Sono stata a Seul, e più precisamente nel quartiere di Itaewon, a fine agosto, al termine di un viaggio in Corea del Sud durato tre settimane. La morte dei 153 ragazzi durante i festeggiamenti nella notte di Halloween proprio in quel quartiere, trova una spiegazione solo conoscendone la conformazione.

Itaewon è una zona molto diversa rispetto a buona parte della città, una zona di case mediamente basse, di piccole viuzze, di sali e scendi continui tra locali di tendenza, trans e gay bar, ristoranti etnici. Se davvero ieri sera c’erano 100.000 persone concentrate lì e in particolar modo nelle viuzze tra Itaewon-dong e Yongsan-gu, non è difficile capire come sia stato possibile che quegli isolati si siano trasformati in una trappola.

I video girati dai testimoni, molti dei quali all’interno dei locali al primo piano affacciati sul quelle vie, mostrano una calca sovrumana, persone che cercano di arrampicarsi sui palazzi per cercare aria e salvezza, altre che spariscono in mezzo a corpi che cadono, travolti da chi nel panico tenta di scappare.

Martina, una ventisettenne di Gallipoli che ieri era a Itaewon per festeggiare la notte di Halloween, è ancora sotto shock. «Sono qui a Seul da due giorni, sognavo questo viaggio da tempo perché durante il lockdown ho imparato a conoscere la cultura coreana, ho studiato il coreano, mi sono innamorata a distanza di questo paese».

Cosa è successo ieri sera?

Io e il mio ragazzo eravamo eravamo in zona Myeong-dong, dopo cena ci avviamo andiamo a prendere il taxi esattamente dove lo avevamo preso la sera prima per tornare appunto in zona Itaewon.

Quindi ci eravate già stati.

Sì, la notte prima eravamo in quel quartiere ed è stato tutto perfetto anche se già pieno di gente. L’atmosfera sembrava un film, tanto era divertente. Quindi avevamo deciso di tornarci.

Poi?

Poi, a soli due minuti da Itaewon station, il taxi mette le 4 frecce per rispondere a un collega che lo chiamava e mi dice che dovevamo fare attenzione perché quattro ragazze erano appena state dichiarate morte perché “schiacciate”. Poi scende dall’auto e ci accompagna ad un incrocio dato il traffico ormai in tilt e continua a ripetere 조심하세요 («fate attenzione», ndr) mentre ci allontaniamo.

Che ora era?

Le 23 spaccate. Più ci avvicinavamo più vedevamo il traffico in tilt, infatti ho fatto anche una storia su Instagram. Eravamo convinti che queste quattro ragazze di cui il tassista ci aveva parlato fossero rimaste coinvolte in un incidente, dato che nello stradone adiacente a Itaewon le macchine scorrono molto veloci. Facciamo la stessa strada del giorno prima e fino a un certo punto era tutto normale, i ragazzi intorno a noi ridevano, bevevano, facevano foto, eravamo di nuovo immersi nello stesso clima trovato la sera prima.

Quando vi accorgete che sta succedendo qualcosa?

Il mio ragazzo vede le sirene illuminate al centro del traffico e decide di avvicinarsi per capire. Lo seguo e da lì un inferno.

Cioè?

Un film dell’orrore. La strada era un manto di corpi spogliati, mi devi credere, non sto esagerando. Era una carneficina, camminavamo e c’erano corpi lungo l’asfalto almeno per due chilometri e centinaia e centinaia, giuro, di medici che cercavano di salvare ragazze e ragazzi. Medici davanti a barelle che praticavano il massaggio cardiaco.

Cosa avete capito?

Mi sono fermata davanti a un poliziotto e ho iniziato a piangere, gli chiedevo cosa fosse successo ma lui non mi rispondeva. Nel frattempo, spero di essere creduta, sul marciapiede distante due metri da tutto questo i ragazzi continuavano a passeggiare senza fermarsi neanche a guardare. Ero seduta in lacrime da sola perché il mio ragazzo cercava di aiutare come poteva e accanto a me c’era un tedesco vestito da Gesù, tre ragazze coreane gli hanno chiesto una foto e dopo ci stavano anche provando, ridendo e scherzando. Negli occhi di nessuno c’era preoccupazione, nessuno. Era una carneficina.

Forse non tutti hanno visto o capito, non lo so.

Io però ho visto. Ho visto l’amica di una ragazza praticarle il massaggio cardiaco, ma lei ormai non c’era più, ho visto un ragazzo giovanissimo praticare una tracheotomia a un ragazzo che era vivo, ma è stato dichiarato morto dopo un minuto.

Non sapevamo più da che parte andare, ormai tutto era bloccato e continuavano ad arrivare gruppi infiniti di polizia e medici.

