Due piazze, due modelli. A Milano cariche e polemiche per il poliziotto con la felpa del gruppo di ultradestra. A Roma ultras neofascisti totalmente indisturbati. Il caso dello striscione sul boss
Poliziotti feriti, una città sotto scacco, impunità e devastazione. Prima del fischio d’inizio del derby, a Roma, pattuglie di incappucciati hanno travolto motorini, auto, lanciato bombe carta. Decine di facinorosi hanno preso in ostaggio una città con la polizia impreparata ad affrontare le violenze, mentre nelle stesse ore in Gazzetta ufficiale è stato pubblicato il nuovo decreto Sicurezza che prevede quindici nuovi reati e anche la norma anti Gandhi, così ribattezzata perché punisce perfino la resistenza passiva.
Sembra un paradosso, ma questa apparente contraddizione racconta perfettamente le bizzarrie del governo delle destre, feroce e spietato con operai, studenti, cittadini e, invece, disarmato e passivo nei confronti delle frange violente, e nazionaliste, del tifo organizzato. Frange violente che hanno licenza di devastare mentre manifestanti inermi sono ripetutamente oggetto di cariche ingiustificate, come accaduto sabato scorso, a Milano, durante il corteo contro il massacro di civili a Gaza da parte del governo israeliano.
Felpe “nere”
A Milano ci sono state diverse cariche della polizia. Un’immagine immortala un anziano signore con occhiali strattonato da alcuni agenti. Ma a far discutere ancor di più, nella gestione dell’ordine pubblico a Milano, è la presenza in strada di almeno due poliziotti con capi d’abbigliamento diversi rispetto al resto del contingente di appartenenza.
In particolare uno di loro indossava un bomber nero con dietro un’aquila stilizzata accompagnata dalla scritta ”Narodowa Duma”, che in polacco significa “Orgoglio Nazionale”, un logo riconducibile a gruppi dell’estrema destra. Il caso è finito in parlamento, i senatori Ilaria Cucchi e Peppe De Cristofaro hanno annunciato un’interrogazione parlamentare al ministero dell’Interno e a quello della Giustizia per chiedere spiegazioni, nel testo si fa riferimento anche a un altro agente che indossava, invece, una felpa con il logo di una palestra di crossfit con sede a Paderno Dugnano.
La Digos ha avviato una verifica per identificare gli agenti. Sulla gestione della piazza lombarda, le posizioni sono contrapposte, c’è chi accusa la polizia di comportamento sproporzionato e chi, invece, parla di una generalizzata criminalizzazione delle forze dell’ordine, «chi semina tensioni non può pretendere indulgenza», si legge in una nota del Coisp, sindacato di polizia.
Infiltrati
A poche ore dalla manifestazione di Milano, nella capitale è andata in scena la furia dei violenti travestiti da tifosi, accomunati da legami con i neofascisti. E tra gli incappucciati anche ultrà provenienti proprio dalla Polonia, oltre che da Bulgaria, Germania per alimentare scontri e rinsaldare i gemellaggi con gli omologhi laziali e romanisti.
Tra i feriti, infatti, c’è anche un supporter bulgaro del Levski Sofia, la cui tifoseria è legata a quella biancoceleste, colpito durante un’aggressione da parte di alcuni ultrà presumibilmente romanisti. In decine hanno sfilato incappucciati, lanciato bombe carta, distrutto cassonetti, si aggira intorno ai 40mila euro il conto dei danni. «Sembrava un bollettino di guerra; 1.500 poliziotti impegnati, una quadrante della città paralizzato, 13 agenti feriti. Penso che il calcio sia totalmente vittima di queste storie», ha detto Giovanni Malagò, presidente del Coni. Violenze che hanno spinto il ministro dell’Interno, Matteo Piantedosi, ad annunciare nuove misure.
Ma quello che sorprende è il disastro gestionale. Era, infatti, ampiamente prevedibile quanto accaduto. Gli ultrà hanno costruito barricate con cassonetti dati alle fiamme, motorini, monopattini, sfidando a più riprese le forze dell’ordine che hanno risposto con il lancio di fumogeni. Tifosi violenti hanno attraversato indisturbati le strade adiacenti lo stadio, con volto coperto, armati di bottiglie, chiavi inglesi e mazze. Possibile che la polizia non avesse immaginato uno scenario di questo tipo? E perché non sono stati effettuati controlli preventivi come avviene per le manifestazioni politiche?
Striscione e boss
Tensioni, violenze e scontri hanno messo in secondo piano gli striscioni delle due curve, uno in particolare nasconde altro oltre la goliardia. «Dopo anni non hai resistito, il capo con la maglia del Napoli è il tuo vero vestito», questo lo striscione esposto dagli ultrà laziali. A chi si riferiscono?
A Girolamo Finizio, immortalato con una maglia del Napoli, e alla guida del Gruppo Quadraro, di fede giallorossa. Finizio non è solo un capo, è imparentato con Michele Senese, detto il pazzo, re del narcotraffico a Roma e imperatore del crimine in città. Proprio Domani aveva raccontato il ruolo della famiglia in quel gruppo, interessato nei giorni scorsi da un’indagine che ha coinvolto alcuni componenti, indagati per spaccio di droga nei bagni dello stadio. Ma il governo sembra più concentrato a punire chi manifesta piuttosto che ad arginare queste dinamiche criminali delle curve della capitale. Bande divise dai colori delle maglie, ma unite dalle simpatie neofasciste.
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