La corsa contro il tempo è riuscita: dopo una settimana di voti notturni, la commissione Giustizia alla Camera ha chiuso l’esame della riforma dell’ordinamento giudiziario e il testo arriverà in Aula il 19 aprile.

La versione finale di una riforma che ha avuto una gestazione lunga quasi dieci mesi ed è slittata infinite volte da dicembre ad oggi è la sintesi delle difficoltà del governo.

Il cosiddetto “metodo Cartabia” – che nella sua formula virtuosa produceva una sintesi organica delle istanze politiche – in questo caso ha dovuto adeguarsi al complicato contesto in cui si muove il governo Draghi. All’organicità, dunque, è stato sostituito il “do ut des”, ovvero uno scambio di correzioni al testo che permettesse ad ogni partito della bizzosa maggioranza di poter rivendicare le proprie bandierine. Il meglio che si poteva ottenere con tempi stretti e forze politiche in pre-campagna elettorale.

Il Pd

Il Pd ha insistito e ottenuto tre punti fondamentali: mantenere la quota proporzionale nella legge elettorale per il Csm ed evitare l’introduzione del sorteggio temperato; la separazione tra la commissione Incarichi direttivi del Csm che si occupa di nomine e la sezione disciplinare; il diritto di voto per gli avvocati nei consigli giudiziari. «Siamo soddisfatti di aver contribuito a introdurre contenuti innovativi utili ad accompagnare il necessario processo di autorigenerazione della magistratura», ha commentato la responsabile giustizia Anna Rossomando, rivendicando la sconfitta dei «tentativi di introdurre elementi incostituzionali e punitivi come l'ipotesi del sorteggio e la responsabilità civile dei magistrati».

Inoltre, il Pd ha impedito l’irrigidimento delle porte girevoli tra magistrati e politica anche per i magistrati che entrano nei ministeri con funzioni tecniche come quella di capo di gabinetto: in questo caso lo stop al rientro in ruolo non è perpetuo ma solo di un anno, con tre anni di blocco alla richiesta di assunzione di incarichi dirigenziali o semidirigenziali.

Lega

La Lega ha ottenuto la modifica della legge elettorale del Csm con l’elemento del sorteggio dei collegi. Accantonata l’ipotesi del sorteggio temperato dei candidati, inizialmente sostenuta dal centrodestra e da Italia Viva, Lega e Forza Italia hanno ottenuto che ad essere sorteggiate siano le corti d’appello che fanno parte dei collegi elettorali, così da inibire meccanismi correntizi.

Secondo fonti di commissione, questa mediazione si sarebbe trovata grazie al sì del ministero all’introduzione del fascicolo di valutazione dei magistrati, proposto da Enrico Costa di Azione su cui si è trovata d’accordo anche la Lega.

La principale vittoria, però, riguarda l’introduzione di fatto di una separazione di funzioni tra magistrati requirenti e giudicanti: viene infatti prevista la possibilità di un solo cambio di fronte per i magistrati ed entro i primi sei anni di carriera. Dopo, sarà possibile solo passare dal settore civile a quello penale e viceversa ma non più cambiare funzione nel processo. Questa previsione, immediatamente applicativa e quindi senza bisogno di venire ripresa nei decreti delegati, va nella direzione del quesito referendario proposto da Lega e partito radicale, che prevede l'abolizione del passaggio di funzioni, su cui si voterà il 12 giugno prossimo.

Forza Italia

Anche Forza Italia ha rivendicato come sua battaglia per lo stop di passaggi tra requirenti e giudicanti, ma soprattutto ha incassato il blocco delle porte girevoli per i magistrati che scelgono di entrare in politica. «Due obiettivi storici, ultra ventennali, di Forza Italia», li ha definiti il capogruppo in commissione, Pierantonio Zanettin, che ha ritirato l’emendamento sul sorteggio temperato per la legge elettorale del Csm.

Movimento 5 Stelle

Alcuni aggiustamenti, invece, hanno permesso al Movimento 5 Stelle di parlare di un «ritorno al testo iniziale del decreto Bonafede». In particolare il blocco delle porte girevoli per tutti i magistrati, compresi quelli contabili e amministrativi, il ripristino dei 5 anni (invece dei 6 previsti da Cartabia) come tempo da far decorrere prima che un magistrato titolare di incarico direttivo o semidirettivo possa partecipare a un concorso per un nuovo incarico. In cambio, però, ha dovuto incassare la modifica sui passaggi di funzioni e le modifiche alla legge elettorale su cui i deputati in commissione parlano di «forti criticità».

Azione

Il deputato Enrico Costa è stato colui che ha risolto parte dei nodi nel centrodestra. Il ministero ha recepito, riformulandolo, il suo emendamento – sostenuto anche dal centrodestra – che introduce il fascicolo delle performance delle toghe, in cui risulteranno tutte le informazioni qualitative e quantitative sul lavoro svolto e che servirà sia per le promozioni e le valutazioni di professionalità. In cambio, si è trovata la strada per ritirare gli emendamenti sul sorteggio temperato. Proprio il fascicolo, però, è diventato uno dei punti più contestati della riforma da parte dei magistrati, che lo considerano vessatorio.

Italia Viva isolata

Tra tutti i partiti di maggioranza, l’unico a sfilarsi è Italia Viva. Il partito di Matteo Renzi ha puntato sul magistrato Cosimo Ferri (invece che sulla capogruppo Lucia Annibali) come rompighiaccio per ottenere in particolare il sorteggio temperato per il Csm per ridurre il peso delle correnti. Questa scelta ha dato grande visibilità mediatica al partito e trasformato gli incontri di maggioranza in scontri veri e propri. Infine, davanti a quella che tra le file di Iv è stata interpretata come una chiusura di Cartabia ad ogni cambiamento vero «che indebolisca il potere delle correnti, che hanno parzialmente scritto la riforma da dentro il ministero», la scelta è stata quella di astenersi. Si tratta di una scelta tutta politica che porta Iv lontano dalla maggioranza ma su un terreno caratterizzante anche per la prossima campagna elettorale, visto anche lo scontro tra Renzi e i magistrati di Firenze.

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