«La campagna vaccinale ha un ritardo innegabile. Raggiungere l’immunità di gregge a fine anno ormai è impossibile». A dirlo, in un'intervista al Corriere della Sera, è Fabio Ciciliano, segretario del Comitato tecnico scientifico.

«Al momento», spiega, «sia l’Italia sia gli altri paesi dell’Ue hanno una riduzione delle forniture da parte delle aziende farmaceutiche produttrici dei vaccini. Con questa distribuzione disomogenea la campagna non potrà fare altro che subire l’andamento schizofrenico delle consegne. E questo impedirà una regolare organizzazione, soprattutto quando inizierà la vaccinazione di massa che deve prevedere una imponente pianificazione logistica, diversa per i territori ad alta concentrazione di popolazione rispetto alle aree a minore densità».

Secondo Ciciliano, sarebbe importante puntare sulla Protezione civile: «In passato questa preziosa risorsa ha consentito il superamento delle grandi crisi nazionali e ha contribuito fortemente a gestire le maggiori emergenze in territorio straniero. Nella gestione della pandemia non è stata protagonista nel management dell’emergenza come ci si aspettava. Tutti noi speriamo in un ripensamento, soprattutto per la gestione di questa epocale emergenza pandemica senza precedenti».

Sul fronte dell’immunità di gregge precisa: «Si raggiunge quando circa il 70 per cento della popolazione risulta vaccinata. Se lasciamo da parte la fascia di età dei giovani fino a 16-18 anni, ora esclusa, significa che dovremo vaccinare circa 42 milioni di adulti nel più breve tempo possibile, anche per ridurre la circolazione delle varianti virali. Un’impresa ciclopica oserei dire, anche perché le organizzazioni regionali approcciano il problema con grande disomogeneità. È imperativo che la distribuzione diventi regolare e poi bisogna procedere come con i tamponi, allestendo drive in nelle città e ovunque sia possibile».

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