L’operazione “Underground” diretta dalla Direzione distrettuale antimafia della Procura di Trento ha smantellato un’organizzazione dedita al traffico di droga. Sono state arrestate sedici persone, di cui tre donne attive anche nello sfruttamento della prostituzione, di nazionalità nigeriana. I due boss dell’organizzazione, madre e figlio residenti a Verona, acquistavano partite di eroina e cocaina a Vicenza prima di stoccarla e consegnarla ai corrieri che si dirigevano verso Trento, piazza di spaccio principale dei pusher.

Stando a quanto emerge dalle indagini, gli spacciatori nascondevano in bocca le dosi di eroina che venivano vendute a un prezzo che si aggirava tra i venti e i quaranta euro a seconda del peso. In caso di controlli la droga veniva ingerita, mettendo in pericolo la vita degli stessi membri dell’organizzazione.

Gli inquirenti affermano che «la forza del vincolo associativo tra i vari pusher, è stata così forte da indurre questi ultimi a non aver alcun timore di rivolgersi con tono arrogante, e in alcuni casi anche minaccioso, agli agenti della questura di Trento» durante i controlli intorno alla stazione. Nel mese di novembre 2019, un membro del gruppo si è addirittura gettato dal secondo piano dell’ospedale di Santa Chiara, per evitare di essere portato in carcere.

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