La preoccupazione per il calo delle nascite ha messo apparentemente d’accordo tutti gli esponenti politici ospiti della seconda giornata degli Stati generali della natalità. Tra costoro, sono saliti sul palco la viceministra pentastellata Laura Castelli, il segretario di Azione Carlo Calenda, Ettore Rosato di Italia Viva, la presidente forzista della Commissione per l’infanzia e l’adolescenza Licia Ronzulli, la presidente di Fratelli d’Italia Giorgia Meloni e il segretario del Partito democratico Enrico Letta.

Tra le coordinate della natalità e quelle della genitorialità si sono mossi i discorsi dei principali rappresentanti di partito. Duro l’affondo di Giorgia Meloni, che ha sottolineato il limite dell’essere genitori in Italia assieme al silenzio della politica nazionale ed europea: «Il Piano nazionale di ripresa e resilienza non può non avere la natalità quale priorità strategica, come sottolinea Fratelli d’Italia» ha detto Meloni, auspicando che il presidente del Consiglio Mario Draghi «possa tornare in Europa e ridiscutere il Pnrr».

Meloni: maternità come nemico

Ma Giorgia Meloni punta il dito all’Occidente e il suo affondo ha carattere culturale, quando parla della maternità come di un potenziale «nemico» ideologico: «Nel tempo della globalizzazione, i presidi d’identità vengono attaccati. E l’architrave è la madre» spiega, facendo presa sulla presunta ideologia gender come fattore scatenante.

Anche Carlo Calenda le fa eco quando interviene dicendo che «fare un figlio» significa anche «ripristinare un ordine morale, nuovi canoni», perché «questa genitorialità serve alla società occidentale».

È la prima volta che se ne parla: negli Stati generali della natalità, non v’è alcun accenno alle famiglie arcobaleno che decidono di avere figli ed è Meloni a ricordarlo, visto che un mese fa ha firmato una proposta di legge che mira a rendere universale il divieto di surrogazione di maternità, reato che diventerebbe quindi procedibile anche se commesso «all’estero da cittadino italiano».

Ma ad ampliare il concetto stesso di famiglia è il democratico Enrico Letta. Nel suo intervento, il segretario del Pd parte dalle politiche di sostegno alla genitorialità varate in Francia sul terzo figlio per proporre, fra gli obiettivi della nataltià, quello di «integrare i figli nati fuori».

Un Pnrr non chiaro

Un altro tema riguarda il Pnrr, il piano strategico che, secondo l’opposizione, non favorirebbe le misure a sostegno dei nuovi nati. Meloni interviene chiedendo di portare un’agenda in Europa: «Nel Pnrr la priorità strategica della maternità non c’è e questo è un problema. Un problema che riguarda anche l’Europa, che ha un piano per qualsiasi cosa ma non per la famiglia, per il sostegno alla maternità e per incentivare la natalità. Sono ancora convinta che il Pnrr dovrebbe rivedere i propri obiettivi» ha detto.

Non sono d’accordo Calenda e Letta, certi che nel Pnrr siano state varate misure a sostegno della natalità, come gli incentivi per gli asili nido. Conciso Gigi De Palo, promotore degli Stati generali: «È inutile fare il barbecue, se non c’è il fuoco», e suggerisce di dedicare risorse per dotare l'Italia di un commissario per la natalità, seguendo l’esempio europeo. Tra le misure efficaci e facilmente realizzabili, la viceministra Castelli, da poco mamma, rilancia la riforma dell’Iva per un’aliquota più agevolata sui beni per l’infanzia.

© Riproduzione riservata