I carabinieri, hanno eseguito un'ordinanza di custodia cautelare, emessa dal Gip del tribunale di Salerno, su richiesta della procura antimafia di Salerno, il procuratore è Giuseppe Borelli, nei confronti di 25 indagati  di cui 23 sono ora in carcere mentre due si trovano agli arresti domiciliari. à Gli indagati sono gravemente indiziati, a vario titolo, di associazione finalizzata al traffico illecito di sostanze stupefacenti, con l'aggravante della transnazionalità del reato, detenzione e spaccio di sostanze stupefacenti, intestazione fittizia di beni, riciclaggio ed auto riciclaggio, truffa per il conseguimento di erogazioni pubbliche.

Inoltre, sono stati sequestrate due attività commerciali salemitane, di cui una pizzeria molto nota, denominata «à Puntella», e una somma complessiva del valore di 165mila, prodotto dell'illecita attività degli indagati. I provvedimenti scaturiscono da una vasta e articolata attività d'indagine avviata dal Nucleo investigativo del comando provinciale dei carabinieri di Salerno nel mese di ottobre 2017 con il coordinamento della Direzione distrettuale antimafia del capoluogo.

L'indagine ha permesso di ricostruire l'esistenza di un'associazione a delinquere, con ruoli e competenze ben definite, dedita alla commissione dei già citati delitti, dotata di una notevole organizzazione gestionale, oltre che di rilevanti risorse finanziarie e svariati canali di rifornimento di stupefacente, principalmente cocaina, senza però tralasciare anche hashish, amnèsia e marijuana.

Gli esiti complessivi delle investigazioni hanno consentito di accertare che il salernitano Fiorenzo Parotti, promotore, organizzatore e finanziatore del sodalizio, aveva nel tempo assunto una posizione di assoluta primazia nell'ambito del traffico degli stupefacenti a Salerno sia in termini di introiti che di bacino di utenza, grazie a una stabile collaborazione con la criminalità napoletana e attraverso una ramificata rete di distribuzione, costituita da veri e propri sottogruppi, in ambito provinciale.

L'approvvigionamento avveniva tramite diversi, qualificati canali, tracciati sia in paesi europei come l’Albania e Olanda, sia in paesi oltreoceano come Panama e Brasile, col fine di reperire lo stupefacente direttamente dai paesi di produzione, acquistandolo in ingenti quantità a un prezzo più vantaggioso, grazie al progressivo incremento del volume di affari dell'organizzazione.

Il nome dell'operazione "El Fakir" è stato tratto proprio dalle indagini su quest'ultimo canale di rifornimento. Nel seguire i movimenti di Rosario Lumia, broker internazionale di origine napoletana in contatto con diversi cartelli della droga, era emerso il progetto di inviare una spedizione di cocaina nascosta all'interno di container provenienti da Panama.

Inizialmente era stato proposto addirittura il porto di Salerno quale destinazione finale, salvo poi virare su Algeciras in Spagna, non avendo le società intermediarie incaricate del trasporto, rapporti commerciali diretti con l'Italia.

Il referente panamense dell'operazione era German Eliecer Chanis Aguilar, alias "El Fakir" (il fachiro), allora latitante e ritenuto dalle autorità internazionali "altamente pericoloso", nonché leader del gruppo paramilitare ''frente 57'' delle Farc colombiane, operante in molteplici attività criminali al confine tra Panama e Colombia.

La spedizione non si era concretizzata solo in ragione dell'arresto di El Fakir, avvenuto in Messico il 13 gennaio 2018, a seguito di in una "red notice", ovvero l’elenco di latitanti destinatari di provvedimenti di cattura internazionali, emessa dall'Interpol, su richiesta delle autorità panamensi ed in coordinamento con quelle messicane.

Per via della riconosciuta pericolosità di "El Fakir", il suo rientro a Panama è avvenuto sotto la supervisione di un consistente dispositivo di sicurezza schierato presso l'aeroporto internazionale di Tocumen. El Fakir, infatti, oltre a essere un narcotrafficante, era ricercato anche per omicidio e per reati vari commessi con esponenti legati alla criminalità organizzata.

In seguito a questo imprevisto, Lumia aveva individuato un'ulteriore rotta, questa volta dal Brasile, accordandosi per nascondere lo stupefacente in container di caffè destinati ad un'azienda operante nel settore della torrefazione. con sede in Campania.

Anche in questo caso il progetto non si era realizzato solo per via del suo arresto, avvenuto a Napoli a maggio dello stesso anno. Le attività del sodalizio avevano subito comunque solo semplici rallentamenti, grazie al fatto che il canale di approvvigionamento con Olanda e Albania non aveva mai smesso di rifornire le rigogliose piazze.

La mentalità imprenditoriale dei sodali, in particolare del Parotti, non si è fermata alla gestione degli illeciti proventi provenienti dai fiumi di droga trafficati e spacciati. Le indagini, anche bancarie, hanno appurato come questi proventi siano stati reinvestiti in attività economiche e commerciali, dopo la ripulitura del denaro mediante il passaggio su conti correnti di persone compiacenti, nell'evidente scopo di occultarne e renderne impossibile l'identificazione.

Inoltre, la creazione di una nuova società mediante l'utilizzo di intestatari fittizi ha permesso agli indagati di realizzare il ristorante pizzeria a Salerno ("à Puntella"), accedendo al finanziamento pubblico "Progetto Invitalia – Resto al sud", ricavandone tra i diversi vantaggi patrimoniali anche una parte a fondo perduto dal valore di circa 70mila euro. 

Da qui le connesse ipotesi delittuose di riciclaggio, auto riciclaggio, intestazione fittizia di beni e truffa per il conseguimento di erogazioni pubbliche. Nel corso dell'attività d'indagine, sono state già arrestate otto persone in flagranza di reato, sequestrati 25 kg di stupefacente, orologi di pregio per un valore di  75mila euro e oltre 160mila euro in danaro contante.

La stima del fatturato complessivo dell'impresa criminale è di oltre 20 milioni di euro annui esentasse, cui vanno aggiunti quelli delle fiorenti attività commerciali costituite per ripulire il denaro.

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