«Sul mio petto è arrivata mezza casa, mentre ero a letto a dormire. Ho pregato Dio, perché siamo deboli di fronte alle calamità, mi ripetevo “Gesù aiutami”. Ho cercato di uscire ma non ce la facevo, non reggevo più la lamiera che mi opprimeva, non respiravo bene, sentivo che stavo per cedere. Per fortuna non mi è mai mancato l’ossigeno».

Mostra la ferita a una mano e parla con un filo di voce, Giovanni Aruta, 78 anni, sopravvissuto al crollo del solaio della sua casa (ora dichiarata inagibile) di via Carafa a Bagnoli, quartiere occidentale di Napoli, in seguito alla scossa di 4.4 di mercoledì notte.

All’1 e 25 la terra nei Campi Flegrei, flagellati da scosse sempre più frequenti e intense ormai da mesi tra Napoli e Pozzuoli, è tornata e tremare. Alla prima scossa ne è seguita un’altra, a distanza di un quarto d’ora, di magnitudo 1.6, sempre con lo stesso epicentro, nel mare tra Bagnoli e Pozzuoli. E poi ancora una di magnitudo 1.1 all’1.47: venti scosse, una dopo l’altra che hanno aperto un nuovo sciame sismico. Avvertito a Napoli, Bacoli e Pozzuoli.

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Sciame sismico

Per la prima volta l’epicentro del sisma, tra i più forti degli ultimi 40 anni in quest’area (un’altra, di equivalente intensità, era stata avvertita lo scorso 20 maggio con epicentro alla Solfatara di Pozzuoli), ha messo in ginocchio il quartiere operaio napoletano, un tempo gioiello dell’ex Italsider.

Già pochi minuti dopo la scossa ambulanze, automezzi dei vigili del fuoco, auto lampeggianti della polizia attraversavano le strade. I vigili del fuoco hanno liberato le persone rimaste intrappolate in casa, soccorso chi era uscito dalle finestre per la paura, estratto vivo il 78enne Aruta.

Francesca Moleti è rimasta illesa per miracolo, nonostante le sia crollata la controsoffittatura sul letto. «Non riesco ancora a crederci – racconta – non ho nemmeno realizzato quello che mi stava succedendo, vedevo solo polvere e pietre intorno a me». L’intero edificio in serata è stato sgomberato.

«Non riuscivamo ad aprire la porta della camera di mia figlia – racconta Enrico Moleti – eravamo avvolti nella polvere, è stato terribile. Poi, con uno spintone, sono riuscito ad aprire e siamo scappati via. Ma i soccorsi sono stati carenti, ho chiamato tante volte il centralino dei vigili ma sono arrivati molte ore dopo. Non sappiamo cosa fare, come comportarci, siamo spaesati».

Le segnalazioni di case lesionate sono state decine, i centralini dei vigili sono andati in tilt. Durante tutta la giornata di ieri, sono state richiamate squadre da tutta la Campania per le verifiche a più di 50 edifici, ne restano altri 70 da verificare. Tredici i feriti giunti al Pronto soccorso per escoriazioni e attacchi di panico, per traumi in seguito alla caduta per la fuga, un bambino di 5 anni è rimasto ferito dalle schegge di vetro. Nessun codice rosso.

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Notizie poco rassicuranti

Durante la notte, la gente è scesa in strada. Si tratta di una zona ampia, vicina all’area ex Nato, un complesso che la regione Campania tiene chiuso (alcuni residenti hanno sfondato i cancelli in cerca di rifugio). Soltanto giovedì sera, il sindaco di Napoli Gaetano Manfredi, ha annunciato che l’area Nato sarà un presidio fisso e i cancelli resteranno aperti, in accordo con la regione.

La notizia è stata data dai cittadini stessi, in un’assemblea popolare. «Restiamo uniti e facciamoci forza insieme – ha urlato al megafono un attivista di Iskra – qui ci saranno 120 posti per l’accoglienza permanente, è un primo passo, siamo pronti a chiedere al comune più assistenza ancora. Capiamo di cosa abbiamo bisogno e pretendiamolo dalle istituzioni». Il presidente della Repubblica Sergio Mattarella ha chiamato il sindaco per esprimere la sua vicinanza alla città e «ai napoletani».

Il presidente della regione Vincenzo De Luca e i sindaci, nel comitato coordinamento soccorsi convocato giovedì mattina dal prefetto Michele Di Bari, hanno chiesto al governo l'attivazione dello stato di mobilitazione, il ministro Nello Musumeci ha annunciato che lo firmerà.

Le scuole della decima municipalità di Napoli (Bagnoli-Fuorigrotta) e di Pozzuoli rimangono chiuse, transennata la chiesa di sant’Anna. Interdetto l’accesso all’istituto Viviani in via Manzoni per danni ai tramezzi, inibito l’accesso al secondo piano dell’istituto Villanova.

Ma le notizie che giungono dagli esperti non sono rassicuranti. «La velocità di sollevamento del suolo è triplicata, passando da 1 a 3 centimetri al mese – avverte Francesca Bianco, direttrice del dipartimento Vulcani dell’Istituto nazionale di geofisica e Vulcanologia – non abbiamo evidenze di magma a bassa profondità». «Non possiamo escludere altri eventi simili – taglia corto Mauro Di Vito, direttore dell’Osservatorio vesuviano – ma eventi di magnitudo significativa come questi sono rari». «È stato tremendo – racconta Raffaele, cappellino in testa, barba lunga, occhi stanchi – non riesco più a dormire, resterò ogni notte in macchina con mia moglie e mia suocera di 85 anni. A casa mia non torno, sono terrorizzato».

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