È stato veloce come nei giorni migliori e ha subito spazzato via una suspense che non c’era. Valentino Rossi lascia le corse a fine stagione e lo ha comunicato nel modo diretto che lo ha caratterizzato dal giorno in cui è diventato un personaggio pubblico.

Nessuna sorpresa su questo, poiché nel momento stesso in cui ha indetto la conferenza stampa a Spielberg (la sede austriaca dove si correrà la prossima tappa del Moto Gp, sul circuito della Red Bull) era chiaro quale fosse la notizia da dare. Piuttosto la notizia inattesa sta nel fatto che Valentino lascia la moto ma non la velocità. Si limita a uscire dal mondo delle due ruote, ma quando ancora non ha terminato di farlo accarezza già la seconda vita sulle quattro ruote.

Darà corso a un altro grande amore sportivo che fin qui era stato necessario sacrificare per dedicarsi integralmente alla moto. Evidentemente non può stare senza il brivido della pista. Dunque dal 2022, salvo novità, lo vedremo sui circuiti automobilistici, impegnato in una categoria che ancora non conosciamo. Ma per i suoi fan è già sufficiente sapere che Valentino non si consegna a una vita da pensionato. Dovranno soltanto abituarsi a vederlo dentro un abitacolo anziché sul sellino e scoprire che effetto fa.

Quanto alla restante metà della stagione motociclistica attuale, ha detto una cosa opportuna il giornalista ed ex atleta Giacomo Crosa intervenendo sulle frequenze di Radio sportiva, nei minuti in cui la notizia del ritiro si accampava nel territorio dei trending topics: ogni gara da qui alla fine della stagione sarà per Valentino una parata d’onore. E resta da vedere se lui, animato da quell’inesausto spirito competitivo che lo porta a passare da un campo all’altro della velocità, accetterà di buon grado questo stato da quasi ex. A occhio, ci pare che ne farebbe volentieri a meno.

Prima e dopo di lui

Il suo ritiro segna la fine di un’epoca. E mai come in questo caso la formula non è a rischio di uso banalizzante. Perché davvero Valentino Rossi ha cambiato il mondo delle moto e di ciò è consapevole anche chi avesse trovato discutibili molte delle sue uscite pubbliche. Comprese quelle dei giorni in cui venne pizzicato dal fisco italiano e azzardò giustificazione che gli valsero soltanto una macchia sull’immagine pubblica.

L’arrivo di Valentino è stato per il mondo delle moto un fattore di potente innovazione sotto molti punti di vista. E se fra i tanti si deve scegliere quello che più ha inciso, la scelta cade sull’aspetto comunicativo. Sotto questo profilo si può dire con certezza che il circus del motociclismo sia caratterizzato da un prima e un dopo Valentino Rossi. Difficilmente si troverà un altro campione delle moto capace di raggiungere livelli così alti sia in termini di risultati agonistici che di performance da puro istrione. Si tratta di un’innovazione culturale dall’impatto profondo, alla quale nel corso degli anni abbiamo fatto l’abitudine e che perciò abbiamo normalizzato.

Dunque bisogna tornare con la mente ai giorni dei suoi esordi, e poi scorrere la pellicola della memoria lungo i primi anni della sua ascesa, per tornare a apprezzare quale ventata di novità abbia portato la sua figura pubblica nel mondo del motociclismo. Che non si è mai fatto mancare figure di pirati, di romantici e di generosi lunatici. Ma fin lì non aveva conosciuto la spensieratezza quasi sfottente del ragazzo figlio di quel pezzo d’Italia al confine tra le Marche e la Romagna. Il suo impatto è stato dirompente, ha diffuso un senso di leggerezza che sulle prime ha spiazzato e creato non soltanto consensi ma anche perplessità. Ma che poi si è affermato per contagio anche perché in pista il ragazzo dimostrava di essere il più forte. Era mica solo chiacchiere e mattane, portava anche a casa i risultati e inanellava titoli mondiali in tutte le categorie.

Ha mostrato anche una certa furbizia nel costruire quei dualismi che tanto appassionano il pubblico. Il primo, che rimane anche il più epico, è stato quello con Max Biaggi. Che si è visto tirato dentro a una rivalità di cui proprio non capiva il motivo. Ma chiamato con insistenza a duellare, gli è toccato rispondere. In fondo fra i due si stava consumando un passaggio di testimone, per quanto alcuni momenti di quella rivalità siano stati poco edificanti. Giusto nei giorni scorsi Biaggi ha rievocato quel periodo nel corso di un’intervista rilasciata a Motosprint, lasciando intendere che quella contrapposizione ormai si è raffreddata e andrebbe storicizzata. Non immaginava che l’ex duellante fosse sul punto di dare il passo d’addio.

L’eterno ragazzo

Il passaggio della conferenza stampa che più ha destato impressione è quel riferimento ai trent’anni trascorsi sulle piste. Che certo inglobano anche il periodo in cui era poco più di un bambino, ma comunque sono una cifra che spiazza. Il fatto è che siamo abituati a pensarlo ragazzo, ma poi guardiamo i dati anagrafici e scopriamo che lo scorso febbraio il ragazzo ha compiuto 42 anni. Invecchia anche lui, pure in termini agonistici. E gli ultimi risultati, lontanissimi dai suoi standard, hanno sollecitato da più parti l’appello a lasciar perdere, a non buttar via sé stesso con un declino lungo e indegno del suo splendore. Alla fine lo ha capito anche lui e onestamente ha confessato che due anni fa non aveva avuto la forza di smettere. Adesso ha trovato la serenità che serviva. Si lascia alle spalle un ambiente che molto gli deve e che difficilmente troverà un’altra figura così. Senza Valentino Rossi sarà un altro motociclismo.

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