Donald Trump è tornato alla sua base presidenziale a bordo di un elicottero nella serata di lunedì dopo solo tre giorni di cure in ospedale, ma nel messaggio che ha diffuso su Twitter ha detto che sarebbe potuto uscire anche due giorni prima per come si sentiva bene. Il presidente ha subito rimesso in moto la campagna elettorale, che in fin dei conti non si è mai fermata.

Nel suo messaggio Trump ha detto che gli Stati Uniti hanno «le migliori cliniche e il migliori medicine», non considerando che in tutto il paese sono già morte quasi 210mila persone a causa del virus. Nei tre giorni in ospedale, Trump è stato sottoposto a terapie per l’ossigeno e gli sono stati somministrati sia medicinali in fase di sperimentazione - uno dei quali non ancora disponibile al pubblico - sia steroidi, solitamente utilizzati in casi critici.

«Chiunque sia un leader avrebbe fatto quello che ho fatto io», ha detto agli americani. Poco ore prima, al suo arrivo, si è girato verso le telecamere, si e tolto la mascherina e l’ha riposta in tasca, con un gesto che immortalato dalle fotografie potrebbe ricordare quello di un supereroe che si sfila la maschera al termine dello scontro con il nemico. In realtà il virus è tutt’altro che sconfitto, anche per Trump, che invece si dichiara pronto a rimettersi al lavoro a pieno ritmo per la sua campagna elettorale.

Il medico della Casa Bianca, Sean Conley, ha detto che il presidente era in condizioni tali da poter essere dimesso, ma che poteva non essere completamente fuori pericolo e che quindi dovrà passare almeno un’altra settimana per potersi dichiarare guarito. Nel frattempo i vertici del Pentagono, compreso il capo delle forze armate, Mark Milley, sono in quarantena, dopo che il vicecomandante della guardia costiera è risultato positivo al Coronavirus.

Feeling great!

«Feeling great!», «mi sento benissimo» ha twittato Trump già nella mattinata di ieri, dicendo che non vede l’ora di sfidare il suo avversario, il candidato democratico Joe Biden, al secondo dibattito previsto per il 15 ottobre a Miami.

Biden, che proprio ieri era in Florida e si trova in pieno tour per la campagna elettorale, ha già confermato la sua disponibilità a partecipare al duello, qualora medici e scienziati lo ritengano sicuro. Nei discorsi pubblici di questi giorni sta puntando molto sull’importanza di usare dispositivi di protezione e di non sottovalutare la pericolosità del virus, come fa l’attuale presidente, mettendo a rischio la vita degli americani.

Su Twitter ha pubblicato un video in cui indossa la mascherina, eseguendo un gesto opposto a quello compiuto poche ore prima da Trump. Intanto il suo team ha lanciato una serie di spot promozionali in vista del dibattito tra i due candidati alla vicepresidenza, Mike Pence e Kamala Harris, previsto per questo mercoledì con tanto di parete di plexiglas tra i contendenti.

I video - visionati in anteprima da Cnn ma in fase di distribuzione su larga scala - sono interamente dedicati a Harris, con una particolare enfasi sulle sue origini: quella di donna nera, rappresentante sia della comunità afroamericana che asiatica (il padre è giamaicano, la madre indiana). La campagna di Harris sta infatti puntando a conquistare la fiducia dell’elettorato nero, e in particolare le donne.

L’immunità di gregge

Nei panni del “vincitore” contro il virus, Trump continua a sminuirne la gravità, paragonando il Covid-19 all’influenza stagionale e insistendo su strategie basate sul principio dell’immunità di gregge. Tornato al lavoro alla Casa Bianca, in un tweet ha detto che ogni anno muoiono 100mila persone a causa dell’influenza, nonostante esista un vaccino.

«Chiudiamo il paese? No, abbiamo imparato a conviverci. Esattamente come viviamo con il Covid, molto meno letale per la maggioranza della popolazione». Come già accaduto in passato, Trump ha utilizzato dati che non corrispondono alla realtà per avvalorare le sue teorie e slogan. Secondo i dati raccolti dall’agenzia federale per la salute pubblica, il Centers for Disease Control and Prevention, l’influenza ha fatto un numero di vittime nettamente inferiore.

La media dell’ultimo decennio è stata di 36mila morti l’anno, mentre nel 2019-2020 i decessi per influenza sarebbero circa un decimo di quelli per Covid-19.

Intanto continua il braccio di ferro tra la Casa Bianca e un’altra agenzia federale, la Food and Drug Administration (Fda), incaricata - tra le altre cose - dell’approvazione di medicinali e vaccini. Secondo quanto rivelato da alcuni membri dell’Amministrazione al New York Times, l’agenzia ha infatti richiesto che i volontari che hanno partecipato al test del vaccino per il Covid-19 vengano monitorati per almeno due mesi prima di concedere l’autorizzazione, per altro già valutata in un regime di emergenza. Ma questo renderebbe impossibile ottenere un vaccino entro le elezioni del 3 novembre, cosa su cui Trump punta da tempo per conquistare consensi.

La Casa Bianca ha quindi intenzione di bloccare le richieste inviate dalla Fda alle multinazionali che stanno sviluppando il farmaco, sostenendo che non ci sono «ragioni cliniche o mediche» per ritardarne l’approvazione.

Lo scontro si inserisce in un più ampio conflitto tra politica e scienza che l’amministrazione Trump ha spinto ad un estremo senza precedenti storici. La scorsa settimana un gruppo di ex commissari della Fda ha pubblicato una lettera aperta sul Washington Post denunciando la pericolosità dell’atteggiamento di Trump e dei suoi alleati.

Secondo i sette firmatari, l’amministrazione sta minando la credibilità dell’agenzia, cosa che porterebbe la popolazione a mettere in discussione raccomandazioni di fondamentale importanza per la salute pubblica, al di là del coronavirus. Inoltre, avvertono, un vaccino servirebbe a poco se poi gli americani non si sentissero sicuri ad assumerlo, considerando per altro che il movimento no-vax negli Stati Uniti si sta consolidando sempre di più attraverso piattaforme online.

© Riproduzione riservata

© Riproduzione riservata