori sono persone attente e qualificate. Ma l'impegno dei comuni in questa attività è da tenere in considerazione».

Come funzionano i controlli

San Giovanni in Persiceto, che fa parte della rete di Avviso Pubblico, è un esempio di come è possibile coniugare volontà politica e impegno dei dipendenti comunali, che a loro volta hanno saputo mettere a sistema un'attività che oggi è considerata prassi quotidiana. Ma come vengono fatti i controlli? La task force dell'ufficio tributi incrocia i dati del Catasto, della Camera di Commercio, della Conservatoria dei Registri Immobiliari (dati sui rogiti), delle Successioni e delle Utenze (luce, rifiuti, ecc.). In questo modo è possibile recuperare informazioni utili. I casi sospetti finiscono nella banca dati delle Entrate, che – come spiega spiega l'assessore al Bilancio Massimo Jakelich – «ha previsto l'invio di segnalazioni locali qualificate con l’indicazione di concentrare l’intervento su cinque aree: commercio e professioni, urbanistica e territorio, proprietà edilizia e patrimonio immobiliare, residenze fittizie all’estero, beni indicativi di capacità contributiva». Per raggiungere un livello di preparazione adeguato il comune ha puntato alla fomazione del proprio personale attraverso i corsi di formazione dell'Agenzia delle Entrate, utili perché basati su casi reali.

Gli effetti del lockdown

D'altra parte l'incentivo per gli enti locali è forte, perché quello che viene recuperato dall'evasione statale è interamente girato nelle casse del comune come premio per la segnalazione. «Per noi è una buona boccata d'ossigeno considerando anche il periodo di non grandi disponibilità economiche. Parliamoci chiaro, in questo momento si fa fatica. Il 2020 è stato un anno non facile e non ci aspettano grandi cambiamenti nel 2021. Il prossimo futuro sarà molto impegnativo», spiega il sindaco. La preoccupazione per gli effetti della pandemia negli enti locali è grande. È vero che ai comuni è stato riconosciuto un risarcimento per le minori entrate dovute ai ripetuti lockdown e quindi al taglio forzato di alcuni servizi. Ma è anche vero che quei servizi costano a prescindere, a partire dal costo degli stipendi che vanno garantiti.

San Giovanni in Persiceto si è visto riconoscere circa un milione e 400mila euro di risarcimenti, ma dall'altro lato le spese crescono, come spiega Pellegatti. «Pensiamo ai dispositivi di protezione individuale, al monitoraggio dello stato di salute dei dipendenti attraverso i tamponi, alla continua sanificazione dei locali. Queste attività hanno un costo».

E se il governo nella Nota di aggiornamento al Documento di economia e finanza (Nadef) prevede una perdita di circa il 50 per cento nelle attività di recupero dell'evasione fiscale, proprio a causa delle difficoltà imposte alle attività dalla pandemia, a livello locale la percezione non è migliore. «A parte il recupero dell'evasione fiscale, penso anche ad un calo della normale entrata dovuta ai tributi. Nel senso che Imu, addizionale comunale Irpef, e tutte quelle tasse che arrivano a coprire la spesa corrente dei comuni, sicuramente avrà delle ripercussioni.

Quello che vediamo oggi è ancora una fotografia del passato. Le ricadute del 2020 le vedremo più chiaramente in futuro». Ipotesi in linea con l'ultimo rapporto di ottobre del ministero delle Finanze, che prevede un crollo per l'erario. A questo si sommano le stime fatte dall'Osservatorio dell'Università Cattolica di Milano, guidato da Carlo Cottarelli, secondo cui c'è un'alta probabilità dell'incidenza dell'evasione, proprio a causa degli effetti dell'emergenza Covid-19. Evasione che vale il sei per cento del Pil – dati dell'Osservatorio, secondo cui i numeri sono sottostimati.  

Governare con le tasse

Ma intanto con una parte di soldi recuperati finora – e non sono pochi per un ente di queste dimensioni (quasi 3milioni e 500mila euro in tre anni) – l'amministrazione di San Giovanni in Persiceto agisce su due fronti: da una parte finanzia un programma di detassazione per sostenere le imprese in difficoltà, dall'altra ha avviato una serie di investimenti in opere pubbliche per progetti di riqualificazione delle strade, di mobilità sostenibile per fare nuove piste ciclabili e investito in sicurezza degli edifici scolastici.

Circa 350 mila euro sono andati in aiuto delle imprese del terzo settore, il più colpito dalle conseguenze dell'emergenza Covid. Mentre altre risorse sono state impiegate per le esenzioni verso i cittadini a reddito basso fino a 15mila euro di Isee (prima era a 11mila), oltre all'abbattimento dell'addizionale Irpef da 0,8 a 0,72 per cento e il taglio del Cosap, l'odiato canone sull'occupazione del suolo pubblico. «Cerchiamo di venire incontro alle persone fragili, perché quando e se non sarà più prorogato il divieto dei licenziamenti (il 31 marzo scade il blocco dei licenziamenti previsto nel Decreto Cura Italia e prorogato con la Legge di Bilancio, ndr), è facile immaginare cosa accadrà».

L’equità come obiettivo

E in quest'ottica l'amministrazione e alcune realtà locali stanno organizzando l'apertura di un emporio solidale in sostegno del bisogno alimentare di famiglie e persone in difficoltà. Si tratta di un centro finanziato dal basso, grazie alla solidarietà di singoli cittadini che finora hanno raccolto circa 45mila euro per iniziare a garantire una busta della spesa a chi ne avrà bisogno in futuro.

«Abbiamo agito in un'ottica di equità – conclude il sindaco – aiutando chi ha sempre onorato i propri impegni nonostante le difficoltà e sanzionando chi sfrutta l'occasione a proprio vantaggio».  Anche per la difficile situazione emergenziale, e quindi per l'impatto sociale che licenziamenti e lenta ripresa economica avranno è necessario non allentare la presa sul recupero dell'evasione fiscale, che è un capitolo importante nella partita della redistribuzione delle risorse sempre più risicate.

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