La lettera è stata inviata alla ministra della Giustizia Marta Cartabia nei giorni scorsi e porta al firma di 127 magistrati, anche se altri si stanno aggiungendo in queste ore. Contiene dieci proposte di riforma del penale, che vorrebbero essere – nell’intenzione degli scriventi – uno strumento in più per integrare la riforma a cui il governo sta lavorando.

L’iniziativa, nata iniziamente nelle chat vicine al gruppo di Articolo 101, si è poi spostata nelle mailing list dei magistrati ed è stata appoggiata da nomi di toghe anche esterne alle correnti, con adesioni individuali.

Nel testo si legge che “siamo un gruppo di magistrati che lavorano ogni giorno, tra mille difficoltà, negli uffici giudiziari; lo facciamo in silenzio, con "disciplina e onore", nella consapevolezza di rappresentare, per i tanti cittadini che si rivolgono a noi, l'Istituzione statale alla quale si chiede di riparare torti”.

Per questo “ci sentiamo in dovere di suggerire 10 interventi legislativi, a costo zero, che consentirebbero, a nostro avviso, di accelerare non poco i processi penali”.

La missiva conitiene un giudizio anche sul lavoro della commissione Lattanzi, che ha elaborato il parere sul ddl penale e che è stato positivamente accolto dall’Associazione nazionale magistrati. “Pur apprezzando alcune proposte che sono state formulate, temiamo che, dopo le tante riforme di questi anni, anche quella legata al riconoscimento delle risorse economiche del "Recovery fund" possa costituire l'ennesima "occasione mancata" per incidere in maniera davvero efficace”.

Le dieci proposte

Ecco dunque le dieci proposte che vengono definite “a costo zero”, ovvero che non comportano alcun costo per l’amministrazione della giustizia.

1) razionalizzare il sistema delle notifiche (prevedendo la domiciliazione ex lege dell'imputato presso il difensore di fiducia, come nel processo civile);

2) introdurre l'archiviazione dei procedimenti a carico degli irreperibili (stabilendo che il PM possa esercitare l'azione penale soltanto qualora sussistano le condizioni per procedere in assenza);

3) prevedere la possibilità di emettere sentenza di non luogo a procedere ex art. 425 cpp, in tutti i casi in cui il gup ritenga improbabile che l'imputato, in caso di rinvio a giudizio, possa essere condannato;

4) prevedere il giudizio abbreviato come giudizio "ordinario" (e che il dibattimento debba essere richiesto dall'imputato personalmente o dal difensore munito di procura speciale);

5) prevedere che il patteggiamento possa essere chiesto senza limiti di penae di tempo (anche nel corso del dibattimento, in modo da limitare i casi in cui il giudice deve motivare la sentenza di primo grado e l'imputato possa proporre appello);
6) introdurre la possibilità per il giudice della cognizione di condannare l'imputato ad eseguire lavori di pubblica utilità o alla detenzione domiciliare (senza dover aspettare che lo faccia il magistrato di sorveglianza);

7) prevedere che per proporre opposizione alla richiesta di archiviazione debba essere pagata una marca da bollo e, soprattutto, che il Gip - in caso di rigetto - possa condannare l'opponente al pagamento di un'ammenda, specie nei casi di abuso del diritto;

8) prevedere l'abolizione del divieto di "reformatio in peius" in materia di impugnazioni;
9) stabilire che, qualora si decida di abolire la disciplina recentemente introdotta (c.d. "riforma Bonafede"), il termine ordinario minimo per la prescrizione dei reati sia fissato in 10 anni;

10) depenalizzare la maggior parte delle contravvenzioni (come, ad esempio, quelle relative al codice della strada) e introdurre soglie di punibilità per i reati contro il patrimonio, prevedendo che tali condotte siano trasformate in illeciti amministrativi.

Le reazioni

Senza entrare nel merito delle singole proposte, sul fronte della politica interna alla categoria l’iniziativa non è stata ovunque gradita. In particolare, la giunta dell’Anm non avrebbe apprezzato il fatto che un gruppo di toghe si sia autonomamente rivolto al Ministero, nonostante l’interlocuzione con Cartabia sia da tempo avviata proprio con l’associazione magistrati, che dovrebbe essere organo di rappresentanza sindacale delle toghe. Il presidente dell’Anm, Giuseppe Santalucia, infatti, aveva condiviso l’impostazione di lavoro della commissione Lattanzi e mandato segnali di distensione al governo proprio sul ddl penale.

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