Dopo lo scoppio della crisi ucraina, la ministra per l’Università e la ricerca Cristina Messa ha detto di fermare i progetti di ricerca con la Russia e ha chiesto di tenere a distanza gli studenti e i ricercatori. Adesso anche l’Università La Sapienza, il più grande ateneo d’Europa, si è mosso per dare attuazione alle indicazioni ministeriali: il 18 marzo è stata inviata una lettera ai dipartimenti e a tutti i docenti.

La rettrice, Antonella Polimeni, ha firmato il documento che riporta «l’esigenza di considerare» lo stop alle attività di mobilità in presenza collegate a Russia e Bielorussia, dunque agli scambi di studenti, ricercatori e docenti, «per motivi di sicurezza», e la sospensione dei progetti di ricerca attualmente attivi con la Federazione Russa.

Le note

La ministra Messa in una prima nota del 27 febbraio ha usato toni molto netti per «scongiurare l’ipotesi che pur legittime collaborazioni nei settori della ricerca possano fornire involontario sostegno all’azione militare della Federazione russa», nello specifico «anche attraverso lo sviluppo o il trasferimento di tecnologie cosiddette “dual use”». In tale quadro «e nell’ipotesi di ulteriori sviluppi, vi sarò grata per l’indicazione di eventuali progetti in corso con Istituzioni ed Enti russi».

A questa ne è seguita un’altra dell’11 marzo: «Dovranno essere sospesi quei progetti di ricerca in corso con istituzioni della Federazione Russa e della Bielorussia che comportino trasferimenti di beni o tecnologie dual use, ovvero siano altrimenti colpiti dalle sanzioni adottate dall'Unione Europea». Per quanto riguarda le «attività di mobilità collegate ai programmi di doppio titolo e titolo congiunto» ha chiesto di agire «privilegiando al riguardo le attività formative a distanza». Un’azione bidirezionale: per gli studenti russi in rapporti con gli atenei italiani e viceversa.

Durante l’inaugurazione dell’Università di Torino, se da una parte la ministra ha tenuto a lodare il valore internazionale della ricerca, dall’altra ha proseguito dicendo che «l’Europa in questo periodo è particolarmente rilevante per noi, soprattutto in un momento così tragico come quello che stiamo vivendo».

Per questo, ha detto, «abbiamo scelto di stare con l’Europa, abbiamo scelto anche di accettare una serie di provvedimenti che l’Europa ha preso» perché, ha spiegato, «rappresentandoci come Europa  e non come singoli stati membri che possiamo affrontare un pericolo e una guerra così devastante». 

Dal generale al particolare

La mossa conoscitiva dell’Italia è arrivata prima che si muovesse l’Europa, ma la seconda è arrivata dopo che lo stop alla ricerca condivisa lo ha deciso direttamente la Commissione. Il 3 marzo «la Commissione Europea ha dichiarato la sospensione della cooperazione negli ambiti di ricerca, scienza e innovazione con la Russia, in seguito all’invasione dell’Ucraina».

Da allora, non sono più stati realizzati nuovi accordi o contratti con enti russi nel contesto del programma di ricerca Horizon Europe, mentre i progetti in corso di Horizon2020 con la partecipazione di organizzazioni di ricerca russe «sono in corso di revisione». Un posizionamento che ha avuto anche un risvolto anche economico: «È inoltre stata confermata la sospensione dei pagamenti per i contratti già in essere con enti russi, pari a 86 progetti attivi totali per 78 organizzazioni russe».

La reazione della Sapienza

Le diatribe se fosse o no il caso che lo scrittore Paolo Nori tenesse lezioni sullo scrittore russo Fëdor Dostoevskij sono state superate dalla messa in discussione dell’intero comparto della ricerca di cui si parla molto meno. A quanto racconta un docente dell’ateneo romano con esperienza a Mosca che preferisce non esporsi, all’università tira un brutta aria. Nessuno vuole passare per filo putiniano, ma allo stesso tempo la ricerca, che ha una vocazione internazionale, non va d’accordo con l’ipotesi di costruire delle barriere.

Un gruppo di studenti e dottorandi della Sapienza appoggiato dai collettivi universitari presso il dipartimento di Fisica, la facoltà che vanta il premio Nobel Giorgio Parisi, il 7 marzo ha lanciato un appello per la pace e non solo, nel documento finale ha chiesto anche «che si formi una rete di solidarietà con le comunità russe ad alto rischio, dati il crescente isolamento prodotto dalle sanzioni occidentali e l'esclusione da informazione e stampa libera causati dalla repressione putiniana». Dopo aver messo il testo su change.org per invitare altri a firmare, hanno aderito anche il fisico Carlo Rovelli e lo scrittore Christian Raimo.

La Sapienza attualmente non risponde alla domanda se siano stati o no già presi provvedimenti attuativi dopo la lettera di Polimeni, e dunque se gli studenti siano tenuti a distanza o se siano stati bloccati progetti di ricerca. L’ufficio stampa ricorda che «per prima cosa sono stati presi i provvedimenti proattivi», ovvero il sostegno ai docenti e agli studenti ucraini, e in merito alla lettera di Polimeni, specifica che si è trattato «di una comunicazione relativa a una decisione presa dal ministero».

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