L’epidemia di coronavirus si sta diffondendo così velocemente che quattro regioni, Calabria, Emilia Romagna, Lombardia e Piemonte, più la provincia autonoma di Bolzano, si trovano già sabato nel cosiddetto scenario 4, il più estremo tra quelli previsti dalle linee guida del governo che, se messe in atto, impongono la soluzione più drastica: il lockdown. Ma il dato potrebbe essere persino peggiore. Secondo l’Istituto superiore di sanità, il sovraccarico dei sistemi sanitari locali è così grave che la velocità di trasmissione del virus potrebbe essere stata «sottostimata» in alcune regioni. Le regioni nello scenario 4 potrebbero già essere una decina.

Nel frattempo, peggiorano anche i dati giornalieri. Venerdì, per la prima volta dall’inizio della pandemia, i nuovi casi identificati hanno superato i 30mila, mentre sono stati riempiti due terzi delle terapie intensive attualmente disponibili. Il governo intanto sta discutendo della possibilità di approvare nuove strette con un Dpcm che potrebbe essere discusso la prossima settimana.

Tra le misure ipotizzate ci sono la chiusura di alcune attività commerciali, nuove limitazioni a bar e ristoranti e divieti di spostamento tra regioni. Sul fronte economico, il presidente del Consiglio Giuseppe Conte ha detto durante un incontro con i sindacati che il blocco dei licenziamenti sarà prorogato fino alla fine del prossimo marzo, mentre la cassa integrazione sarà resa gratuita per i datori di lavoro.

Il report dell’Iss

I dati più allarmanti sull’epidemia arrivano dal report settimanale dell’Iss, un documento pubblicato venerdì in cui vengono elaborati i dati raccolti fino al 26 ottobre. Secondo il report, l’intero paese si trova ormai nello scenario 3, che impone l’istituzione di zone rosse e lockdown locali, oltre l’interruzione di attività non essenziali, ma è in via di rapido avvicinamento allo scenario 4.

La gravità della situazione e lo scenario in cui ci troviamo vengono stabiliti sulla base dell’indice Rt, che serve a misurare la velocità di trasmissione del virus. Questo indice viene calcolato settimanalmente dall’Iss, sia su base nazionale che su base regionale, e comunicato tramite il report settimanale dell’istituto. Il problema di questo metodo è che la necessità di raccogliere ed elaborare i dati fa sì che il report arrivi con giorni di ritardo.

Dall’ultimo report pubblicato ieri sappiamo che una settimana fa l’Italia aveva un indice Rt pari a 1,7. Se anche questa settimana Rt dovesse rimanere sopra 1,5, significherà probabilmente che l’intero paese si troverà nello scenario 4, il più grave e quello che impone le azioni più drastiche.

La conferma, però, arriverà solo con il report successivo, che sarà pubblicato venerdì prossimo. Nelle due regioni in cui il virus si moltiplica più rapidamente, Piemonte e Lombardia, Rt ha già superato il 2. Anche i dati giornalieri diffusi venerdì dalla protezione civile sono allarmanti. Il numero di nuovi contagi continua ad accelerare di giorno in giorno.

Venerdì ne sono stati identificati 31.084, in netta crescita rispetto ai 26 mila di giovedì. Questa settimana, tra lunedì e venerdì, sono stati identificati 121mila casi, quasi il doppio dei 70mila identificata nello stesso periodo della scorsa settimana. Venerdì è stato analizzato un numero record di tamponi, 215mila, il numero più alto dall’inizio della pandemia.

Allo stesso tempo, però, è cresciuta anche la percentuale dei positivi sul totale dei tamponi effettuati, che è arrivata al 14,5 per cento, il numero più alto dall’inizio della seconda ondata. Rimangono invece stabili i decessi. Venerdì è stata registrata la morte di 199 persone a causa del Coronavirus, rispetto alle 217 di giovedì.

I dati delle terapie intensive

Venerdì, 95 nuovi posti sono stati occupati nelle terapie intensive, portando il totale dei posti occupati da pazienti Covid-19 a 1.746. In Italia ci sono in tutto circa 7mila terapie intensive, di cui due terzi sono normalmente occupati da pazienti non Covid-19.

Significa che, complessivamente, ci sono ancora 5-600 posti di terapia intensiva liberi. La situazione, però, varia da regione a regione e l’Iss stima che 15 regioni sono già sabato vicine a superare la soglia di allarme (raggiunta quando si occupa un terzo delle terapie intensive). Si tratta di Abruzzo, Calabria, Campania, Emilia Romagna, Friuli Venezia Giulia, Lazio, Liguria, Lombardia, Molise, Piemonte, Bolzano, Trento, Puglia, Sicilia e Umbria.

 

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