Sulla scia di Francesco: Leone punta sulla Cina, nonostante Trump

Il papa sta provando a costruire un’originale via della seta che potrebbe portarlo a essere il primo pontefice a visitare la Cina. Queste le intenzioni della Santa Sede, peraltro già dichiarate esplicitamente a suo tempo da papa Francesco e ora fatte proprie da Leone XIV. Da parte sua, ha impresso un’accelerazione ai rapporti con Pechino nei primi mesi di pontificato. Le intenzioni di Prevost Sullo sfondo c’è l’”Accordo provvisorio” firmato dal Vaticano e dalle autorità cinesi nel 2018 – rinnovato per altri quattro anni nel 2024 – che consente alla Chiesa di Roma di approvare le nomine episcopali concordate con Pechino; si tratta di un passo avanti di non poco conto se si tiene presente che questo meccanismo ha posto fine al dualismo esistente in Cina fino a pochi anni fa fra chiesa ufficiale o patriottica fedele al regime, e chiesa clandestina o sotterranea fedele al papa e per questo perseguitata. Sono già tre le nomine episcopali alle quali Leone XIV ha proceduto in accordo con Pechino, la prima a giugno e le altre due nei giorni scorsi. In tal senso, il papa mostra di avere le idee chiare circa il cammino che la Chiesa deve compiere in estremo oriente; e certo non piacerà troppo alla Casa Bianca a guida trumpiana questo rapporto speciale instauratosi fra il primo papa statunitense e la Cina di Xi Jinping (ma neanche la precedente amministrazione aveva apprezzato troppo le aperture alla Cina da parte della Santa Sede). Leone-Herzog, il grande freddo: «Date un futuro ai palestinesi» Non può essere dimenticato, in questo contesto, quanto riferì il cardinale Stephen Chow, gesuita, di Hong Kong, una volta tornato in patria dopo l’elezione di papa Prevost. Parlando con i media, il cardinale spiegò di essere rimasto particolarmente colpito dall’apertura di papa Leone alla diversità culturale e dalla sua conoscenza della Cina, avendo già visitato il paese in precedenza. «Non è estraneo alla cultura cinese», disse Chow. In effetti bisogna considerare che gli agostiniani, ordine di cui il futuro papa era stato a lungo Superiore generale, vantano un’antica e significativa presenza in Cina. Lo stesso cardinale poi, celebrando una messa il 22 maggio a Hong Kong, ebbe modo di affermare nel corso dell’omelia: Prevost «mi ha detto che vorrebbe fare una visita pastorale in Cina. Vi chiedo di pregare per lui, affinché possa realizzare il sogno incompiuto di papa Francesco. Sarebbe molto significativo se potesse fare una visita pastorale in Cina come papa, quindi vi prego di pregare per questo sogno». Il ritorno del figliol prodigo. Leone XIV rompe il tabù e riceve Salvini Nomine e riorganizzazioni Nel frattempo, mercoledì 10 settembre, il Vaticano informava che quello stesso giorno si è svolta l’ordinazione episcopale di padre Giuseppe Wang Zhengui, che il papa lo scorso 8 luglio «ha nominato vescovo di Zhangjiakou (Provincia dello Hebei, Cina), avendone approvata la candidatura nel quadro dell’Accordo Provvisorio tra la Santa Sede e la Cina». Di più: «Nel desiderio di promuovere la cura pastorale del gregge del Signore e per attendere più efficacemente al suo bene spirituale, in data 8 luglio 2025, il Sommo Pontefice Leone XIV – informava ancora la nota vaticana – ha deciso di sopprimere, nella Cina Continentale, le Diocesi di Xuanhua e di Xiwanzi, che furono erette l’11 aprile 1946 da Papa Pio XII, e in pari tempo di erigere la nuova Diocesi di Zhangjiakou, suffraganea di Pechino, con sede episcopale nella chiesa cattedrale di Zhangjiakou’»; diocesi nuova quindi e nuovo vescovo. Venerdì scorso la sala stampa della Santa Sede ha fatto sapere che la diocesi di Zhangjiakou è stata dotata anche di un vescovo ausiliare. Il fronte dei vescovi: «Il governo invita al suicidio i piccoli centri» Oltre alle nomine episcopali condivise con le autorità cinesi, non va sottovalutata la riorganizzazione amministrativa delle diocesi, che corrisponde a una precisa richiesta di Pechino. Spiega infatti in proposito l’agenzia vaticana Fides: «La riconfigurazione dei territori realizzata su disposizione del papa viene di fatto incontro anche alle istanze degli apparati politici, che spingono per far coincidere i confini delle circoscrizioni ecclesiastiche con quelle delle giurisdizioni amministrative civili, modificate negli ultimi decenni su input governativo». «In questo processo di accomodamento, tra Santa Sede e autorità politiche cinesi – prosegue l’agenzia del Dicastero per l’evangelizzazione – i passaggi si sono svolti in maniera concorde, senza che si siano registrate iniziative unilaterali. Tenendo conto del fatto che una diocesi può essere istituita, soppressa, modificata nei confini o accorpata ad altre diocesi con il consenso e per disposizione del papa».