La speranza di un Natale tranquillo si è infranta contro la realtà di un contagio che tiene ancora l’Europa nella sua morsa. Dalla Spagna alla Svezia e dal Regno Unito alla Grecia, i governi stanno adottando nuove misure di contenimento per il periodo delle feste.

Da domani, in Germania sarà rafforzato il lockdown e alla chiusura di bar e ristoranti si aggiungerà quella di gran parte dei negozi e delle scuole. In Francia, la riapertura di bar, ristoranti, cinema e palestre prevista per oggi è stata rimandata. Persino il governo svedese, il più scettico sulle misure di contenimento, si è rassegnato a chiudere le scuole superiore e a vietare gli assembramenti, mentre nuove restrizioni saranno probabilmente approvate nei prossimi giorni.

In Italia, le pressioni dell’opposizione, delle regioni e di parte della stessa maggioranza erano quasi riuscite a persuadere il governo a percorrere una strada opposta a quella del resto d’Europa, ma i dati degli ultimi giorni e le azioni degli altri paesi europei sembra che porteranno a una nuova inversione di rotta verso maggior rigore.

I numeri di oggi

I dati sul contagio diffusi lunedì, purtroppo, confermano che non è ancora arrivato il momento di dichiarare conclusa la pandemia. Lunedì, in Italia sono stati registrati 12.025 nuovi casi di Covid-19, soltanto un migliaio in meno rispetto a lunedì scorso. Anche il tasso di positività dei tamponi scende, ma molto lentamente. Era al 12,3 per cento una settimana fa, mentre ieri era ancora all’11,6, quasi due punti in più sopra quella che l’Istituto superiore di sanità definisce una soglia di allarme.

Come accade ormai da quasi due settimane, è in calo anche il numero di tamponi, passato da 111mila a 103mila. I decessi registrati sono stati 491, mentre ci sono 63 letti di terapia intensiva occupati in meno e 30 ricoveri in più.

Il problema delle feste

Tutti i principali esperti di epidemie sono concordi nel considerare i lunghi periodo di festa e ferie un grosso problema. I Centers for disease prevention and control (Cdc), la principale agenzia per il controllo delle malattie infettive americane, sono espliciti sul loro sito: il modo migliore per celebrare le vacanze di Natale «è farlo a casa con i propri conviventi».

Le ragioni che vengono elencate per giustificare queste cautele sono quelle che i medici di tutto il mondo ricordano da mesi. Spostarsi da un’area di un paese all’altra, soprattutto se una delle due è un zona ad alta trasmissione di Covid-19, può aiutare l’epidemia a diffondersi. Lo spostamento in sé, soprattutto quando avviene attraversando luoghi affollati, come aerei, stazioni, aree di servizio o mezzi pubblici, è una fattore di rischio.

Il momento della celebrazione, poi, è il più rischioso di tutti. Il Covid-19 si diffonde in particolare negli spazi chiusi e poco areate e le probabilità di contagiarsi crescono con l’aumentare del tempo che si trascorre in queste condizioni.

Le ricerche scientifiche mostrano quanto sia difficile evitare il contagio se si è in spazi chiusi. Uno studio realizzato da ricercatori dell’università di Nanjing in Cina ha analizzato i luoghi di contagio di 318 focolai in 120 città cinesi che hanno coinvolto in totale 1.245. I focolai domestici erano la categoria dominante (il 79,9 per cento), seguiti dai trasporti. In altre parole, un lungo pranzo di Natale con molte persone chiuse in un’unica stanza, è un terreno di diffusione ideale per il virus.

Il caso del Ringraziamento

Un’ulteriore conferma arriva dagli Stati Uniti, in quello che potremmo definire una specie di gigantesco esperimento che ha riguardato un’intera nazione. Il 26 novembre si è celebrata nel paese la festa del Ringraziamento. Anche se è presto tirare conclusione definitive, i primi dati sembrano confermare che questo evento ha avuto un effetto significativo sull’aumento dei contagi che recentemente si registrano negli Stati Uniti.

La festa ha fatto spostare moltissime persone. Durante la settimana del 26 novembre, l’agenzia statunitense che gestisce gli aeroporti ha registrato il traffico di persone più alto dall’inizio della pandemia (1,3 milioni di viaggiatori nella domenica successiva alle feste). Segno che, seppur con dati inferiori rispetto al 2019, gli americani si sono spostati per le feste. E con loro, il virus. Nella settimana del Ringraziamento il tasso di positività dei tamponi era intorno al 9 per cento. Subito dopo la festa, nella seconda settimana di dicembre, il tasso è salito fin quasi al 12 percento.

L’aumento si vede anche dai nuovi contagi negli Stati Uniti. Subito dopo il periodo delle feste i nuovi contagi giornalieri in america sono passati dai 170mila in calo di metà novembre ai più di 220mila che vengono registrati in questi giorni.

Gli altri casi

Feste e vacanze sono pericolose perché portano le persone a spostarsi e a stare insieme per lungo tempo all’interno di luoghi chiusi. Non c’è solo il Ringraziamento a dimostrarlo. Ad esempio, sembra ormai accertato che la prima ondata in Europa si sia diffusa in molti paesi proprio grazie alle vacanze che lo scorso marzo hanno portato centinaia di migliaia di europei a visitare le località sciistiche.

Ischgl, dove si trova uno dei più celebri complessi di piste da sci dell’Austria, è stata uno dei primi e peggiori focolai in Europa, nota anche che per la cattiva gestione da parte delle autorità locali, che hanno cercato soprattutto di proteggere l’immagine turistica della città, invece di chiudere gli impianti e limitare il contagio il prima possibile. Mille persone provenienti da una decina di paesi diversi, in visita nella cittadina lo scorso marzo, hanno fatto causa al governo austriaco.

Per quanto riguarda la pericolosità di cene e feste, gli esempi nella cronaca di queste settimane sono decine. A fine settembre, 12 persone sono state trovate positive dopo aver partecipato a un matrimonio a San Michele Salentino, in provincia di Brindisi. Negli stessi giorni, circa 60 studenti sono risultati positivi dopo aver partecipato a una festa Erasmus. In provincia di Trento, un paese di 2.300 abitanti si è trovato nel giro di poche settimane con 59 casi positivi, dopo che a una decina di partecipanti a una festa di laurea si erano contagiati. Restare isolati, non frequentare a lungo luoghi chiusi e con molte persone, resterà ancora per mesi la nostra unica difesa contro il virus.

 

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