Il portavoce della Regione Lazio rilancia sulle sue dichiarazioni a proposito delle responsabilità nella strage di Bologna, paragonandosi a Giordano Bruno e dicendosi «orgoglioso» ad «andare sul rogo per aver violato il dogma». Le opposizioni chiedono le dimissioni: da fonti della Regione filtra che De Angelis abbia già rassegnato le proprie dimissioni
«Ho detto quello che penso senza timore delle conseguenze. Se dovrò pagare per questo e andare sul rogo come Giordano Bruno per aver violato il dogma, ne sono orgoglioso». Renato De Angelis, portavoce della Regione Lazio, non mette in conto di tornare sui suoi passi rispetto al discusso post che ha pubblicato sul suo profilo Facebook in prossimità dell’anniversario della strage fascista di Bologna. In tarda mattinata indiscrezioni filtrate dalla Regione Lazio alludevano però a dimissioni già affidate al presidente Francesco Rocca.
«Fioravanti, Mambro e Ciavardini non c’entrano. Magistrati e istituzioni lo sanno. E mentono» aveva scritto sabato, alimentando ulteriormente la polemica intorno all’anniversario della strage di Bologna, di cui nessun fratello d’Italia ha voluto riconoscere la matrice fascista.
Dopo il polverone che si è alzato, però, De Angelis mostra di avere intenzione di tenere il punto. «Come ogni libero cittadino di questa Nazione, ho esercitato il diritto di esprimere la mia opinione su un evento solstiziale della nostra storia, fondata su decenni di inchiesta svolta come giornalista e parlamentare - prosegue De Angelis nel suo nuovo post – E certo, non lo nego, animato dalla passione di chi ha avuto un fratello morto, vittima di uno degli accertati depistaggi orditi per impedire l'accertamento della verità, con l'utilizzo della falsa testimonianza del massacratore del Circeo Angelo Izzo - ricorda De Angelis – E quindi con il diritto personale e familiare di chiedere di approfondire ogni analisi finché non sia dissipato qualunque dubbio». E, intorno all’ora di pranzo, voci trapelate dalla regione Lazio riferiscono che avrebbe già rassegnato le dimissioni nelle mani del presidente Francesco Rocca.
Le reazioni
Gli attacchi al portavoce non sono mancati. A partire da quello del presidente dell’Emilia-Romagna Stefano Bonaccini. «Ignobile e bugiardo. Venga a dirle a Bologna queste cose. Guardando negli occhi i famigliari delle vittime della strage fascista del due agosto». Si e Polo progressista hanno già chiesto le dimissioni di De Angelis, cognato di Luigi Ciavardini, condannato con Mambro, Fioravanti e Cavallini come esecutori della strage. Italia viva ha chiesto che il presidente Francesco Rocca prenda le distanze dalle dichiarazioni del suo portavoce.
È intervenuta anche la segretaria del Pd Elly Schlein. «Lo abbiamo detto in piazza di fronte alla stazione solo qualche giorno fa, il 2 agosto, in occasione dell’anniversario della strage di Bologna: non accettiamo ulteriori depistaggi e tentativi di riscrivere la storia, negando le evidenze processuali per cui l’associazione dei familiari delle vittime si è tanto battuta e la Procura di Bologna e le forze dell’ordine hanno lavorato in questi anni. Tantomeno se questi tentativi ignobili arrivano dal portavoce del Presidente della Regione Lazio: servono dimissioni immediate. Se non riescono a farlo i vertici della Regione Lazio sia la presidente del Consiglio Giorgia Meloni a prendere provvedimenti immediati. È grave che Meloni il giorno della commemorazione non sia riuscita a dire che quella di Bologna sia stata una strage neofascista, sarebbe gravissimo se continuasse a permettere ai suoi sodali di stravolgere la verità processuale. Ponga fine, una volta per tutte, a questa scellerata aggressione alla storia del Novecento».
«Giorgia Meloni dice di voler costruire un partito conservatore moderno e democratico. Alcuni passi, soprattutto in politica estera, vanno in questa direzione. Ma se la sua classe dirigente rimane quella dei De Angelis e company questa transizione è destinata a fallire» scrive su Twitter il leader di Azione Carlo Calenda, mentre Pier Luigi Bersani mette in guardia per il futuro. «Lo squillo di tromba di Marcello De Angelis non rimarrà isolato. La studiata ambiguità della dichiarazione per il 2 agosto del presidente del Consiglio conteneva un messaggio che solo le anime belle non hanno voluto vedere: lasciare aperto il vaso di Pandora delle falsità nere mentre finalmente la verità giudiziaria si afferma».
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