La Storia è passata poco prima delle 16. E noi c’eravamo. Si è manifestata sulla pista d’atletica dei Giochi olimpici di Tokyo e ha lasciato in eredità due trionfi cui non eravamo preparati e che adesso richiederanno tempo per essere metabolizzati. Ma intanto un paese intero è impazzito davanti alla tv e poi sul web per celebrare una doppietta che mai si sarebbe osato sperare. Tanto che poi l’hashtag dominante sui social è stato #noncicredo. Invece le imprese di Gianmarco Tamberi e di Lamont Marcell Jacobs sono vere. E rimangono come una memoria collettiva che si narrerà.

Nuovi miti

Due medaglie d’oro dell’atletica leggera italiana nel giro di una manciata di minuti celebrate in una data da festa nazionale. E a regalarle, due atleti che entrano nel mito. Due amici che arrivano al trionfo in modo diverso, ma entrambi segnati dalla sofferenza e dalla capacità di farci i conti. La gloria tocca prima Tamberi, che coglie l’oro ex aequo nel salto in alto. Poi è il turno di Jacobs che tinge d’azzurro il momento universalmente giudicato il più atteso di un’intera Olimpiade: i 100 metri maschili. Prima di lui nessun italiano aveva raggiunto la finale olimpica di questa gara. Lui l’ha dominata. L’abbraccio fra i due in pista entra a forza nell’iconografia del paese e regala un altro po’ di magia all’estate sportiva italiana. Da qui in poi il 1° agosto 2021 è una data che rimarrà scolpita come un elemento di identità collettiva.

Chi sono

Gianmarco Tamberi, classe 1992 da Civitanova Marche, si è ripreso con gli interessi ciò che la sorte gli aveva scippato alla vigilia delle Olimpiadi di Rio de Janeiro 2016. Allora era quotato come atleta da medaglia ma nel corso della tappa di Diamond League svolta nel Principato di Monaco un infortunio alla caviglia lo aveva messo fuori causa e nel modo più crudele: quando aveva provato a portare il primato italiano da 2.39 a 2.41. Gli è toccato aspettare un quadriennio intero, poi un anno supplementare, per prendersi la rivincita. Ma senza perdere un attimo quel gusto per le mattane che lo portava ancora nelle scorse settimane a gareggiare con mezza faccia guarnita di barba e mezza faccia rasata. Una trovata non replicata ieri.

Bastava quel gesso con la scritta “Road to Tokyo 2020”, poi corretto in 2021. Non lo aveva mai buttato via dai giorni dell’infortunio e adesso potrà metterlo in bacheca assieme alla medaglia conquistata. Il ricordo del momento più buio della carriera, esorcizzato nel modo migliore. La gara tiratissima che lo ha visto trionfare si è chiusa con l’oro condiviso col qatariota Mutaz Essa Barshim. Avrebbero potuto giocarselo agli spareggi, hanno preferito condividerlo. Giusto così, una soluzione diversa sarebbe stata iniqua. Magari un esito del genere dovrebbe essere proposto più spesso nello sport, quando due contendenti sono talmente forti da rendere ingiusto penalizzarne uno.

Il volo verso l’oro compiuto da Lamont Marcell Jacobs è giunto come un sovraccarico di adrenalina in un contesto emotivo già altissimo per il successo di Tamberi. Classe 1994, nativo di El Paso da padre statunitense e madre italiana, una parte di carriera divisa tra la velocità e il salto, fino a che ha deciso di concentrarsi sulla prima. Scelta benedetta. Esploso nei mesi più recenti è diventato il velocista di punta tricolore, soppiantando Filippo Tortu. La sua progressione degli ultimi giorni è stata da delirio e nella giornata di ieri ha polverizzato due volte il record europeo: 9” e 84 in semifinale, 9” e 80 in finale. Nei giorni scorsi aveva già stracciato il record italiano e adesso quella sembra un’impresa minore. Per molto meno sarebbe entrato nel cuore degli italiani.

Ha voluto esagerare e a questo punto c’è da vedere se abbia ancora dei margini di miglioramento.

Già nel turno di semifinale, dove era arrivato terzo a causa di una partenza non perfetta, aveva dato dimostrazione di un’esplosività impressionante, tale da decretarne il ruolo da vincitore designato. Un ruolo non facile, che richiede grande forza mentale. Marcell lo ha saputo reggere, correndo in testa per tutta la gara e resistendo al ritorno degli avversari. Si è preso un posto nella storia dello sport mondiale con una forza e un’autorevolezza da lasciare basiti. E poi è andato in giro a rilasciare interviste con le tv di tutto il mondo, sfoderando un inglese su cui egli stesso ironizza nonostante abbia un padre americano.

Riscatto

Troppe emozioni in un colpo. La nostra atletica, dopo anni di crisi, scoppia improvvisamente di salute. E la sua affermazione avviene giusto nel giorno in cui un altro settore di punta dello sport italiano, la scherma, chiude con un bilancio olimpico (nessun oro), inferiore al solito. Alternanze che ci possono stare. L’ultimo oro olimpico dell’atletica italiana risaliva a Pechino 2008 e lo aveva vinto Alex Schwazer nella 50 chilometri di marcia. Sono stati anni molto difficili per il movimento nazionale, che però aveva già cominciato a dare segni di ripresa. Questa esplosione non se l’aspettava nessuno, ma adesso bisognerà avere la bravura di capitalizzarla. Magari ieri abbiamo capito una volta per tutte che in questo paese non c’è solo il calcio. E lo capiamo giusto nell’estate in cui il calcio trionfa agli Europei.

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