La presidente del Consiglio contro l’ateneo che si è rifiutato di creare un corso ad hoc per allievi ufficiali da tenersi all’interno dell’Accademia di Modena. «Gesto lesivo dei doveri costituzionali». L’Università: «Nessun rifiuto, tutti possono iscriversi». La ministra dell’Università Bernini prova a conciliare: «Per quanto mi riguarda, la polemica è chiusa. L’importante è che il corso si faccia»
«Il corso si farà». A spegnere le polemiche sulla mancata organizzazione del corso di Filosofia tra i militari dell’Accademia di Modena è la ministra dell’Università Anna Maria Bernini. Il caso era nato dal rifiuto da parte dell'Università di Bologna della proposta dell'Accademia di Modena di organizzare un corso in filosofia riservato agli allievi ufficiali, rivelata, sabato scorso dal Capo di Stato Maggiore dell'Esercito, Carmine Masiello. Per Bernini «non esiste un'autonomia universitaria che possa trasformarsi in un muro o in una corazza. L'autonomia universitaria è libertà. Tanti rettori mi hanno chiamato dando disponibilità, ma non vedo perché l'Università di Bologna dovrebbe impedire un atto formativo importante come quello della creazione di un corso scientifico e umanistico per i difensori del nostro domani».
Bernini, presente a Modena, ha così voluto smussare un dissidio che aveva coinvolto anche la presidente del Consiglio. «L'importante – dice Bernini – è che il corso si faccia. Mi faccio garante della realizzazione del corso, come ha detto giustamente la presidente Meloni e in questo mi sento di rappresentare tutto il governo».
Sul caso era intervenuta direttamente Meloni. «Ritengo che la decisione assunta dal dipartimento di Filosofia dell'Università di Bologna di negare l'attivazione di un percorso di studi per i giovani ufficiali dell'Esercito Italiano sia un atto incomprensibile e gravemente sbagliato». «Non si tratta solo di una scelta inaccettabile – ha scritto Meloni – ma di un gesto lesivo dei doveri costituzionali che fondano l'autonomia dell'Università. L'Ateneo, in quanto centro di pluralismo e confronto, ha il dovere di accogliere e valorizzare ogni percorso di elevazione culturale, restando totalmente estraneo a pregiudizi ideologici. Questo rifiuto implica una messa in discussione del ruolo stesso delle Forze Armate, presidio fondamentale della difesa e della sicurezza della Repubblica, come previsto dalla Costituzione».
L’origine dello scontro
Tutto nasce agli Stati generali della Ripartenza che si sono tenuti proprio a Bologna, dove era presente il capo di Stato maggiore dell’Esercito, Carmine Masiello. Il quale, nel suo intervento, aveva criticato duramente l’Università per non aver voluto attivare un corso di Filosofia specifico per gli ufficiali dell’Accademia di Modena che ne avevano fatto richiesta. «Non hanno voluto avviare questo corso per timore di militarizzare la facoltà», ha tuonato il generale. «Non posso giudicare le scelte che competono ad altre istituzioni, però rappresento che un'istituzione come l'Esercito non è stata ammessa all'università». E in effetti alcuni collettivi, tra cui il Cua – Comitato universitario autonomo – si erano schierati contro la creazione di questo corso denunciando la «militarizzazione dell’università».
La replica dell’università
Dopo la nota di Palazzo Chigi, l’Università di Bologna precisa di «non aver mai “negato” né “rifiutato” l'iscrizione a nessuna persona. Come per tutti gli Atenei italiani, chiunque sia in possesso dei necessari requisiti può iscriversi liberamente ai corsi di studio dell'Ateneo, comprese le donne e gli uomini delle Forze Armate». L’ateneo per altro già collabora stabilmente con l’Accademia militare di Modena, riservando loro dei posti per il corso di laurea in Medicina veterinaria. Il tema, precisa l'Alma Mater, non è l’accesso ai corsi, ma una richiesta di attivazione proveniente dall’Accademia per un percorso triennale di studi in Filosofia strutturato in via esclusiva per i soli allievi ufficiali. Il corso prevederebbe 180 crediti formativi, lo svolgimento delle attività interamente presso la sede dell’Accademia e un «significativo fabbisogno didattico», fa presente l'Università. In questo quadro, «l'Accademia si rendeva disponibile a sostenere i costi dei contratti di docenza. La proposta è pervenuta al Dipartimento di Filosofia, competente a valutare preliminarmente la sostenibilità didattica, la disponibilità di docenti, la coerenza con l'offerta formativa e l'insieme delle risorse necessarie, che vanno ben oltre il costo di eventuali contratti di docenza. Dopo un articolato confronto interno, il Dipartimento ha ritenuto di non procedere, allo stato dei fatti, alla deliberazione sull'attivazione del nuovo percorso. L'Università di Bologna, nel pieno rispetto dell'autonomia dei Dipartimenti, ha comunicato tale decisione ai vertici dell'Accademia Militare già lo scorso ottobre, manifestando al tempo stesso la piena disponibilità a ogni futura interlocuzione».
Ministri all’attacco
Dopo la denuncia di Masiello, la ministra Bernini aveva sentito il rettore dell’Alma Mater, Giovanni Molari: «Non è soltanto una scelta discutibile, ma una rinuncia alla propria missione formativa», aveva commentato, aggiungendo che «non esiste libertà senza sicurezza, e non può esserci sicurezza senza una Difesa preparata e capace di leggere la complessità del nostro tempo».
Dopo il colloquio con il rettore, Bernini aveva parlato con il generale, assicurando «il massimo impegno per rinnovare quanto prima la collaborazione già esistente tra l’Accademia militare di Modena e l’Ateneo bolognese».
Di un timore di una "militarizzazione" dell'Università ha parlato il ministro della Difesa, Guido Crosetto, scrivendo ai professori che «possono stare tranquilli: quegli ufficiali che loro oggi rifiutano sdegnati, oggi, domani e sempre, saranno pronti a difenderli ugualmente, ove e in caso fosse necessario».
Scontro politico
La vicenda è stata alimentata dai commenti politici, con gli esponenti del centrosinistra critici sulla discesa in campo della premier. «Invece di alzare polveroni intimidatori contro l'Università di Bologna al semplice scopo di fare un po' di propaganda dozzinale pur di sviare dai problemi del Paese che il suo governo non riesce ad affrontare – afferma Nicola Fratoianni di Avs – faccia la presidente del consiglio e sostenga piuttosto l'istruzione, gli atenei e la ricerca pubblica sempre più in difficoltà grazie ai mancati interventi proprio del suo esecutivo». Parole cui fanno eco quelle di Alfredo D'Attorre, responsabile università della segreteria del Pd: «È surreale che la presidente Meloni, alla continua ricerca di diversivi rispetto alla sua concreta attività di governo, oggi trovi il tempo e il modo di attaccare l'Università di Bologna», scrive. «Non c'è bisogno – prosegue – che sottolinei l'ovvio, ovvero che sia un fatto positivo che gli allievi ufficiali possano arricchire la loro formazione con un percorso di studi filosofici».
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