Qualcuno però alla fine vi avrà detto qualcosa.

Arrivavano gli avvisi del governo sul telefono, ma erano confusi. Noi vedevamo la gente che provava ancora a entrare a bere nei locali e veniva cacciata via, quindi pensavamo che ci fosse stato un problema di qualche gas velenoso nell’aria, questa notizia girava nelle chat. Uno degli avvisi del governo diceva di non mangiare dolcetti e di non bere nulla. So che ieri io pensavo fosse una cosa che non stavo realmente vivendo.

Quando siete riusciti ad andare via?
Alle 5, sei ore dopo, abbiamo trovato un taxi libero e siamo tornati in hotel, dopo aver visto sgombrare i locali uno a uno.

I tuoi pensieri oggi?

So che nel 2020 dal letto della mia stanza, in quarantena, mi sono innamorata follemente di questo paese. Amo la loro cultura e ho studiato la loro lingua per capire al meglio in vista di un viaggio. La sera prima ho amato il modo in cui si divertivano, è vero, bevono, ma non danno fastidio a nessuno, non sono molesti e sanno gestire tutto se sono in mezzo alla gente. Ma ieri i coreani mi hanno deluso parecchio perché c’erano 100.000 persone e non ho visto piangere nessuno.

Magari non tutti avevano realizzato l’accaduto.

No, guarda, uscivano dai locali, facevano qualche foto e poi si rimettevano il telefono in tasca per tornare a bere. Era pieno di baracchini di ragazze che facevano i trucchi col sangue finto e loro continuavano a truccare con le spalle a tutto. Spaventoso e agghiacciante.

Qualcosa però le persone si saranno dette per strada, avranno cercato una spiegazione.

I corpi erano tutti in fila quindi non si capiva perché fossero tutti lì, come ci fossero finiti. I primi articoli che spiegavano a grandi linee l’accaduto credo siano arrivati dopo un’ora e mezzo e lì finalmente abbiamo capito le dinamiche, fino a quel momento ci chiedevamo appunto come fosse possibile che i morti fossero sparsi in mezzo all’asfalto. Si erano forse sentiti male tutti nello stesso identico momento in cui attraversavano? Ecco cosa non capivamo.

Qualcuno sostiene che ci fosse stato un falso avvistamento di una celebrità.

Ti dico cosa mi ha detto una ragazza oggi a Hongadae: pare che alcuni ragazzi lì avessero saputo della presenza di un idol nei pressi dell’Hamilton e quindi lo volevano seguire, così si è creato quel tappo in una strada veramente stretta, di solito non molto trafficata, versione sinceramente plausibile perché le ragazze morte erano tutte così giovani e si comportano effettivamente così quando c’è un idol nei paraggi.

Chi era l’idol?

Qui dicono che questo nome non deve venire fuori in nessun modo, anche perché le agenzie proteggono gli idol in maniera ossessiva.

Non avrebbe comunque alcuna colpa.

Ovviamente. Non è colpa di nessuno, se non della voglia di uscire a festeggiare per la prima volta senza restrizioni dopo due anni forse.

Vero, però ero stata a Itaewon anche la sera prima e come ti dicevo situazione era comunque fuori controllo, migliaia di persone, penso ci si potesse aspettare il delirio ad Halloween, anzi, lo sapevano tutti.

Come ti senti oggi?

Appena arrivata in hotel alle 5 del mattino non ti nascondo che mi sono chiusa in bagno a piangere, perché l’unica cosa a cui pensavo erano le famiglie delle vittime e alle probabilità che avevo di assistere a una cosa simile così lontana da casa senza minimamente sapere come gestire una sensazione così grande di impotenza assoluta.

Ho scritto a mia sorella che volevo tornare a casa, ma lei mi ha detto che questo è il viaggio che desidero e pianifico da due anni e che dovevo restare. Ho parlato con il mio ragazzo questa mattina e abbiamo deciso di restare avendo anche voli interni prenotati e la voglia di fare esperienze che sinceramente non vedo l’ora di fare.

Ho lasciato l’hotel in cui eravamo perché non volevo più stare lì e oggi siamo in down completamente. Questo pomeriggio il mio ragazzo è scoppiato a piangere all’improvviso dopo aver visto un notiziario.

L’indifferenza mi ha ferita e vedere quel dolore mi ha fatto capire la cosa più banale del mondo, ovvero il valore che ha ogni vita. Ed è assurdo che lo stesso destino che mi ha impedito di essere lì un’ora dopo l’orario che avevamo deciso, sia stato così crudele con quelle persone. Domani andremo a lasciare dei fiori a Itaewon e e a ricordare quelle anime. Poi continueremo il viaggio, così è la vita.

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