La faccenda dell’indagine dei servizi segreti su Gaetano Caputi, capo di gabinetto della presidente del Consiglio Giorgia Meloni, si fa, se possibile, ancora più seria. Perché, risulta a Domani, ad aver effettuato i controlli nelle banche dati in uso all’Agenzia informazioni sicurezza interna (Aisi) c’è anche un agente con un passato recente in politica. Prima in Alleanza nazionale e Fratelli d’Italia, e poi avvicinatosi al gruppo fiorentino di Matteo Renzi. Tanto da guadagnarsi, nel governo guidato dall’ex sindaco di Firenze, una nomina alla presidenza del Consiglio nell’ufficio del consigliere militare.

Il nome dell’agente in servizio all’Aisi è Stefano Alessandri. Dagli atti depositati alla procura di Roma nell’ambito di un’inchiesta su una presunta rivelazione di segreto imputata a questo giornale, nata dopo un esposto di Caputi, emerge il suo nome. I magistrati romani, su richiesta del braccio destro di Meloni, hanno tentato di individuare le fonti dei giornalisti di Domani. Per farlo hanno passato al setaccio tutte le banche dati e gli accessi fatti per cercare la parola chiave “Gaetano Caputi”. Sul conto dei cronisti non è stato trovato nulla, nessun contatto.

Ma i pm sono rimasti sorpresi da una scoperta inaspettata: i controlli sulla banca dati Punto Fisco (Agenzia dell’Entrate) da parte di tre utenze intestate ai servizi segreti nel periodo che va da gennaio a settembre 2023. L’indagine segreta, come spiegato in una relazione dell’Aisi inviata ai pm, sarebbe servita a verificare alcuni «rumors» su Caputi. Secondo la versione ufficiale dei servizi, alcune figure sulle quali stavano indagando avrebbero vantato rapporti con il capo di gabinetto con l’obiettivo di portare le proprie istanze affaristiche fino «ai più alti vertici istituzionali».

Nella versione fornita alla procura, però, c’è anche una non risposta. A una delle domande poste, l’Aisi si è avvalsa del silenzio per via di atti della massima sensibilità. Questioni di sicurezza nazionale, dunque.

Ecco che i contorni già opachi ora diventano torbidi in questa attività di spionaggio sul dirigente apicale più importante del governo, da cui dipendono gli stessi servizi.

Alessandri, peraltro, ha effettuato la ricerca più lunga nei database, con una durata di quasi un’ora (57 minuti). E alla domanda dei pm sulle «ragioni dalle quali evincere la legittimità dei suddetti accertamenti», l’Aisi ha risposto: «Sono presenti in atti riferimenti ad attività informativa svolta nei riguardi del target menzionato dai tre dipendenti (ossia la persona che sarebbe stata in contatto con Caputi, ndr), ma non sono presenti elementi circa l’indiscrezione relativa agli allora rapporti di parentela tra la consorte del soggetto d’interesse e quella del dott. Caputi».

Tradotto: non esiste documentazione che certifichi la genesi dall’attività su Caputi, iniziata, a detta di Alessandri, per confermare o smentire le voci su parentele sospette della moglie del capo di gabinetto della premier Meloni. Ad Alessandri è stato chiesto di eseguire gli accertamenti dal suo superiore, a sua volta sollecitato da Giuseppe Del Deo, all’epoca numero due dell’Agenzia con Mario Parente direttore. Del Deo, nominato da Meloni al Dis (Dipartimenti informazione sicurezza), sempre come vice, è tra gli uomini più fidati del ministro della Difesa Guido Crosetto nel mondo dell’intelligence.

Perché i vertici dell’Aisi hanno chiesto ad Alessandri di indagare su Caputi? Solo per verificare generici «rumors»? Non lo sapremo mai visto che, come dicono loro stessi negli atti, non c’è traccia di queste voci. Di certo, grazie ai nuovi documenti di Domani, possiamo dire che Alessandri non è un agente qualsiasi. E non solo perché vanta un’amicizia stretta con Del Deo che sei anni fa gli ha permesso di entrare nell’Aisi.

Da meloniano a 007

L’agente Alessandri è tale solo dal 2019. Prima di allora poteva vantare una carriera politica di lungo corso. Trascorsa, sempre a destra, tra i banchi del Consiglio comunale di Firenze assieme al meloniano Giovanni Donzelli. Alessandri, di professione imprenditore, ha iniziato la sua militanza prima in Alleanza nazionale. La sua fede nella destra sociale l’ha dimostrata in un’occasione in maniera eclatante: condannato nel 2009 in appello per aver diffamato l’eroe della Resistenza Bruno Fanciullacci, è stato assolto in Cassazione un anno dopo.

Nel 2013 si è candidato alle elezioni politiche con Fratelli d’Italia. Tra le amicizie anche quella con Luca Lotti, renziano di ferro. Grazie a lui, confermano fonti renziane, ha ottenuto la nomina nell’ufficio del consigliere militare a Chigi. Una liason curiosa: Alessandri ha passato molti anni a contestare Renzi quando era sindaco di Firenze. Fonti vicine ai renziani ricordano Alessandri come un oppositore, «un bravo ragazzo e preparato», uomo di Fratelli d’Italia e in rapporto con alcuni militari.

Ebbene, l’incarico ottenuto da Lotti è l’ultima traccia che l’imprenditore, con un piede in politica, lascia di sé. Da allora in poi nessuna notizia. Alessandri era come svanito nel nulla. Per indossare gli abiti della spia dell’Aisi.

Intrecci societari

Di certo c’è che i legami con il mondo renziano affiorano dai ruoli societari avuti dall’agente segreto. Società che tra il 2008 e il 2016 sono state cancellate. Nella Sir di Firenze era il rappresentante (e liquidatore) e si occupava di servizi investigativi. Ha avuto quote anche nella Rivalsa: tra i soci Andrea Nardi, a sua volta consigliere di Eleutheria, di proprietà di Francesco Bonifazi, ex tesoriere del Pd, poi Italia viva, e intimo amico di Renzi, al quale certo non mancano conoscenze negli apparati come dimostra l’incontro di due anni fa in autogrill con la spia Marco Mancini, l’uomo degli scandali Telecom e del rapimento dell’imam Abu Omar.

Contattato da Domani, Alessandri ha detto di non «poter rispondere alle domande». Alessandri, dunque, dopo essere scomparso dai radar, lo ritroviamo tra gli agenti dell’Aisi che hanno effettuato indagini riservate sul capo di gabinetto della premier. Il perché lo abbiano fatto resta ancora oscuro.

Forse lo avrà spiegato il sottosegretario Alfredo Mantovano sentito martedì 4 febbraio dal Copasir su questo aspetto e sull’indagine spioni di Milano, che ora è approdata con un filone anche a Roma per capire i rapporti tra gli apparati di sicurezza e la società Equalize, la fabbrica di dossier del manager Enrico Pazzali, legatissimo alla destra meneghina.

«Qualunque sia la ragione, le indagini dell’Aisi sul braccio destro della presidente del Consiglio restano un’anomalia», confermano qualificate fonti militari con un passato ai vertici dell’intelligence.

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