L’attesa sta per finire. Da oggi si fa sul serio. I grandi elettori del nuovo capo dello stato saranno in 1.008, perché alla vigilia del primo scrutinio è morto Vincenzo Fasano, deputato di Forza Italia. Si andrà al primo voto «senza intesa», dice il Corriere della sera, addirittura al «muro contro muro», sostiene Repubblica.

Il record di Francesco Cossiga e Carlo Azeglio Ciampi, eletti alla prima votazione, non sarà certamente eguagliato. Ci aspetta una maratona di votazioni? Ci saranno probabilmente molte schede bianche, se non si deciderà all’ultimo di andare su candidati di bandiera, cosa sempre possibile.

Al di là delle goliardate prevedibili sui nomi nelle schede (stile Giancarlo Magalli), se tutti i gruppi resteranno ufficialmente sulla scheda bianca, potrebbe esserci qualche sorpresa in iniziative che invece sono sondaggi politici per questo o quel candidato o candidata. Il risultato finale dello spoglio delle schede arriverà tardino, facendo i calcoli sulle passate esperienze. Non prima delle 22.

Le carte scoperte di Salvini

Alla fine Silvio Berlusconi si è ritirato dalla corsa. La sua possibile candidatura ha tenuto fermo, almeno ufficialmente, tutto il centro destra fino a sabato pomeriggio. E tuttavia il suo passo indietro non gli ha fatto riconquistare quella leadership della coalizione che continua a rivendicare il consigliere di questa avventura: l’alleato di Rinascimento Vittorio Sgarbi.

È prevalso lo schema della lettera scritta da Denis Verdini: il Cavaliere si fa da parte e la guida diventa di Matteo Salvini. Con tutte le conseguenze del caso. Giorgia Meloni ha una posizione più defilata, anche perché il suo peso numerico nei grandi elettori è molto inferiore rispetto ai consensi possibili in eventuali nuove elezioni.

Il capo della Lega sembra avere carte coperte e finora non ha fatto quei nomi di centro destra che aveva promesso di formulare la scorsa settimana. Lo scrive Lauria oggi su Repubblica. Ieri anche Maurizio Lupi aveva fatto capire di avere un «nome nel cuore» da non bruciare.

Belloni, la prima donna al Colle?

Una candidata al Colle, outsider di queste ore, è sicuramente l’ambasciatrice Elisabetta Belloni, ex segretario generale e dirigente del Dis, i servizi segreti. Era corsa voce di una sua possibile inclusione nella terna che doveva proporre sabato scorso il centro destra e che poi è rimasta coperta.

Oggi viene rilanciata da Tommaso Ciriaco di Repubblica ma come possibile presidente del Consiglio, in caso di elezione di Mario Draghi al Colle. Mentre ieri Il Fatto con Luca De Carolis la accreditava come una candidata al Colle molto gradita a Giuseppe Conte e ai Cinque stelle.

Per Open è la prima nel toto nomi. C’è chi dice che la tranquillità dei mercati di stamattina all’apertura (spread in ribasso) è dovuta alla sua candidatura, percepita dagli investitori come vero segno di continuità con Draghi e di ispirazione solidamente atlantica ed europeista.

Stendhal e monte Cavallo

Bella citazione di Fabrizio d’Esposito sul Fatto che ricordando i tre Conclavi della Chiesa cattolica svoltisi nel palazzo del Quirinale (compreso l’ultimo prima di Porta Pia, quello di Pio IX), quota Stendhal: «Era il 31 marzo del 1829 e la piazza del colle Quirinale si chiamava Montecavallo. Quel giorno era piena di popolo, con un cronista d’eccezione: Stendhal. Che poi scrisse: "Abbiamo avuto la costanza di restare tre ore sulla piazza di Montecavallo. In capo a dieci minuti eravamo bagnati come se ci fossimo gettati nel Tevere”». Oggi a Roma c’è il sole, ma difficilmente ci sarà la folla del popolo a seguire l’esito delle votazioni.

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