I bonus del governo per le ristrutturazioni sono diventati un pozzo senza fondo per truffatori, cricche e uomini legati al crimine organizzato. Sono 4 i miliardi saccheggiati da predatori senza scrupoli che hanno utilizzato le maglie larghe offerte da norme scritte e diventate, troppo presto, strumenti per frodare le casse pubbliche.

Emerge dalle indagini della Guardia di finanza, l’ultima coordinata dalla procura di Perugia, guidata dal procuratore Raffaele Cantone. L’inchiesta ha portato al sequestro di beni e crediti per un valore di 103 milioni di euro che si aggiungono agli oltre 440 milioni di euro, sequestrati nell’indagine della procura di Rimini, eseguita lunedì scorso.

I finanzieri hanno messo sotto sigillo le quote societarie di un’azienda operante in provincia di Perugia, ma soprattutto i crediti d’imposta maturati dai due indagati, quelli nella disponibilità dell’azienda, ma anche quelli ceduti a terzi, società attive in Emilia Romagna, Campania e Lombardia.

Il solito meccanismo della cessione dei crediti d’imposta, vero eldorado per truffatori e anche criminali. La mente dell’operazione ha, infatti, numerosi precedenti e legami con la criminalità organizzata, ma non solo. L’interesse della camorra emerge chiaramente anche da un altro aspetto.

Molti dei soggetti campani che generano i crediti inesistenti e poi li ricomprano sono legati alla criminalità organizzata e sono all’interno di questa struttura orizzontale in grado di generare milioni di introiti senza alcuna fatica. La monetizzazione di crediti d’imposta inesistenti è diventato un settore di guadagno per cordate imprenditoriali legate al crimine organizzato. Il profilo degli indagati racconta anche altro.

Il sistema

La mente dell’organizzazione è un evasore totale, sconosciuto al fisco, con crediti milionari nella sua disponibilità maturati attraverso l’utilizzo di una società operante nel settore del commercio di autoveicoli che ha movimentato crediti d’imposta milionari. «I soggetti, cedenti e cessionari, presentano profili di criticità (...) non avendo presentato dichiarazioni dei redditi o dichiarato redditi esigui e, laddove, proprietari di immobili o porzioni di essi, comunque non svolgono attività tali da generare i volumi di credito di imposta indicati», scrive il giudice Natalia Giubilei. 

I bonus saccheggiati sono quelli edilizi per lavori mai eseguiti ceduti attraverso la piattaforma cessioni crediti, per un importo superiore ai cento milioni di euro. Un sistema rodato che lascia le carte in ordine, nasconde al fisco, attraverso un giro di cessioni, l’iniziale operazione fraudolenta che fa riferimento, spesso, a lavori mai eseguiti anche per immobili inesistenti. Il sistema viene smascherato dal lavoro dei finanzieri che continuano a scoprire frodi dei crediti d’imposta. Il problema è che due dei quattro miliardi, finiti sotto osservazione nelle indagini in tutta Italia, sono all’estero su conti difficilmente ‘aggredibili’ o convertiti in criptovalute.

Le intercettazioni

Nell’operazione della guardia di finanza di Rimini che, due giorni fa, ha smantellato una presunta organizzazione che avrebbe truffato lo stato per una cifra pari a 440milioni di euro, emerge quanto è facile truffare lo stato. Basta leggere il frasario degli indagati. 

«Abbiamo calcolato, una sessantina di ore di lavoro ci vogliono» dicono gli indagati. Un lavoro che si fa «in una mangiata di un panzerotto». Le aziende vanno trovate sparpagliate in tutto il territorio. Ma è meglio con aziende da ristrutturare al sud «ma con ditte che vengono da sopra a lavorare». Perché «è normale che giù trovi dove lavorare, cosa devi ristrutturare». E così il sistema porta tanti soldi. «Su sti crediti non ne capisce un cazzo nessuno, faccio un po’ come mi pare, la gente mi chiama proprio per queste robe», dice un indagato che non sa più come utilizzare il denaro ottenuto. «Ho circa 400mila euro sui conti correnti che non so cosa farmene...». 

Un altro intercettato dice che bisogna «aprire i conti correnti in giro per il mondo per mettere i soldi». Milano, Dubai, Madeira, Cipro e Malta sono le mete predilette. Ma una parte dei soldi sono stati investiti anche in criptovalute. Nonostante la facilità della frode, gli autori sono consapevoli dei rischi che corrono: «…mi fanno un po’ impressione da gestire i bonus…trenta miliun…sarebbe da pazzi. Sarebbe come dire all’Agenzia delle Entrate o alla Guardia di finanza “veniteli a prendere”. Dovremmo avere una Spa…».

Nel mirino dei criminali ci sono gli incentivi per il bonus facciate, il recupero patrimonio edilizio e bonus locazioni, diventati il nuovo oro di truffatori e del malaffare. Il governo vuole eliminare la possibilità della cessione multipla dei crediti, unica soluzione per frenare le frodi, ma non tutti sono d’accordo. 

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