Ieri è stato vaccinato un primo gruppo della Nazionale di calcio italiana: «Ci sembra iniquo che i calciatori e gli sportivi sì e gli attori, i danzatori e i musicisti no», dice con forza Filippo Fonsatti, vicepresidente dell’ Associazione generale italiana dello Spettacolo (Agis) e presidente di Federvivo che riunisce tutto, dalle produzioni teatrali a quelle musicali. «Sollecitiamo il ministro della Cultura, Dario Franceschini, a intervenire in questo senso per le ragioni del nostro comparto, che va sostenuto in questa fase di rilancio: il sostegno più tangibile è mettere in sicurezza i lavoratori». Agis, Federvivo, Anfols, e Assomusica hanno scritto un appello congiunto.

Fonsatti è direttore del teatro stabile di Torino: «Noi abbiamo riaperto il primo giorno, il 26 aprile, con tre produzioni. Il pubblico sta rispondendo con entusiasmo, le sale sono spesso esaurite», tenendo sempre presente che si tratta di numeri contingentati, specifica. Quindi al 50 per cento fino a un massimo di 500 posti: «La Scala ad esempio, da duemila posti, può essere riempita a un quarto della capienza». Comunque, commenta, la risposta del pubblico «è sorprendente».

Il rientro in piena operatività non li ha colti alla sprovvista, anzi. I teatri hanno continuato a lavorare senza pubblico: «L’unico reale periodo di chiusura è stato marzo e aprile dell’anno scorso». Molti si sono occupati di mettere in scena spettacoli per lo streaming, ma anche immaginando che sarebbe arrivato il giorno della riapertura, non hanno smesso di provare: «C’è una norma che impone che gli artisti vengano sottoposti a tampone ogni 72 ore. Bisogna considerare che ci sono teatri che hanno 300 dipendenti che devono fare il test: 600 tamponi a settimana, da moltiplicare per diversi mesi: alla fine dell’anno sono centinaia di migliaia di euro».

E anche qui però c’è un’altra disparità di trattamento, visto che «il decreto Sostegni Bis, in via di definizione, prevede un fondo da 61 milioni di euro per le società sportive professionistiche e dilettantistiche iscritte al Coni. Perché allo sport e non allo spettacolo dal vivo? Da mesi chiediamo un intervento di questo tipo, diamo per scontato che si faccia se l’intenzione reale e riattivare il consumo culturale».

Allo stesso modo da mesi, racconta, il settore chiede di essere inserito tra le categorie prioritarie per il vaccino.

I lavori senza mascherina

I giocatori della Nazionale di Roberto Mancini hanno ricevuto la prima dose di vaccinazione negli ospedali Lazzaro Spallanzani di Roma e Irccs Humanitas di Rozzano (Milano): «Attesa la rilevanza internazionale rivestita da Euro 2020, sentita la Figc e concorde il ministero della Salute – ha fatto sapere la Federazione italiana gioco del calcio in una nota - la struttura di supporto commissariale per l'emergenza Covid-19 presso la presidenza del Consiglio dei ministri ha autorizzato la vaccinazione in priorità dei calciatori facenti parte della delegazione della Nazionale italiana di calcio che prenderà parte a giugno al Campionato Europeo». Questa prima dose era riservata solo ai calciatori, quindi non c'era il ct Mancini.

A Roma erano presenti i giocatori delle squadre del Centro-Sud, capitanati da Ciro Immobile della Lazio: «Un grazie al governo e alla Figc per questa opportunità», ha detto Immobile. «Siamo rimasti stupiti e vogliamo essere un esempio, speriamo che presto tutti potranno vaccinarsi perché è importante».

La categoria dello spettacolo non contesta il vaccino agli azzurri: «Come non si può giocare a calcio con i dispositivi di protezione, il buon senso dovrebbe dare per scontato che i musicisti, i danzatori e gli attori dovrebbero essere vaccinati con le stesse tempistiche degli atleti». E proprio perché capiscono «perfettamente il vaccino per loro, non capiamo perché non dovremmo essere vaccinati anche noi». Finora ci si è concentrati sulla sicurezza del pubblico: «Ma è nel golfo mistico – ovvero la buca d’orchestra – che si nascondono le insidie, dove stanno ammassati i musicisti, mentre in platea si può stare distanziati» prosegue Fonsatti.

Ogni categoria lavorativa ha diritto a chiedere sicurezza, ma sul perché partire proprio da loro e non da altri risponde: «Noi non possiamo stare distanziati con la mascherina a più di un metro. Un attore, o un musicista a fiato, una cantante d’opera, possono? Qui non si tratta di snobismo culturale: come si potrebbe fare una scena d’amore di Romeo e Giulietta con la mascherina e a distanza di due metri?».

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