L’8 aprile, il dottor Paul Burton, direttore sanitario dell’azienda americana Moderna, ha rilasciato una intervista al quotidiano inglese Guardian in cui ha dato un annuncio roboante: milioni di vite potranno essere salvate da un insieme di nuovi rivoluzionari “vaccini” contro una gran varietà di malattie -- dal cancro alle malattie cardiovascolari e autoimmuni – che saranno pronti entro l’anno 2030.

Gli studi preliminari su questi vaccini, ha proseguito Burton, si stanno dimostrando “straordinariamente promettenti”, e alcuni ricercatori sono giunti ad affermare che grazie al successo dei vaccini anti Covid, in soli 12-18 mesi la scienza ha fatto progressi che in tempi normali avrebbero richiesto 15 anni. Parlando della sua azienda, Burton ha detto che Moderna sarà in grado di offrire trattamenti contro “ogni sorta di malattie” in meno di cinque anni.

La sua azienda ha ottenuto uno straordinario successo scientifico e di mercato nel corso degli ultimi tre anni, avendo creato uno dei due vaccini anti-Covid di maggiore successo, assieme a quello prodotto dalla multinazionale svizzera Pfizer, e ora sta sviluppando vaccini contro il cancro diretti contro svariati tipi di tumore. Burton ha affermato: «Avremo il vaccino per il cancro e sarà altamente efficace e salverà molte centinaia di migliaia, se non milioni di vite. Penso che saremo in grado di offrire vaccini contro il cancro personalizzati contro molti tipi di tumore diversi a persone di tutto il mondo».

E la rivoluzione di questi vaccini sarà basata sulla nuova tecnologia a Rna che Moderna ha contribuito a mettere a punto, come indica anche il nome stesso della multinazionale, che contiene la parola magica Rna: “ModeRna”. A dire la verità, le affermazioni di Paul Burton sono francamente esagerate: anche se la tecnologia dell’mRna costituisce davvero una rivoluzione, non sarà mai e poi mai in grado di curare tutte le malattie. Per capirlo, bisogna spiegare un po’ cosa sono questi “vaccini”, che in realtà non sono veri vaccini, come funzionano le nostre cellule e il nostro sistema immunitario, e in cosa consistono queste malattie, in special modo il cancro.

All’interno di ogni nostra cellula c’è il nucleo, che contiene i cromosomi, ognuno dei quali è formato da un lungo filamento di Dna a doppia elica costituito da una sequenza di tanti mattoni in fila chiamate basi azotate, che sono Guanina (G), Adenina (A), Citosina (C) e Timina (T). Nel loro insieme i cromosomi costituiscono il genoma della cellula perché i filamenti di Dna contengono i cosiddetti “geni” per la sintesi delle proteine.

Funziona così: speciali enzimi usano il filamento di Dna come stampo per produrre un filamento di Rna messaggero (mRna), che è composto anche esso delle basi azotate identiche a quelle del Dna, solo che al posto della Timina (T) c’è l’Uracile (U). L’mRna migra fuori dal nucleo nel citoplasma della cellula, e qui da speciali organuli chiamate ribosomi viene tradotto in proteine, le quali regolano il funzionamento delle cellule. Se io riesco a iniettare un mRna dentro ad una cellula umana io posso istruire quella cellula a produrre la proteina che voglio io.

Gocce di grasso

Molte malattie dell’uomo sono causate da errori del Dna chiamati mutazioni, che generano mRna sbagliati, che a loro volta producono proteine malfunzionanti le quali sono causa delle malattie. Se io riesco a iniettare l’mRna “corretto” e “sano” dentro a una cellula, io posso istruire quella cellula a produrre proteine sane anche se nel Dna di quella cellula il gene di quella proteina è “sbagliato” e “malato”.

Però, mentre il Dna è resistente e dura per tutta la vita di quella cellula, l’Rna è una molecola instabile che viene degradata da speciali enzimi presenti nel citoplasma e scompare in pochi minuti, perché se questo non accadesse la cellula continuerebbe a produrre proteine all’infinito e si riempirebbe di esse fino a scoppiare. Il primo ad avere l’idea di iniettare l’Rna dentro le nostre cellule per far loro produrre le proteine che voleva fu Robert Malone. Nel 1987, quando era ancora uno studente al Salk Institute di La Jolla, in California, Malone compì un esperimento che rimase nella storia: mescolò molecole di Rna messaggero a microscopiche goccioline di grasso, e poi versò quella specie di zuppa su colture di cellule umane, le quali assorbirono l’Rna e cominciarono a produrre le proteine codificate da quell’Rna. Malone intuì il grande potenziale della sua scoperta: se le cellule possono creare proteine da un Rna iniettato dentro di esse, scrisse, «è possibile usare l’Rna come farmaco».

