La scrittrice E. Jean Carroll ha denunciato la violenza che avrebbe subito dall’ex presidente degli Stati Uniti Donald Trump davanti a un tribunale scendendo nel dettaglio di un’esperienza che, ha detto, l’ha traumatizzata per decenni. Carroll ha denunciato Trump per stupro: il processo – uno dei tanti che l’ex presidente sta affrontando – è in corso davanti a una corte federale perché i due contendenti vivono in stati differenti. Carroll chiede i danni per percosse collegate all’accusa di stupro e per diffamazione, che Trump avrebbe perpetrato contro di lei sul suo social Truth. 

L’episodio sarebbe accaduto a metà degli anni Novanta in un camerino di un negozio e Carroll avrebbe cercato di fuggire pestando un piede a Trump. 

Trump stesso ha commentato la testimonianza dai social media polemizzando con il processo. Carroll ha detto di essere contenta di poter dare finalmente la sua versione dei fatti. «Avere finalmente l’occasione di dire la mia in tribunale vale tutto per me. Sono contenta. Sono felice che ho avuto l’occasione di raccontare la mia storia». 

La denuncia

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Carroll ha raccontato anche di essersi attribuita la colpa per aver riso e scherzato con Trump dopo averlo incontrato ai magazzini di Manhattan Bergdorf Goodman.

Carroll è stata a lungo curatrice di una rubrica di consigli per l’edizione americana di Elle e ha raccontato che Trump l’avrebbe avvicinata proprio con la richiesta di un consiglio. «Amo dare consigli e in quel momento c’era Donald Trump che mi chiedeva consiglio per comprare un regalo. Era una prospettiva meravigliosa per me».

Trump l’avrebbe portata nella sezione intimo, chiedendole di indossare un body. Alla sua risposta negativa e la richiesta provocatoria di indossarlo lui l’avrebbe portata di peso in un camerino in cui l’avrebbe aggredita sessualmente. Carroll avrebbe provato a respingerlo, ma Trump l’avrebbe tenuta in scacco con il suo peso, abbassandole i collant. «Le sue dita entrarono nella mia vagina provocandomi molto dolore» ha detto Carroll. Successivamente, Trump l’avrebbe penetrata: da allora, sostiene la scrittrice, non ha più avuto rapporti sessuali. 

Carroll è rimasta in silenzio per vent’anni, «per paura di Trump». Subito dopo l’aggressione, ha raccontato, si è autoaccusata di essere stata «molto stupida» ad andare nel camerino con Trump. Si era anche rivolta a due amiche: una le aveva consigliato di andare dalla polizia per denunciare lo stupro, l’altra di rimanere in silenzio per non sfidare il potere di quello che sarebbe diventato vent’anni dopo presidente degli Stati Uniti.

Non è chiaro se Trump testimonierà in prima persona per difendersi dalle accuse che ha già respinto. Per il momento l’ex presidente si limita a commentare il processo sui social, chiamando il caso una «truffa inventata» e «una storia fraudolenta e falsa». I commenti hanno fatto dedurre al giudice la volontà di Trump di influenzare la giuria che si esprimerà sul caso, mettendo in campo anche la possibilità di una sanzione per oltraggio alla corte. 

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