Giuseppe Sartori, professore emerito di Neuropsicologia forense all’università di Padova e consulente in molti importanti casi giudiziari, spiega che «la menzogna raccontata agli inquirenti viene introiettata al punto che, con il passare del tempo, genera un falso convincimento che si trasforma in una realtà»
La cronaca nera degli ultimi tempi ha abituato a colpi di scena, veri o presunti. Prima del delitto di Garlasco è stato così per la strage di Erba, e prima ancora per l’omicidio di Serena Mollicone. Nuove voci si sono accavallate alle vecchie testimonianze, in alcuni casi l’esame del Dna ha suggerito nuove piste. L’interrogativo – che è anche l’elemento che più angoscia e affascina – è se ci sia un innocente in galera o un colpevole a piede libero. Giuseppe Sartori, professore emerito di Neurops



