Olaf Scholz rischia grosso con le sue esitazioni sulle consegne di armi pesanti da parte della Germania in Ucraina.

La stampa tedesca parla già di “Ampelkalypse”, un gioco di parole tra “apocalissi” e “semaforo” (Ampel), come quello che forma la coalizione che sostiene il cancelliere socialdemocratico. Sembra che nei prossimi giorni la pressione su di lui non possa aumentare.

Per il momento infatti la decisione del cancelliere di fornire alla Slovenia i mezzi sostitutivi perché Lubiana possa far avere all’Ucraina carri armati sovietici di cui dispone non sembra sufficiente per proteggerlo da ulteriori critiche.

Martedì scorso, dopo il colloquio telefonico con Joe Biden e gli altri leader occidentali, Scholz ha ribadito la sua volontà di non concedere ulteriori invii oltre a quelli di strumenti già arrivati a Kiev.

Le riserve della Bundeswehr sarebbero esaurite, «è stato inviato tutto quel di cui si può fare a meno», ha detto il cancelliere. Gli ha fatto eco la ministra della Difesa socialdemocratica, Christine Lambrecht, che ha spiegato che nelle condizioni attuali dell’esercito tedesco «ogni consegna fa male». Per garantire la difesa nazionale e il rispetto degli obblighi Nato, la Germania non può inviare altri mezzi oltre a quelli, soprattutto di produzione sovietica, già forniti.

L’altro motivo per cui, secondo il governo, le consegne sarebbero inutili, è che c’è bisogno di formare l’esercito ucraino, non abituato a utilizzare armi diverse da quelle sovietiche. I critici osservano che basterebbe anche una formazione basilare di qualche settimana. Inoltre gli istruttori tedeschi presenti nei paesi Nato confinanti formeranno già i soldati che utilizzeranno gli obici prodotti in Germania forniti dagli olandesi. Il problema, dunque, non appare irrisolvibile.

La proposta

L’unica apertura concessa da Scholz è la richiesta del cancelliere alle aziende belliche tedesche di stilare una lista di tutti gli armamenti che possono fornire in tempi brevi. A quel punto Kiev potrà scegliere di cosa ha bisogno e Berlino pagherà il conto. Stesso discorso per i partner Nato che avessero ancora mezzi sovietici utilizzabili da fornire agli ucraini e dovessero poi sostituirli come nel caso della Slovenia. Il governo tedesco è pronto a mettere i soldi necessari per fornire in cambio quelli prodotti da Rheinmetall e altri.

La posizione della Germania suscita «grande delusione» a Kiev, che continua a farsi sentire per bocca del suo attivissimo ambasciatore a Berlino. Andrij Melnyk continua a chiedere a gran voce che Berlino consegni agli ucraini anche armi pesanti, obici e carri armati. La speranza è che, una volta che si dovesse mettere in moto il governo tedesco, possano seguire anche gli altri paesi europei. Per Scholz, invece, la relativa staticità degli altri paesi diventa una sorta di alibi. «Guardi cosa fanno gli altri» ha risposto a un giornalista che gli chiedeva conto delle critiche al suo governo sulle consegne di armi pesanti. Stati Uniti, Canada, Regno Unito, Francia e Italia sarebbero giunti a «conclusioni simili» a quelle di Berlino.

Le sue azioni dimostrano che Scholz non vuole o non può assumere il ruolo di guida dei paesi europei che Kiev si aspetta da lui. Basta guardare a una ricerca dell’istituto economico Ifw di Kiel per vedere che, rispetto al proprio Pil, la Germania è dodicesima su dodici per aiuti economici inviati all’Ucraina.

Eppure, secondo i critici, la consegna delle armi di cui gli ucraini hanno bisogno sarebbe un’ottima maniera di compensare, almeno in parte, la linea filorussa portata avanti negli ultimi anni da Berlino. Per non parlare della dipendenza dal gas russo che continua a costare cifre astronomiche alla Germania.

Il passato

Non accenna infatti a spegnersi lo scandalo intorno al conflitto d’interessi in cui è coinvolta la governatrice socialdemocratica del Meclemburgo Pomerania anteriore Manuela Schwesig. L’astro nascente del partito ha annunciato di non volersi dimettere nonostante il suo coinvolgimento in una fondazione che nei fatti rappresentava gli interessi del consorzio del gasdotto Nord Stream 2 e di Gazprom, che ne faceva parte.

L’incertezza di Scholz starebbe portando l’opposizione della Cdu a valutare la possibilità di presentare una proposta sull’invio di armi pesanti.

L’idea poggia sullo scetticismo che la posizione del cancelliere raccoglie anche nelle file della maggioranza. Se i Verdi hanno compiuta una credibile inversione di rotta passando dall’opposizione alla fornitura di armi al sostegno più esplicito, i socialdemocratici sono ormai percepiti ovunque come freno e ricevono critiche anche esplicite. L’influente presidente della commissione Affari europei verde Anton Hofreiter ha spiegato la settimana scorsa che il problema nelle forniture «è nella cancelleria».

A poco è servita la rassicurazione da parte della ministra degli Esteri Annalena Baerbock che la Germania avrebbe già consegnato più armi di quanto fosse noto finora.

Se i conservatori decidessero di presentare il testo e riuscissero a raccogliere una maggioranza, a barcollare sarebbe anche il governo Scholz, che non ha neanche sei mesi. Sempre che il segretario della Cdu, Friedrich Merz, decida che sia il caso di aprire una crisi in piena guerra.

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