«Non siamo “furbetti”, siamo considerati anche noi personale sanitario e tra qualche giorno dovremo entrare in reparto senza essere stati vaccinati». Francesco Piseddu, è uno studente al sesto anno di medicina dell’Università di Cagliari e ha bisogno di frequentare gli ospedali per terminare il suo corso di laurea.

Mentre si discute di priorità e di categorie a rischio, alcune università pubbliche sono in ritardo sulle vaccinazioni degli studenti di medicina, e questo rischia di complicare la campagna di immunizzazione, ma anche la lotta al Covid-19 negli ospedali.

Tirocini in ospedale

«Molti studenti si stanno rifiutando di entrare negli ospedali, perché senza vaccino temono di prendere il Covid o di diffonderlo tra i malati», dice Piseddu. Molti altri non hanno nemmeno questa scelta, perché i professori che dovrebbero chiamarli in reparto per i tirocini chiedono loro di non sovraffollare le corsie.

«Mentre le università private come il Campus Biomedico o la Cattolica hanno vaccinato entro febbraio tutti gli studenti anche con la seconda dose, noi abbiamo firmato l’autorizzazione a gennaio, ma le somministrazioni sono cominciate solo lunedì», racconta Francesco Luca Berardini, studente al sesto anno di medicina all’Università La Sapienza di Roma.

La rettrice Antonella Polimeni, ricorda che «che a marzo l’Italia ha sospeso la somministrazione del vaccino di AstraZeneca per cui le vaccinazioni agli studenti sono potute cominciare solo ora». Superato questo ritardo, il problema è diventato le dimensioni dell’università. Strutture più piccole hanno già terminato le vaccinazioni, mentre la Sapienza è in rtiardo. Ma secondo la rettrice Polimeni, la formazione degli studenti non è a rischio. «Tutti hanno potuto e potranno accedere a una forma di tirocinio abilitante che permette di completare il corso di studi».

I timori

Ma, secondo Berardini, un tirocinio purchessia non costituisce una formazione sufficiente per uno studente che, tra meno di un anno, potrebbe ritrovarsi ad essere chiamato a lavorare nei reparti di ospedale.

Anche all’Università di Cagliari le vaccinazioni sono iniziate, ma come denuncia Francesco Piseddu, che frequenta il sesto anno di medicina: «Le vaccinazioni procedono ancora troppo lentamente. Sappiamo che sono quasi 350 al mese, alcuni studenti rischiano di arrivare alla sessione di giugno senza aver avuto esperienze».

Alessia Polisini, studentessa della Politecnica delle Marche, ci ha spiegato invece che nella sua università le vaccinazioni sono cominciate solo il 24 Marzo, e che mentre alcuni reparti hanno cominciato a vaccinare, altri non hanno ancora ricevuto le liste con cui procedere alle somministrazioni.

Le difficoltà si sono presentate anche nell'università pubblica D'Annunzio di Chieti-Pescara. Come ci racconta Nicola d'Ambrosio, un rappresentante degli studenti: «Mentre in università piccole, come quella di Teramo e dell'Aquila hanno già finito di vaccinare, a Chieti procediamo a rilento. Molti studenti mi scrivono che ancora non sono stati chiamati, e alcuni vengono convocati la mattina per il pomeriggio, ma risiedendo fuori regione non riescono a presentarsi. Ci sono problemi con l'organizzazione. Nelle prime fasi le vaccinazioni sono cominciate senza che venisse assicurato un controllo su chi vi accedeva, tanto che alcuni studenti del secondo anno sono stati vaccinati, mentre molti del quinto e sesto, a cui serve per poter svolgere i tirocini, non lo hanno ancora ricevuto».

Vaccini e pasticci

Dalla segreteria del rettorato, Ada Burracchio dice che l'università «è consapevole del problema, le liste erano state controllate ma poi i responsabili delle vaccinazioni hanno fatto entrare chiunque presentasse un modulo compilato, senza controllare chi fosse idoneo». Anche lei ricorda che «gli studenti possono accedere ai tirocini, non c'è scritto da nessuna parte che chi non è vaccinato non può entrare in reparto».

E in effetti non è vietato entrare in ospedale anche se non si è stati vaccinati, ma come spiega Berardini, studente alla Sapienza, «gli spazi sono stati ridotti da quando è iniziata la pandemia. Da quando è scoppiata la terza ondata, molti professori scrivono agli studenti di non venire perchè le condizioni non lo permettono».

Le università garantiscono che gli studenti potranno accedere alle sessioni di laurea di giugno e luglio, ma si rischia di creare una classe di medici che si ritroverà a lavorare in un ospedale in una fase molto delicata della lotta al Covid-19 senza aver mai svolto un tirocinio e senza aver frequentato i reparti. 

 

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