A volte, certe vicende drammatiche, come la morte della diciottenne di Genova dopo la somministrazione del vaccino AstraZeneca, servono per fare il punto della situazione e ricostruire il mosaico delle decisioni prese nei mesi scorsi durante la campagna vaccinale.

Uno dei profili sui quali serve interrogarsi sono gli “Open day”, organizzati da diverse regioni per promuovere le vaccinazioni nei riguardi di fasce estese di popolazione.

Gli Open day erano consentiti, sulla base delle indicazioni date dal commissario straordinario per l’emergenza, il generale Francesco Paolo Figliuolo? E fino a che punto? Il tema degli Open day è uno di quelli circa i quali si sono registrate alcune incongruenze nell'operato del commissario: dall'aprire alle vaccinazioni ai quarantenni, salvo ribadire poco dopo che servisse vaccinare prima gli over sessanta, alla conferma del criterio anagrafico per l’ordine vaccinale, salvo derogarlo con la vaccinazione degli abitanti delle isole, ai richiami delle vaccinazioni nei luoghi di vacanza, rispetto ai quali il commissario straordinario si era detto contrario, salvo poi consentire anche questa ipotesi

L'ordinanza di aprile

A fronte di regioni che procedevano in ordine sparso circa le vaccinazioni - soprattutto immunizzando categorie varie, previste in maniera generica nella versione dell’epoca del piano vaccinale - il generale Figliuolo, con un’ordinanza del 9 aprile scorso (n. 6/2021), era intervenuto sul piano vaccinale stesso. 

L’ordinanza disponeva di seguire il criterio anagrafico nelle vaccinazioni, quindi che andassero vaccinate prima persone di età superiore agli 80 anni; persone con elevata fragilità e, ove previsto, familiari conviventi, caregiver ecc.; persone tra i 70 e i 79 anni e, a seguire, quelle tra i 60 e i 69 anni, per queste fasce di età “utilizzando prevalentemente vaccini vaxzevria, già astrazeneca, come da recente indicazione dell’Aifa”. Parallelamente alle persone sopra indicate, cioè con la medesima priorità, doveva essere “completata la vaccinazione di tutto il personale sanitario e sociosanitario”. Dunque, non potevano essere ammesse soluzioni diverse da quelle indicate dal generale con ordinanza, che è un atto vincolante.

Gli Open day

Nonostante la prescrizione del commissario, le regioni avevano cominciato a organizzare Open Day di AstraZeneca. I motivi possono essere individuati nel fatto che le diverse previsioni dell’età indicata per l’uso del vaccino, succedutesi nel corso del tempo, avevano minato la fiducia di molti, e a poco erano valse le rassicurazioni di autorevoli esponenti della scienza. Così gli Open Day, inizialmente rivolti ad appartenenti a fasce anagrafiche “prioritarie”, erano poi stati estesi anche ai più giovani. Eppure, in ossequio all’ordinanza vincolante di Figliuolo, gli Open day non avrebbero potuto essere organizzati, e ciò al di là della raccomandazione di non somministrare il vaccino a chi avesse meno di 60 anni. Ma il commissario straordinario non era intervenuto per pretendere il rispetto delle proprie indicazioni, salvo talora stigmatizzare iniziative “fantasiose” delle regioni.

La lettera del Cts alle regioni

Dopo la morte della ragazza vaccinata con AstraZeneca, il motivo del mancato intervento di Figliuolo sugli Open day è sembrato chiarirsi. Il presidente della Regione Liguria, Giovanni Toti, ha pubblicato su Facebook una lettera inviata dal Cts alle regioni lo scorso 12 maggio.

"Il Cts – si legge nella nota - non rileva motivi ostativi a che vengano organizzate dalle differenti realtà regionali iniziative, quali i vaccination day, mirate a offrire, in seguito ad adesione/richiesta volontaria, i vaccini a vettore adenovirale a tutti i soggetti di età superiore ai 18 anni". Secondo Toti, ora da Roma devono esprimersi “senza ambiguità: ritengono che aumentare le vaccinazioni, e dunque usare anche AstraZeneca di cui abbiamo milioni di dosi, sia necessario per salvare vite umane? E allora si assumano la responsabilità di dirlo chiaramente”.

Può ragionevolmente reputarsi che il commissario straordinario fosse informato della lettera del Cts alle regioni, e ciò spiegherebbe anche il suo silenzio circa gli Open day delle regioni stesse. Ci si chiede, tuttavia, come un'ordinanza prescrittiva e vincolante abbia potuto essere derogata con una lettera del Cts. Sarebbe servita quanto meno un'altra ordinanza di Figliuolo, volta a dare indicazioni diverse da quella precedente. Ma ormai è noto che, dall'inizio della pandemia, sussistono problemi con le fonti giuridiche.

La perentorietà di Speranza

Dunque, nella valutazione del tema Open day si intrecciano due piani diversi: da un lato, il mancato rispetto del criterio anagrafico, vincolante fino al 3 giugno scorso, quando il generale ha aperto alle vaccinazioni per ogni fascia di età, ma derogato con una lettera del Cts; dall'altro, la raccomandazione non vincolante di somministrazione del vaccino AstraZeneca solo agli over 60.

Nel corso della conferenza stampa sulla campagna vaccinale e sull’andamento epidemiologico, l'11 giugno scorso, il ministro della Salute, Roberto Speranza, ha affermato che “le raccomandazioni del Cts saranno dal Governo tradotte in modo perentorio, quindi non solo come raccomandazione”. Il ministro ha aggiunto che “l’Ema, sin dall’inizio, nelle sue indicazioni ha fatto riferimento alla necessità anche di adeguare la campagna di vaccinazione al tasso di circolazione virale”. Ora il livello è “medio”, ciò “evidentemente impatta sul rapporto costo-benefici e quindi rende necessario anche l’adeguamento della campagna”, ha aggiunto il ministro, dando così la spiegazione delle nuove indicazioni.

La perentorietà dichiarata da Speranza appare quanto meno tardiva. Non doveva già essere reputata perentoria l'ordinanza sui criteri anagrafici nell'ordine vaccinale? E perché non rendere perentoria già prima la raccomandazione sull'uso di AstraZeneca solo agli over 60, se c'erano rischi apprezzabili per tutti gli altri? E se i rischi non c'erano, perché mutare ora i criteri di somministrazione, senza che vi siano nuove evidenze di rischiosità? 

Il tempismo nell'adeguamento delle prescrizioni, dopo la morte della ragazza di Genova, giustificato in conferenza stampa con le mutate condizioni epidemiologiche, come detto, potrebbe creare maggiori diffidenze di quante non ce ne fossero finora. La campagna di comunicazione sulle vaccinazioni, forma e sostanza, continua a lasciare perplessi. Eppure, è un elemento chiave. Peccato che ancora non lo si capisca.

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