- Chi si aspettava di vedere i turchi agguerriti, perché intenzionati a lavare l’onta inflitta dal nostro premier al loro presidente-sultano (definito dittatore due mesi fa) aveva fatto male i conti. Fa più effetto un “porca putténa”.
- Il reparto difensivo dei turchi si è dimostrato talmente forte da farsi gol da solo. Merito comunque del gioco avvolgente della nazionale azzurra, che ha confermato vocazione offensiva.
- Intanto godiamoci gli show televisivi dedicati all’Europeo, dove il senso della misura è bandito. E ringraziamo Rai1 per regalarci un’esperienza vintage in stile “Goodbye Lenin”.
L'inno del giorno dopo potrebbe essere cantato da Checco Zalone. Perché quando ancora la partita dell'Olimpico contro la Turchia non era terminata, già l'orecchio della mente udiva intonato il motivo di “Siamo una squadra fortissimi”. E il tono dei telecronisti, così come quello dei commentatori post-partita, andava in quella direzione. Viva la dismisura, almeno finché dura. E facciamola durare. Col suo delirio crescente di aggettivazioni impegnative, iperboli, esaltazioni, frasi come “li abbia