Ma c’era un problema: negli anni Novanta, Katalin Karikó e Drew Weissman, due scienziati della Pennsylvania University di Philadelphia che stavano cercando di sviluppare un vaccino a Rna contro l’Aids, osservarono che se l’Rna veniva iniettato nei topi da esperimento scatenava una massiccia risposta infiammatoria cellulare che degradava quell’mRna facendolo scomparire in pochi minuti e portava quegli animali alla morte, e quindi non poteva essere usato per un vaccino umano.

Però, scoprirono che se l’uracile dell’Rna veniva sostituito con un’altra molecola chiamata pseudo-Uridina, l’Rna iniettato nel topo diventava innocuo, quindi si poteva usare anche nell’uomo. Non è un caso che poi la Karikò sia stata assunta dalla Biontech – la compagnia concorrente di Moderna che si è alleata con la Pfizer - per sviluppare il vaccino anti Covid. Fino a poco tempo fa, la tecnologia a Rna non aveva trovato applicazioni pratiche. Poi, sono arrivati i vaccini contro il Covid. Moderna e Pfizer-Biontech sono riuscite a produrre i due vaccini a Rna che sono i più efficaci contro il coronavirus.

I vaccini a Rna contro il Covid sono costituiti da goccioline di lipidi ognuna delle quali contiene migliaia di copie dell’Rna messaggero che codifica la proteina spike del coronavirus: quando il vaccino ci viene iniettato nel braccio, le goccioline di grasso si fondono con la membrana lipidica delle nostre cellule vicine al sito di inoculazione e iniettano al loro interno le molecole di Rna; in particolare si fonde con la membrana lipidica di certe nostre cellule immunitarie specializzate che assorbono l’Rna messaggero si mettono a produrre la proteina spike del coronavirus, poi la espongono sulla loro membrana esterna, i nostri linfociti B e T la riconoscono come estranea e imparano ad attaccarla, e così attaccheranno anche il vero coronavirus qualora infettasse il nostro corpo.

Parlando del futuro della tecnologia e Rna, il dottor Burton di Moderna ha commentato: «Penso che quello che abbiamo imparato nei mesi recenti è che se anche pensavamo che l’mRna fosse utile solo contro le malattie infettive o solo contro il Covid, noi ora abbiamo le prove che non è affatto così. Può essere applicata a tutti i tipi di malattie. Noi lavoriamo sul cancro, le malattie infettive, le malattie cardiovascolari, le malattie autoimmuni e le malattie rare. Stiamo facendo studi in tutte queste aree, e mostrano tutti risultati straordinariamente promettenti».

E allora esaminiamoli per bene questi risultati straordinari. Soltanto quattro mesi fa Moderna e MSD – meglio nota col nome Merck- hanno diffuso i dati di uno studio preliminare su una terapia composta da vaccino a mRna personalizzato combinato con un anticorpo monoclonale contro il melanoma. Cosa significa? Normalmente le nostre cellule crescono senza moltiplicarsi all’impazzata perché una serie complessa di proteine, codificate dal loro Dna, le tiene sotto controllo. Alcune di queste proteine di controllo, che vengono esposte sulla membrana esterna, alle cellule vicine soprattutto alle nostre cellule immunitarie mandano il segnale “questa è una cellula sana”.

Ma talvolta una nostra cellula sviluppa mutazioni nei geni che codificano quelle proteine di controllo, e comincia a moltiplicarsi all’infinito dando origine a una massa di cellule impazzite. Le cellule impazzite espongono tutte sulla loro membrana esterna le proteine mutate, così le nostre cellule immunitarie capiscono che quelle cellule sono malate e cominciano ad attaccarle. Molto spesso, però, le cellule impazzite si replicano a un ritmo così elevato, oppure iniziano a produrre proteine ingannevoli – cioè che anche se la cellula è malata mandano il segnale «questa è una cellula sana, non attaccatela» - che alla fine si diffondono invadendo i tessuti circostanti: così nasce il cancro. Ogni essere umano purtroppo sviluppa un tipo di cancro diverso perché ogni cellula che ha dato origine a quel cancro possiede un set di mutazioni specifico che corrispondono a una serie di proteine di membrana mutate specifiche.

