Dopo giorni di incertezza sulla sicurezza del vaccino AstraZeneca e il sequestro in tutta Italia di due lotti da parte dei carabinieri dei Nas, la commissione clinica dell’Agenzia europea del farmaco ha dichiarato che il vaccino è «efficace e sicuro» e che «I benefici continuano ad essere molto superiori ai rischi. La commissione sulla sicurezza dell'Ema non ha trovato prova di problemi di qualità o sui lotti».

Riprendono così le vaccinazioni in tutta Italia con tutti i lotti di vaccino ad esclusione dei due sequestrati, ma parallelamente proseguono anche le indagini di sei procure – Napoli, Biella, Catania, Messina, Siracusa e Trapani – che hanno reso noto alla stampa di aver aperto fascicoli di inchiesta sulle morti ritenute sospette e temporalmente correlate alla vaccinazione.

Il sequestro dei lotti sono stati ordinati sia dalla procura di Siracusa e poi dalla procura di Biella: entrambi gli uffici indagano con la stessa ipotesi di reato di omicidio colposo dopo due decessi avvenuti dopo alcuni giorni dalla sommistrazione della dose. La differenza tra le due inchieste, però, è che Biella procede contro ignoti, quindi non ha ancora individuato ufficialmente gli indagati, mentre Siracusa ha iscritto nel registro delle notizie di reato tutta la filiera che ha avuto a che fare con la vaccinazione: l'amministratore delegato di Astra Zeneca Italia, Lorenzo Wittum; il medico e l'infermiere della marina che hanno somministrato la dose nella base di Augusta, e il medico del 118 che ha provato a rianimare il militare Stefano Paternò, poi morto. Anche Napoli ha adottato la stessa linea di Siracusa, indagando per omicidio colposo due medici.

La procura di Catania, invece, ha aperto l’indagine su quattro morti sospette, con la diversa ipotesi di reato di commercio o somministrazione di medicinali guasti o imperfetti e sta procedendo contro ignoti.

In tutti casi sono state disposte le autopsie, che devono individuare le cause dei decessi, determinate da diversi tipi di trombosi: è stato reso noto che le prime risultanze hanno escluso qualsiasi correlazione con il vaccino, anche se gli esami non sono ancora stati completati perchè richiedono accertamenti piuttosto lunghi.

L’unica diversa precisazione arriva da Catania, che sta lavorando insieme alla procura di Messina (titolare dell’indagine sulla morte di un militare che aveva assunto il vaccino). Il procuratore Carmelo Zuccaro ha detto che «dalla storia clinica pregressa della vittima risulta che questi rientrava nelle categorie per le quali è raccomandata la somministrazione di un diverso vaccino». Ma ha aggiunto anche che dall’indagine fin qui condotta non sono emersi elementi che permettano di ipotizzare che le morti siano «sintomatiche di un pericolo nell’utilizzo del vaccino dì AstraZeneca, e neanche di alcuni suoi lotti, da parte della generalità dei soggetti».

Cosa succede ora

Se anche il vaccino è stato dichiarato farmacologicamente sicuro nella generalità dei casi, le inchieste tuttavia proseguono il normale corso giudiziario e proseguono nei singoli casi di morte per cui sono state aperte.

La procura, infatti, ha esercitato l’azione penale e aperto l’indagine dopo aver ricevuto le denunce dei parenti delle vittime e procede in modo indipendente da altri fattori, con l’obiettivo di individuare eventuali reati.

Dal punto di vista processuale, si è ancora nella fase delle indagini preliminari (i cui atti sono ancora coperti dal segreto istruttorio): trattandosi di casi di morte sono state disposte ed eseguite le autopsie da parte dei periti nominati dalla procura. A queste hanno potuto partecipare anche i periti nominati dagli indagati: in questo senso alcune procure hanno indicato come «atto dovuto» la loro iscrizione nel registro, in modo da permettere loro di prendere parte con degli esperti da loro nominati all’autopsia. L’esame autoptico, infatti, è un atto irripetibile, nel senso che può essere eseguito una sola volta perchè gli elementi organici deperiscono e va eseguito il più in fretta possibile.

In questa fase, gli indagati – fino ad ora si conoscono quelli iscritti da Napoli e Siracusa – non possono fare altro se non aspettare. Dal momento dell’apertura ufficiale del fascicolo, il tempo previsto per l’indagine è di sei mesi. Il pubblico ministero, però, può chiedere una proroga nel caso in cui l’indagine sia particolarmente complessa oppure serva un’attività di raccolta delle prove molto lunghe. Il termine, però, non può superare i 18 mesi. Nel caso in cui la procura non trovi alcuna prova – nei casi legati ai vaccini determinante sarà il risultato definitivo dell’autopsia – il pm chiede l’archiviazione e il caso così si chiude. Altrimenti, il magistrato procede con l’avviso di conclusione delle indagini, formula l’imputazione indicando i reati che ipotizza siano stati commessi e chiede il rinvio a giudizio. 

Proprio questa fase di limbo in cui gli indagati sono sottoposti all’indagine dovrebbe essere mantenuta segreta: il pm sta ancora indagando per valutare se un reato sia stato commesso o meno, ma rivelare l’esistenza dell’indagine incorso e di chi siano gli indagati spesso produce nel concreto conseguenze sulla vita personale e lavorativa. In questo caso, su quella dei medici e degli infermieri.

 

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