Tiziano Renzi, padre dell’ex primo ministro Matteo, l’ex parlamentare Italo Bocchino, e gli imprenditori Carlo Russo e Alfredo Romeo sono stati rinviati a giudizio per traffico d’influenze nell’ambito di un filone d’inchiesta sull’indagine Consip. 

Consip è la principale stazione appaltante della pubblica amministrazione, lo scandalo che ha riguardato la società è relativo alla rete di imprenditori che avrebbero attraverso relazioni e dazioni di denaro cercato di indirizzare e condizionare miliardarie gare d’appalto per i servizi di pulizia.

L’inchiesta è stata avviata dalla procura di Napoli e poi trasferita a Roma per competenza. La notizia dell’indagine aveva provocato un terremoto politico perché riguardava il padre dell’allora primo ministro Matteo Renzi.

Chi scrive aveva rivelato, nel marzo 2017, i contenuti del verbale dell’amministratore delegato di Consip, il renziano Luigi Marroni. Le frasi di Marroni consegnate ai pubblici ministeri napoletani, Henry John Woodcock e Celeste Carrano, aprono uno scenario inedito.

Siamo nel dicembre 2016, i pm stanno interrogando Marroni sul grande appalto da 2,7 miliardi di euro chiamato Facility Management 4, sul presunto sistema corruttivo messo in piedi dall’imprenditore napoletano Alfredo Romeo (ora a processo per corruzione) per aggiudicarsi i lotti e sulle eventuali sollecitazioni ricevute da politici e faccendieri.

Marroni parla di «richieste di intervento» sulle commissioni di gara per favorire una specifica società; di «incontri» riservati con il papà di Renzi a Firenze; e di «aspettative ben precise» da parte di «Denis Verdini e Tiziano Renzi» in merito all’assegnazione di gare d’appalto indette dalla Consip del valore di centinaia di milioni di euro.

Marroni a un certo punto fa un grande sospiro e comincia a raccontare. Parla di un vero e proprio «ricatto» subito da un sodale di Tiziano Renzi, l’imprenditore Carlo Russo. Marroni racconta delle pressioni di Russo che gli avrebbe detto come Tiziano e Denis fossero ancora «arbitri del mio destino professionale», potendo la coppia «revocare» il suo incarico di amministratore delegato della stazione appaltante: una spa controllata al 100 per cento dal ministero dell’Economia.

Da quelle parole si origina un filone d’indagine che oggi diventa un processo che inizierà il prossimo 16 novembre. Renzi, Bocchino e Romeo vanno a processo per traffico d’influenze, Russo anche per tentata estorsione. 

In rito abbreviato invece, la giudice ha condannato a un anno l’ex senatore Denis Verdini, l’imprenditore Ezio Bigotti e l’ex parlamentare Ignazio Abrignani per il reato di turbativa d’asta. Verdini, Abrignani e Bigotti, sono stati assolti dall’accusa di concussione. Renzi ‘senior’ è stato prosciolto invece dall’accusa di turbativa d’asta e da un altro episodio di traffico di influenze.

«Dopo Genova e Cuneo, ora confidiamo nel dibattimento per l’en plein a Roma», dice l’avvocato Federico Bagattini difensore di Tiziano Renzi. La difesa è soddisfatta perché Renzi senior è stato prosciolto dall’accusa di turbativa d’asta e da un altro episodio di traffico di influenze. In piedi resta un unico capo d’imputazione, il reato si prescriverà nei prossimi mesi. 

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