Valore in borsa

Cos’hanno fatto Moderna e MSD? Hanno preso 157 pazienti ai quali era stato rimosso chirurgicamente un melanoma in stadio avanzato con alto rischio di recidive, e li hanno sottoposti a una terapia combinata. Gli scienziati di Moderna hanno preso il melanoma di ogni paziente, hanno studiato quali proteine mutate – chiamate neoantigeni- esprimeva sulla sua membrana, e hanno prodotto un vaccino personalizzato contenente l’mRna che codificava fino a 34 dei neoantigeni di quel melanoma. Una volta iniettato, questo vaccino personalizzato istruisce le cellule immunitarie di quel soggetto a reagire in maniera più efficace contro il “suo” melanoma. Gli scienziati di MSD, invece, hanno sviluppato un anticorpo monoclonale – chiamato Pembrolizumab e messo in commercio col nome Keytruda – il quale è diretto contro una proteina prodotta dal melanoma chiamata PD-1, che manda il segnale “questa è una cellula sana”, inganna le cellule immunitarie, e le convince a non attaccare quella che in realtà è una cellula cancerosa.

I ricercatori di moderna e MSD hanno trovato che la terapia con il vaccino personalizzato associato all’anticorpo monoclonale in questi pazienti con melanoma rimosso chirurgicamente ha ridotto il rischio di recidiva o di morte del 44 per cento. Nel mese di febbraio, la Fda ha concesso a questo trattamento la classificazione di “Breakthrough Therapy” per accelerarne lo sviluppo. Però, capite bene che si tratta di una sperimentazione molto piccola su un gruppo molto specifico di pazienti – tra l’altro non ancora pubblicata su una rivista scientifica - e che siamo molto lontani dal trovare una terapia per tutti i tipi di cancro.

E ma l’Rna come abbiamo detto può essere iniettato dentro le cellule per indurle a produrre proteine specifiche. Per esempio, Moderna ed AstraZeneca stanno collaborando per sviluppare una terapia a base di Rna per prevenire o curare l’infarto. Gli scienziati di queste due case farmaceutiche hanno prodotto un mRna che codifica una proteina chiamata Vascular Endothelial Growth Factor-A (Vegf-A) - cioè fattore di crescita per l’endotelio vascolare A. Se iniettato direttamente nel cuore, questo mRna potrebbe indurre la crescita di nuovi vasi sanguigni che andrebbero a vascolarizzare meglio un miocardio sofferente. Un piccolo studio preliminare ha mostrato risultati promettenti, però c’è un problema: una volta iniettato dentro una cellula dopo poco tempo l’Rna viene degradato, e perciò le proteine da esso codificate non vengono più prodotte e il suo effetto svanisce. Bisognerà effettuare continue iniezioni di Rna per avere una terapia efficace? Funzionerà davvero?

La stessa obiezione si potrebbe muovere per tutte le terapie in cui si inietta Rna dentro alle cellule per riparare i danni di un Dna mutato: visto che l’Rna viene degradato velocemente, i suoi effetti potrebbero essere molto limitati nel tempo, e la terapia potrebbe essere inefficace.

E allora perché il dottor Paul Burton ha annunciato in pompa magna che l’Rna sarà la rivoluzione del futuro? Intendiamoci: l’Rna potrà davvero guarire diverse malattie, ma certamente non tutte, e molto probabilmente non curerà il cancro. Forse una spiegazione c’è, ed è più economica che scientifica.

Mercoledì 22 marzo Moderna aveva annunciato che, finita l’emergenza, avrebbe messo in commercio il suo vaccino anti Covid al prezzo astronomico di 130 dollari per dose, mentre finora l’aveva venduto al governo americano al prezzo calmierato di soli 15-26 dollari a dose. Questa decisione aveva suscitato lo sdegno dell’opinione pubblica americana e anche di Wall Street, difatti il valore delle azioni di Moderna era precipitato nei giorni successivi.

Vuoi vedere che quell’annuncio esagerato e con scarse giustificazioni scientifiche in realtà serve a Moderna per riguadagnare un po’ di reputazione, e soprattutto un po’ di valore in borsa?
 

© Riproduzione riservata