Il deputato di Più Europa, Riccardo Magi, ha presentato un’interpellanza al ministro della Giustizia, Alfonso Bonafede, per sapere siano state attuate azioni conoscitive sui fatti avvenuti durante la rivolta scoppiata nel carcere di Modena l’8 marzo 2020. Le proteste nel carcere esplosero a seguito dell’inizio della pandemia e della paura di molti detenuti di venire isolati e di vedersi negate anche le visite dei propri cari. Le rivolte avvennero in tutta Italia e costarono la vita tredici detenuti di cui nove ospitati dalla casa circondariale di Modena, Sant’Anna.

In un primo momento la causa dei decessi è stata attribuiti a overdosi dovute all’assunzione di metadone e altri farmaci di cui i detenuti si erano impossessati durante le proteste. Come raccontato da Domani, cinque detenuti del carcere emiliano hanno però recentemente presentato un esposto per denunciare le torture praticate dagli agenti per sedare la rivolta e in particolare il colpevole disinteresse per le condizioni di Francesco Piscitelli abbandonato a se stesso nonostante si trovasse in condizioni critiche dopo l’assunzione di farmaci e morto in carcere nonostante le proteste dei cinque detenuti.

Gli altri casi

Quello di Modena non è l’unico caso poco chiaro sorto in questi ultimi mesi sulle violenze commesse dalla polizia penitenziaria: il 6 aprile trecento agenti del carcere di Santa Maria Capua Vetere hanno picchiato tutti i detenuti della struttura penitenziaria tra cui un disabile. Inoltre, a fine novembre è stato istituito a Siena il primo processo che vede dei membri delle forze dell’ordine imputati per il reato di tortura: si tratta di cinque agenti del carcere di Ranza di San Gimignano accusati di avere pestato un detenuto tunisino nell’ottobre del 2018.  

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