500 mila dosi di vaccino anti-influenzale non arriveranno mai negli studi medici del Lazio. Tanto che la Regione ha già diffidato la casa farmaceutica Sanofi-Pasteur che si era aggiudicata una commessa da 1,4 milioni di dosi. Così, nonostante, l'assessore alla Salute, Alessio D'Amato, da giorni sbandieri i dati di una campagna vaccinale senza precedenti, i problemi per i cittadini, impauriti dalla pandemia sono ben altri.

Dietro ai proclami ci sono centinaia di medici di base che non riescono a vaccinare i propri pazienti anche anziani o con fragilità. I dati li ha forniti proprio l'assessore rispondendo ad un'interrogazione del Consigliere di Fratelli d'Italia, Antonello Aurigemma, dall'oggetto eloquente "criticità distribuzione vaccini anti-influenzale", nella quale si chiedevano chiarimenti rispetto ad una notizia stampa di un lotto di vaccini bloccati alla dogana dell'aeroporto di Fiumicino perché risultati non sicuri. Domani ha chiesto chiarimenti al Ministero della Sanità e all'Usmaf di Fiumicino (Ufficio sanità marittima, aerea e di frontiera), l'ufficio preposto a questo genere di controlli, senza ricevere risposte.

D'Amato ha sintetizzato che a fronte delle 2,4milioni di dosi acquistate, ne sono state distribuite 1,558 milioni, ma somministrate solo 1,2 milioni. Un record se confrontati con i 900 mila dell'anno scorso, quando però non c'era il Covid a spaventare migliaia di cittadini. La corsa al vaccino quest'anno non è dovuta tanto alla buona amministrazione, ma alla paura concreta per un virus insidioso e la consapevolezza che essere vaccinati, almeno per l'influenza, possa essere un aiuto per la diagnosi veloce della malattia. Invece, così, anche uno starnuto diventa oggetto di psicosi.

Al momento attuale il Lazio può contare su 1,9 milioni di dosi per una popolazione complessiva di circa 5,8 milioni di abitanti e la campagna vaccinale sta per concludersi, anche se l'assessore D'Amato nella risposta rassicura "il picco influenzale ci fu nella quinta settimana da inizio anno, la prima di febbraio. I nostri tecnici ci dicono che grosso modo quest'anno dovrebbe coincidere con lo stesso andamento dello scorso anno". Come a dire, c'è ancora tempo. Tra i tanti rimasti in attesa, ci sono soprattutto gli anziani.

Alla Asl Roma 2, Giuseppe, 80 anni aveva un appuntamento lo scorso 10 novembre, poi cancellato dal proprio medico di famiglia che da quel giorno non si è fatto più sentire. Idem per Ottavio, 67 anni e 4 by-bass, anche lui critico "per tre anni mi sono vaccinato senza problemi e quest'anno che sarebbe stato ancora più importante, ancora nulla". Graziano, alla Garbatella, non ha ancora compiuto 40 anni, ma è affetto da Sla e del vaccino anche lui avrebbe diritto in quanto soggetto fragile, ma per ora niente. E come queste ce ne sono centinaia di storie che si sommano alla beffa di una lettera della regione che in questi giorni sta raggiungendo gli indirizzi dei cittadini laziali per ribadire l'importanza della campagna vaccinale. "Mi hanno convinto a vaccinarmi, ma la stanno rendendo una corsa a ostacoli. E' imperdonabile da parte delle istituzioni questo atteggiamento e soprattutto non fa che denigrare i cittadini" racconta amareggiato Danilo che seppure in buona salute ha superato i 70 anni da un pezzo. Come se ci fosse da convincerli i cittadini.

Poi, c'è l'ulteriore presa in giro. Gli over 65, a cui spetta di diritto la somministrazione del vaccino da parte dei medici di base, se volessero accorciare i tempi, non possono acquistare privatamente la propria dose. Ma tanto anche nelle farmacie le cose non è che vadano meglio. Finora nelle 1445 farmacie laziali sono arrivate circa 112 mila dosi e i farmacisti oggetto di continue richieste non possono che allargare le braccia. A Rieti, Giorgia si è vista restituire i soldi dal proprio farmacista di fiducia dopo settimane di attesa.

Lucia invece, a Latina, ha preferito lasciare il suo vaccino alla mamma ultrasessantenne che da settimane aspetta una chiamata dal proprio medico di famiglia per avere un appuntamento. Insomma la campagna vaccinale va a singhiozzo e in alcuni municipi, come il VII e il IX, le cose sembrano andare anche peggio. I cittadini si sfogano in un lunghi post Facebook, rispondendo agli avvisi della pagina "Salute Lazio", organo ufficiale della regione, raccontando le proprie difficoltà fatte di appuntamenti saltati, genitori cardiopatici, malati oncologici che attendono, interminabili telefonate alla Asl solo per prendere la linea, perché ci tengono tutti a dire che non basta dire quanto "siamo stati bravi", se migliaia di cittadini attendono dopo due mesi di campagna vaccinale una risposta chiara al perché non ci si riesce a vaccinare, nonostante l'assessore dica che va tutto bene e le lettere che arrivano a casa, che raccontano un mondo che non c'è nella realtà. Farmacisti, medici di base non sanno più a che santo appellarsi di fronte alla richieste dei propri pazienti e il consigliere Aurigemma conferma "gli stessi medici che ho incontrato mi raccontano che non riescono neppure a prendere la linea per parlare con le Asl che sono già intasate nella gestione dell'emergenza. Consideri che ho avuto il covid, la Asl mi ha chiamato 10 giorni dopo che ero tornato negativo. Forse non era il caso affidargli anche la gestione dei vaccini anti-influenzali".  

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