Cosa hanno in comune professionisti, manager della sanità, imprenditori in rapporti con il comune di Salerno, la regione Campania e perfino una scuola per bambini? Sono tutti finanziatori della campagna elettorale di Piero De Luca, figlio del presidente della regione Vincenzo.

«Abbiamo creduto a un deputato del territorio, ma non ripeteremo quell’esperienza», dice Diana Sardone, preside della scuola paritaria Rosa Agazzi, che ha versato mille euro per favorire l’ascesa dell’esponente del Pd, eletto deputato nel 2018 nonostante la sconfitta nel collegio uninominale di Salerno. Un’elezione resa possibile dal fatto che De Luca era stato inserito nel listino bloccato, a Caserta, in quota Matteo Renzi.

Il primogenito del potentissimo presidente della regione Campania aveva affrontato la sfida grazie ai contributi di cittadini e aziende, tutti regolarmente versati e rendicontati come prevede la legge. Un totale di 105mila euro. Il candidato ne ha spesi poco più della metà, 54mila, per sostenere i costi della campagna elettorale. Gli altri 50mila euro sono stati girati al Partito democratico provinciale di Salerno. E di sicuro una scuola che finanzia la politica è un evento unico, “miracoli” di una casata, quella dei De Luca, per cui nulla appare impossibile.

Dimmi i nomi

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Ma chi sono i finanziatori del deputato figlio d’arte?

Nelle carte dell’indagine giudiziaria che ha portato ai domiciliari Nino Savastano, già assessore e consigliere regionale, fedelissimo del presidente campano, spunta anche il nome di Piero che con il ras delle cooperative Fiorenzo, detto Libero, Zoccola non ha buoni rapporti.

Zoccola si giustifica per le continue proroghe concesse alle sue cooperative: «Le proroghe dipendevano dalla cattiva gestione del comune: dall’errore di De Luca (Vincenzo ndr) che ha dato la gestione al figlio Piero e al suo “cerchio magico”».

Magici o no, cerchi o no, Piero De Luca, a Salerno, è un riferimento che ha in mano il sistema di relazioni e potere ereditato dal padre. Domani ha consultato l’elenco depositato dal parlamentare alla Camera. Tra i soggetti che hanno finanziato la sua campagna elettorale c’è gran parte della buona borghesia salernitana. 

Contattato, il deputato Pd non ha risposto, ma il suo ufficio stampa ha inviato una nota nella quale si ribadisce la correttezza e la trasparenza di ogni passaggio: dalla raccolta dei contributi fino all’erogazione al partito dei fondi non spesi.

Nessuno lo aveva messo in dubbio, abbiamo solo chiesto senza ottenerlo un commento sull’opportunità di ricevere fondi da società e soggetti in rapporti con la pubblica amministrazione. 

Dal mare alla clinica

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Nell’elenco dei finanziatori c’è l’impresa Gallozzi shipping limited srl che ha versato 5mila euro. Il gruppo, che si occupa di trasporto marittimo, è di proprietà dei fratelli Gallozzi che con la loro holding controllano la società Marina d’Arechi che gestisce l’omonimo porto turistico.

Tra i soci di minoranza di Marina d’Arechi, inizialmente, c’era anche Invitalia, l’agenzia per lo sviluppo di proprietà del ministero dell’Economia. «Sta cambiando la storia di Salerno e dell’Italia, quel porto, Marina d’Arechi, è qualcosa di sconvolgente», diceva nel 2011 Vincenzo De Luca che di recente ha inaugurato il salone nautico in compagnia proprio di Agostino Gallozzi. 

Sulle opere realizzate non sono mancate polemiche da parte delle associazioni ambientaliste ma va registrata anche la mancata costruzione del ponte previsto nel progetto originario firmato dall’architetto Santiago Calatrava. La società ha in concessione dal comune un arenile e ha ottenuto, lo scorso settembre, l’estensione temporale dell’uso della concessione.

 «Abbiamo investito 85 milioni di euro di capitali interamente privati, abbiamo realizzato il porto turistico e sul ponte così come sul progetto immobiliare è in corso un tavolo con la regione visto che attendiamo la bonifica di un’area pubblica, quella di Salerno est. Questioni che devono incrociarsi. Abbiamo avviato il percorso con la giunta Bassolino, poi la concessione è arrivata con la giunta Caldoro e ora discutiamo con questa giunta l’ultima fase. Il contributo? Si tratta di un minimo segno di presenza», chiarisce Agostino Gallozzi che ha avuto un nipote candidato, non eletto, nelle liste a sostegno del sindaco uscente Enzo Napoli, deluchiano doc.

Nell’elenco ci sono anche società del settore sanitario. A partire dal centro radiologico Verrengia che ha versato 2mila euro. Il centro si occupa di analisi e radiografia. «La regione Campania ha fatto un’opera degna di merito che riconosciamo al nostro presidente», diceva il titolare Domenico Verrengia lo scorso settembre.

Il riferimento è all’impegno di De Luca padre per sbloccare i fondi finalizzati a garantire visite ed esami in convenzione presso le strutture private accreditate con il sistema sanitario nazionale.

«De Luca (Vincenzo, ndr) ha cambiato completamente Salerno, è una persona di altissimo livello, ma lei chi è? Io sto lavorando, ora chiamo il colonnello dei carabinieri di Salerno», dice Verrengia che non vuole essere disturbato. 

Il centro diagnostico salernitano, invece, ha versato un contributo di 5mila euro, stessa cifra versata dal centro ebolitano di medicina e riabilitazione che controlla il Campolongo Hospital, che ha ospitato malati Covid su disposizione della locale azienda sanitaria e della regione Campania.

Le aziende modello

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Tremila euro sono arrivati dalla società Cartesar che si occupa di lavorazione della carta e che, nel 2018, ha ricevuto il rinnovo dell’autorizzazione ambientale dalla regione Campania. 

Parliamo di aziende che sono leader nei loro settori di competenza e che hanno deciso, rispettando le norme previste, di finanziare la campagna elettorale di Piero De Luca.

Quattromila euro sono arrivati da Tecnocap, spa leader nel settore del metal packaging (chiusure metalliche per cibi e cosmetiche). Nucera adesivi ha contribuito con 10mila euro, Antiche fornaci D’Agostino con 5mila, Magaldi Power con 8mila. Nessuno sembra resistere al fascino dei De Luca.

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