Antonio Leone, presidente del Consiglio di presidenza della Giustizia Tributaria ed ex membro laico del Consiglio superiore della magistratura in quota Nuovo Centrodestra si schiera: «Dico sì al sorteggio per eleggere i togati al Csm». E chiarisce anche le ragioni, che prendono spunto dal caso Palamara: «La lottizzazione degli incarichi da parte delle correnti della magistratura  è cosa antica: non è una invenzione di Palamara». Poi punta il dito anche contro la politicam che «ha sempre avuto un atteggiamento accomodante con i magistrati.  Pensando di ingraziarsi i magistrati stessi, ha dato loro incarichi di ogni genere».

Il caso Palamara sta facendo ribollire la magistratura. Lei è stato membro del Csm con l’incarico di presidente supplente della Sezione disciplinare, cosa pensa?

Sinceramente non vedo tutto questo gran “ribollire”. Anzi. Quello che io vedo, invece, è il tentativo di minimizzare e quindi di non voler affrontare le questioni sollevate da Luca Palamara. Sottolineo, poi, che se le gravissime rivelazioni dell’ex presidente dell’Anm avessero riguardato altri contesti, avremmo assistito ad un dibattito accesissimo, anche con importanti conseguenze di tipo penale.      

La logica è quella di spostare il focus dal caso isolato di Palamara a un "sistema" di cui Palamara è solo un ingranaggio. Esiste questo sistema?

La lottizzazione degli incarichi da parte delle correnti della magistratura  è cosa antica: non è una invenzione di Palamara. Le nomine dei magistrati sono il frutto di decisioni collegiali. La prova tangibile di quanto affermo l’ho avuta sin dall’inizio, quando il consigliere togato appartenente alla corrente di Magistratura democratica Piergiorgio Morosini ebbe a rilasciare una intervista (a suo dire, per la verità, si tratto solo un colloquio!), in cui affermava che al Csm «è tutto politica. La politica entra da tutte le parti: le correnti, i membri laici, dall’esterno, da tutte le parti».

Alcuni accusano Palamara di aver dato una lettura parziale della realtà, lei è d'accordo che si tratti di una sorta di memoria difensiva più che di un libro-verità?

Ho visto. In questi giorni per contestare le ricostruzioni di Palamara qualcuno afferma che sia una strategia per precostituirsi una difesa in Cassazione. Noto solamente che la Sezione disciplinare del Csm ha un atteggiamento altalenante. Per i noti fatti dell’hotel Champagne il collegio aveva tagliato tutti i testimoni della difesa di Palamara. Testimoni che sono stati invece ammessi per i suoi “coincolpati” che stanno per essere giudicati.  Mi sembra che sul piano processuale si siano usati i classici “due pesi e due misure”. 

Venendo all'oggi: proprio il libro ha scatenato una parte delle toghe, che ora chiedono le dimissioni di un membro del Csm e del procuratore generale della Cassazione. Si rischia una caccia alle streghe?

Sono gli stessi magistrati, o almeno una parte, che chiedono chiarezza, approfondimenti ed eguale atteggiamento per tutti quei colleghi coinvolti nel marasma delle chat palamariane. 

In ballo c'è anche la riforma del Csm, ferma per ora in parlamento. La parola più evocata, ma soprattutto respinta dalle correnti tradizionali, è quella del sorteggio degli eletti. Lei sarebbe favorevole?

Certo. Un sorteggio “temperato”.  Si tratta di una proposta di buon senso e che non necessita di modifiche alla Costituzione che prevede l’elezione dei componenti del Csm, e che può finalmente liberare l’Organo di autogoverno dei magistrati dall’influenza di associazioni di carattere privato quali, appunto, le correnti. Cosa in cui non si è mai riusciti neanche cambiando più volte i sistemi elettorali. Con il sistema elettorale previsto nella riforma “epocale” dell’oramai ex ministro Alfonso Bonafede le correnti avrebbero ancora più potere. E ciò in barba ai “sinceri e finti” atteggiamenti di contrarietà nei confronti del correntismo. 

Cosa andrebbe ripensato dell'organo di governo della magistratura?

Innanzitutto non c’è bisogno di ripensamenti, basta riportare la ragione dell’esistenza dell’Organo di autogoverno a come venne stabilito dai padri costituenti. Penso a quanto si siano “allargate” le competenze dello stesso Csm nei confronti della politica e a che grado sia stato elevato il totem dell’indipendenza e dell’autonomia della magistratura si da portarlo a lambire in modo pesante il concetto di impunità. L’esasperazione del concetto dell’autonomia e indipendenza (che pur deve esistere) può portare ad una idea di impunità da parte del magistrato. Del resto è sotto gli occhi di tutti come nel caso Palamara non si è mosso nulla: un componente del Comitato direttivo centrale dell’Anm nei giorni scorsi ha invitato Palamara a portare in Procura prove di quello che ha scritto nel suo libro. Alla faccia dell’obbligatorietà dell’azione penale ed in barba a tante indagini normalmente aperte dalle Procure italiane solo sulla scorta di articoli di stampa e di libri vari.

Quanto è ancora forte il conflitto con la politica?

Con quale politica? Una parte della politica ha sempre avuto un atteggiamento accomodante con i magistrati.  Pensando di ingraziarsi i magistrati stessi, ha dato loro incarichi di ogni genere: presidenze di Commissioni di studio, direzione di Authority, presidenze di Enti e tanto altro. E poi tante consulenze, tutte ben remunerate. E sa quale è stata poi la conseguenza? Che nessuna legge sgradita alla magistratura è stata mai votata dal parlamento. Alla faccia della separazione dei poteri. Mi permetta di aggiungere una considerazione: le pare possibile che dopo vent’anni di discussione il parlamento non sia stato in grado di approvare una norma che regoli in maniera chiara il tema dei magistrati che decidono di candidarsi alle elezioni?

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