- Secondo l’Oms, l’imposizione di tasse che incrementino il prezzo di vendita di cibi dannosi per la salute può essere uno strumento per orientare le abitudini dei cittadini verso cibi sani
- L’Oms espone gli impatti positivi dell’uso della leva fiscale in diversi stati. Ma l’efficacia di tale leva non è del tutto certa. E in Italia la pressione fiscale è già insostenibile
- Potrebbero essere più utili campagne di informazione sanitaria e alimentare, per favorire scelte di consumo più consapevoli. Con effetti “virtuosi” anche in termini di riformulazione dei prodotti da parte dell’industria alimentare
L’esigenza di promuovere stili alimentari corretti ha indotto negli ultimi anni molti stati a utilizzare strumenti di carattere fiscale per disincentivare il consumo dei cosiddetti cibi spazzatura (junk food) e favorire l’uso di quelli più salutari. Infatti, l’imposizione di tasse che incrementano il prezzo di vendita di cibi dannosi per la salute (come i cibi grassi e le bibite zuccherate) e la detassazione di cibi sani (ad esempio, molti di quelli rientranti nella dieta mediterranea) può esse



