C’è un’azienda che, mentre a Gaza si contano i cadaveri sotto le macerie e le Nazioni Unite denunciano crimini di guerra, può ringraziare l’Italia: si chiama Elbit Systems ed è uno dei principali fornitori delle Forze di difesa israeliane. In Italia, Elbit incassa molto.

Lo fa con la benedizione del governo Meloni, attraverso il progetto del Rotary Wing Mission Training Center (Rwmtc), un avanzato centro per l’addestramento dei piloti di elicotteri militari, destinato a sorgere principalmente nella base di Luni, in Liguria. Un’operazione strategica, secondo i promotori. Un esempio plastico della subalternità dell’Italia al complesso militare-industriale israeliano, secondo altri osservatori del diritto internazionale.

Pioggia di soldi pubblici

Il Documento programmatico pluriennale (DPP) della Difesa 2024-2026 ha messo nero su bianco un impegno finanziario a lungo termine per il segmento Marina militare del Rwmtc: 173,47 milioni di euro fino al 2038. La legge di Bilancio 2024 ha poi aggiunto 44 milioni di euro per l’integrazione dei simulatori esistenti (EH-101 e NH-90) con i nuovi sistemi forniti da Elbit.

A completare il quadro, un atto aggiuntivo del 4 marzo 2024 ha aggiornato il contratto originario dell’8 settembre 2020 (già da 239,79 milioni di euro), con ulteriori 9 milioni per “requisiti di sicurezza multi-livello”. In totale, quasi un quarto di miliardo per un progetto che parla italiano, sì, ma con accento israeliano.

Il governo si giustifica con il richiamo alla modernizzazione delle sue forze armate. Poco importa che Elbit sia da anni nel mirino delle organizzazioni per i diritti umani. Nel silenzio pressoché generale della politica, la prosecuzione del progetto è stata ufficializzata con il decreto ministeriale n. 8/2024.

Alleanza di ferro

L’alleanza tra Leonardo ed Elbit è dunque pienamente operativa, con i simulatori israeliani che si integrano perfettamente negli apparati italiani.

Nel frattempo, il governo dichiara di avere sospeso le nuove autorizzazioni all’export di armi verso Israele dopo il 7 ottobre 2023.

Ma gli accordi già siglati — come quello del Rwmtc — proseguono senza intoppi. I dati parlano chiaro: nel 2024, Israele è diventato il secondo fornitore di tecnologia militare all’Italia, con 42 autorizzazioni per un valore di 155 milioni di euro, pari al 20,83 per cento del totale. Un salto imbarazzante rispetto al 2,52 per cento del 2023. E, mentre a Gaza si accumulano prove di crimini di guerra, Roma firma nuovi bonifici.

Accordo perenne

Il Memorandum d’intesa militare tra Italia e Israele, siglato nel 2003 e ratificato nel 2005, si rinnova tacitamente ogni cinque anni. Il prossimo rinnovo è previsto tra giugno 2025 e aprile 2026. La sua validità giuridica non è in discussione, ma lo è la sua opportunità politica. Eppure una mozione parlamentare del 21 maggio 2025 che chiedeva l’interruzione dei rapporti militari è stata respinta.

Il governo tace, l’opposizione sussurra. A fare rumore sono solo le campagne civili: la raccolta firme promossa da Emergency ha superato le 250mila adesioni. Non sono bastate.

Il Rwmtc non è solo un’infrastruttura: è il simbolo di un orientamento. Addestrare i piloti italiani con la tecnologia di chi bombarda i campi profughi di Rafah, oltre a essere una scelta tecnica, è una posizione politica.

Elbit Systems non è un’azienda qualsiasi. È l’architrave dell’industria bellica israeliana. Le sue tecnologie — dai droni Hermes ai sistemi di puntamento — sono state usate in tutti i principali conflitti degli ultimi anni.

Il suo portafoglio è alimentato da guerre reali, non da esercitazioni. E oggi, attraverso i contratti italiani, Elbit incassa anche sulla pelle dei contribuenti.

Così quando Elbit Systems presenterà il bilancio tra i ringraziamenti ci saremo anche noi.

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