L’annuncio dell’Al Hilal per la firma di Inzaghi riaccende i riflettori su un fenomeno mondiale: la mafia come marchio commerciale. Dalla ristorazione alla moda, un'estetica che vale milioni e banalizza la criminalità alimentando uno stereotipo sul nostro paese
«Un nuovo padrino prende il comando». Fa discutere lo stile dell’annuncio ufficiale dell’accordo tra l’ex allenatore dell’Inter, Simone Inzaghi, e l’Al Hilal, squadra di proprietà di un fondo sovrano saudita: la faccia seria di Inzaghi campeggia al centro della foto, con una scritta in sovrimpressione che recita «The new era» con il font e lo stile del Padrino, mentre in sottofondo suonano le note della colonna sonora scritta da Nino Rota per il film di Coppola. Ancora una volta, all’estero, si ribadisce l’assurdo stereotipo dell’Italia mafiosa.
Il caso dell’Al Hilal è solo l’ultimo esempio di un fenomeno più ampio noto come mafia sounding, ovvero l’utilizzo di riferimenti all’estetica mafiosa come rimando diretto al nostro paese oltre che leva commerciale. Un fenomeno che sfrutta i simboli e le parole associate alla criminalità organizzata, flirtando con quell’immaginario sempre più diffuso e distorto di un’Italia come terra di padrini e clan.
Dagli Stati Uniti alla Cina, e ora persino in Arabia Saudita, l’immaginario mafioso si è trasformato in una sorta di brand: font tipografici che richiamano Il Padrino, musiche che evocano atmosfere cupe e solenni, appellativi come “Don” usati per conferire mistero e fascino.
La riduzione di questa tragedia a un’icona pop o a un elemento di marketing non è solo una banalizzazione, ma un pericoloso processo di normalizzazione. Il mafia sounding racconta un’Italia immaginaria, fatta di charme e potere oscuro, ignorando le lotte, i sacrifici e il coraggio di chi ogni giorno combatte la mafia.
Pizza, mafia e mandolino
Il mafia sounding ha trovato terreno fertile soprattutto nel settore della ristorazione. Secondo un’analisi di Coldiretti, sono quasi 300 i ristoranti nel mondo che hanno nel nome o nei propri loghi riferimenti alla mafia.
Il caso più eclatante è quello della catena di ristoranti “La mafia se sienta a la mensa” che conta oltre 60 locali in tutta la Spagna. «Sappiamo che i momenti migliori – si legge sul loro sito – accadono quando la tavola si riempie... di buona compagnia». Parole quantomeno ambigue in un locale il cui nome tradotto è letteralmente “La mafia si siede a tavola”.
Un richiamo all’Italia talmente stereotipato ed esplicito (cibo, ozio e mafia le parole d’ordine) da convincere il tribunale dell’Unione europea a intervenire annullando il riconoscimento del marchio a livello comunitario nel 2018. Secondo i giudici, «trasmette un’immagine complessivamente positiva» della mafia e «banalizza i gravi attacchi sferrati ai valori fondamentali dell’Unione». Una decisione che, però, non ha fermato le attività della catena.
Ma la lista delle attività che sfruttano il mafia sounding è estremamente lunga e non si ferma alla Spagna: in Belgio troviamo il ristorante italiano “I Mafiosi”, a Siviglia la “Trattoria Cosa Nostra” ha solo recensioni a cinque stelle, a Toledo la trattoria “La Mafia” accoglie i suoi clienti in un ambiente cupo ispirato ad atmosfere crime, a Kharkiv fino allo scoppio della guerra il “Karaoke club Mafia” era tra i più frequentati della città.
Un fenomeno che non si esaurisce nel settore della ristorazione. Sugli scaffali di negozi e supermercati di tutto il mondo non è raro imbattersi nel marchio “mafia”, soprattutto quando a essere commercializzati sono prodotti legati al nostro paese nell’immaginario collettivo.
Così in Bulgaria si vende il “Caffè Mafiozzo”, con un logo che richiama i gangster cinematografici; in Scozia si vende un whisky chiamato “Cosa Nostra” in bottiglia a forma di mitra; mentre dagli Usa arriva il vino “Il Padrino”.
Ma la lista è lunga e spazia dal cibo all’abbigliamento trasformando un dramma nazionale in un brand da scaffale.
Giro d’affari
È difficile calcolare il giro d’affari specifico del brand mafia nel mondo. Tra prodotti a basso costo venduti come souvenir in tutto il mondo e grandi catene con bilanci più o meno trasparenti il mercato appare troppo vasto e frastagliato per averne un quadro completo. Ma i numeri disponibili mostrano guadagni milionari per chi lo sfrutta: “La mafia se sienta a la mensa”, ad esempio, nel 2024 ha avuto un fatturato di 115 milioni di euro, con un incremento del 21,6 per cento rispetto all’anno precedente.
Più in generale, secondo Coldiretti, il fenomeno dell’Italian Sounding — l’uso di nomi, immagini e marchi che evocano l’Italia per promuovere prodotti non italiani — genera un fatturato annuo superiore a 120 miliardi di euro.
Così il nostro paese da un lato perde risorse, con un finto made in Italy spacciato per tale, dall’altro perde credibilità. Perché, finché questo fenomeno continuerà indisturbato, per tutti l’Italia continuerà a essere solo pizza, mafia e mandolino. Con buona pace delle 1.101 vittime innocenti delle mafie in Italia.
Forse bisognerebbe iniziare a esportare le loro di storie, quelle di un’Italia che con rabbia e amore resiste alla criminalità organizzata da oltre un secolo.
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