Domani sarà il momento della verità per la magistratura, che si riunirà in una assemblea convocata dall’Anm per rispondere all’iniziativa del ministro della Giustizia, Carlo Nordio, di chiedere un’azione disciplinare nei confronti dei magistrati della corte d’appello di Milano in seguito alla fuga dai domiciliari del russo Artem Uss. Con la possibilità anche di proclamare uno sciopero delle toghe. «La funzione disciplinare non può essere piegata per orientare i giudici», dice il segretario dell’Anm, Salvatore Casciaro.

Con che umore si arriva all’assemblea?

È un’assemblea partita dal basso con una mobilitazione negli uffici giudiziari di tutta Italia. Ci accostiamo con interesse ma anche con inquietudine per i sentimenti che ne hanno provocato l’indizione. C’è la volontà di aprire un canale di confronto, e ne è prova l’invito che abbiamo rivolto anche al ministro a prendervi parte. C’è anche la consapevolezza del valore dell’indipendenza della giurisdizione. Ti accorgi quanto vale se si verifica un’iniziativa in grado di determinare indebite interferenze.

Che esiti si attendono?

Non sono in grado di fare previsioni. In termini generali mi attendo certo una riaffermazione del valore dell’indipendenza, precondizione per l’esercizio della giurisdizione. Ma anche una riflessione sulle responsabilità della funzione, perché indipendenza e responsabilità sono, nella prospettiva della Costituzione, due facce della stessa medaglia. Di qui il senso delle condizioni e limiti del potere disciplinare, il quale si deve “contenere” entro la soglia, invalicabile, del sindacato sul merito della decisione, per salvaguardarne l’indipendenza. Questo perché la funzione del disciplinare non può essere piegata per spingere i giudici verso un tipo particolare di interpretazione.

Come sono attualmente i rapporti con il ministro Nordio?

Nella precedente legislatura fu approvato un vasto programma di interventi, preceduti da numerose interlocuzioni con l’Anm, alcuni dei quali abbiamo giudicato tanto negativamente da indire uno sciopero. Ora si rincorrono, invece, voci di ulteriori modifiche normative su intercettazioni, misure cautelari, regime delle impugnazioni, reati contro la pa, e perfino sulla geografia giudiziaria, con la possibile riapertura dei micro-tribunali, iniziative su cui auspichiamo di poterci prima o poi confrontare con il ministro, il quale ci ha consultato finora solo su un aspetto specifico che stava a cuore all’Unione Camere Penali. Mi riferisco alla modifica, da noi ritenuta dannosa per l’efficienza del processo, dell’art. 581 del codice di procedura penale in merito alle impugnazioni.

C’è ancora la convinzione che la sua iniziativa di chiedere un procedimento disciplinare sia impropria?

Saranno gli organi disciplinari a valutare. La vicenda Artem Uss ha destato comunque forte preoccupazione per varie ragioni. C’è un ministro che, al fine di assicurare la consegna dell’estradando, ne chiede il mantenimento in stato di custodia carceraria. Senonché, decisa in seguito l’attenuazione della misura con i domiciliari, quel ministro promuove l’azione disciplinare nei confronti del collegio giudicante che aveva adottato un’interpretazione della legge diversa rispetto a quella che il ministro si attendeva. Secondo tassello. Il disciplinare viene promosso non subito dopo l’adozione del provvedimento di concessione dei domiciliari, che pure sarebbe stato in ipotesi affetto da errore macroscopico e grossolano, ma a distanza di molti mesi e solo quando l’oligarca russo, nella singolare assenza di controllo e vigilanza degli organi preposti, evade, con grave imbarazzo del governo. Terza singolarità: l’immediata, inusuale pubblicità dell’iniziativa disciplinare, con divulgazione dei nomi dei magistrati incolpati, il che ha dato la sensazione che sulla giurisdizione si volessero scaricare, in tutta fretta, problematiche e disservizi verificatisi al di fuori di tale ambito.

Anche visto lo scontro con la Corte dei conti, c’è il rischio di una compressione dell’autonomia e indipendenza delle toghe?

Non accosterei vicende tanto diverse. Sulla Corte dei conti ho personalmente colto la volontà di alleggerire l’iter in alcuni passaggi che avrebbero potuto da un lato deresponsabilizzare gli amministratori e dall’altro dilatare le tempistiche stringenti imposte dall’Europa, con la rassicurazione a valle per quegli amministratori di una proroga, nell’orizzonte temporale del pnrr, dello scudo erariale.

Spetta al governo fare un passo di distensione? Le riforme sono in cantiere.

C’è un filo che lega separazione delle carriere, riforma del Csm con sorteggio della componente togata, abolizione dell’obbligatorietà dell’azione penale e istituzione dell’Alta Corte. Ed è la volontà di ridimensionare il ruolo della magistratura disegnato dai costituenti. Attendiamo di conoscere le proposte del governo per confrontarci su di esse ed aprire un dibattito pubblico nel Paese.

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