Sfrattato, si suicida. Le conseguenze della crisi abitativa

Si è buttato dalla finestra alle 9:15 del mattino di mercoledì 8 ottobre, quando ha sentito l’ufficiale giudiziario, accompagnato da agenti di polizia e dal suo avvocato, bussare alla sua porta per sfrattarlo. Letterio Buonomo, 71enne, per anni oltre 40 custode del Falck Unione, è morto così, sul colpo, dopo sei piani di caduta. «Qualche settimana fa, si era rivolto per la prima volta agli uffici comunali per richiedere informazioni sugli alloggi popolari. Gli uffici competenti gli avevano fornito tutte le indicazioni necessarie per presentare domanda di assegnazione di un alloggio abitativo temporaneo nell'ambito del Servizio Abitativo Transitorio. Se alla pena si somma la precarietà abitativa: per i senza fissa dimora condannati non esiste alternativa al carcere Il soggetto non si è più presentato agli uffici, forse per timore che potesse giungere notizia ai famigliari», ha spiegato il sindaco di Sesto San Giovanni in un comunicato in cui evidenzierebbe come Lillo, come veniva chiamato Buonomo, non avesse i requisiti per l’intervento dei servizi sociali dal punto di vista economico nonostante, si evince dal comunicato del primo cittadino, ci sarebbero state delle evidenti fragilità e quindi il 71enne, solo, non sarebbe dovuto essere abbandonato. Problemi economici, difficoltà a pagare l’affitto, tanto che lo sfratto, dopo diversi avvisi, era diventato esecutivo. I tempi tecnici non hanno permesso una mediazione del caso, nonostante ci sia stata un’attivazione immediata di chi aveva ricevuto Letterio. Anche perché, negli anni, le scelte politiche hanno limitato moltissimo il raggio d’azione e di intervento in questi casi: tra queste, la chiusura della “Casa Albergo”, palazzo comunale per 30 anni dedito all’accoglienza abitative, e la sistematica vendita del patrimonio immobiliare pubblico. Ciò che è certo è che in via Puricelli Guerra regnava il silenzio. Una storia drammatica che si inserisce in uno scenario di largo aumento del numero di sfratti per morosità. Pensioni e stipendi non bastano a condurre una vita dignitosa e a pagare le rate di mutui e affitti: un problema sociale enorme che, quando incontra solitudine, paura e debolezza, si fa anche dramma. Letterio ha lasciato un biglietto, secondo quanto raccontato dagli inquirenti, con cui ha spiegato la scelta estrema che ha fatto. «La morte di una persona a seguito di uno sfratto è il risultato di un sistema che ha smesso di prendersi cura». A dichiararlo è Carmelo Benenti, segretario generale del Sindacato unitario nazionale inquilini ed assegnatari (Sunia) di Milano. Benenti ricorda come «secondo i dati del Ministero dell’Interno, a Milano nel 2024 sono state 14.084 le richieste di sfratto emesse, 1.726 i provvedimenti di sfratto, 1.597 gli sfratti eseguiti. Il costo dell’abitazione è diventato ormai insostenibile e supera circa il 35 per cento del reddito medio». Ilmattonesifafinanzaevainaffitto:selecittànonsonopiùdeicittadini Più duro il commento dell’Unione inquilini Nord Milano: «Il Comune tiene vuoti un centinaio di appartamenti e l’Aler ha più di 60 alloggi sfitti. Le assegnazioni vengono fatte con il contagocce e le famiglie finiscono per strada. Stiamo parlando di immigrati e di sestesi che, finito un contratto, non riescono a trovare soluzioni perché qualcuno ha deciso che a Sesto devono rimanere solo i benestanti». Secondo Michele Foggetta, capogruppo Avs in consiglio comunale a Sesto San Giovanni: «Negli ultimi anni la giunta di centrodestra ha ridotto drasticamente il personale dei servizi sociali, impoverendo la capacità del Comune di intervenire con tempestività in casi come questo. Allo stesso tempo si chiude la “Casa Albergo” e decine di appartamenti comunali restano vuoti e inutilizzati. La tragedia di oggi deve servire da monito: non possiamo più tollerare che persone fragili si trovino sole davanti a sfratti e precarietà, mentre le istituzioni restano inadempienti». Affitto, fisco e patrimonio immobiliare: come affrontare l’emergenza abitativa