Un lungo consiglio dei ministri a dato il via libera ai decreti attuativi della riforma del penale, il secondo pilastro della riforma della giustizia contenuta nel Pnrr e che la crisi di governo rischia di lasciare inattuata.

La ministra Marta Cartabia ha portato in cdm 99 articoli, che introducono nuove disposizioni al codice di procedura penale e al codice penale e in materia di giustizia riparativa, in attuazione della delega faticosamente approvata nel settembre scorso. Il testo è il frutto del lavoro dell’ufficio legislativo del ministero, che ha dovuto accelerare per sfruttare gli ultimi scampoli della legislatura e rientrare nello spiraglio dell’ordinaria amministrazione del governo Draghi.

Ora il testo approvato andrà alle commissioni Giustizia di Camera e Senato e l’obiettivo è di evitare che si areni proprio lì. L’approvazione all’unanimità in cdm fa ben sperare, ma l’attenzione è massima viste le perplessità al momento del voto in aula nel settembre scorso di Lega e Movimento 5 Stelle. In piena fase di campagna elettorale, infatti è necessario che non riemergano le rigidità che avevano reso complicato l’accordo poi faticosamente raggiunto dalla guardasigilli.

La settimana scorsa ha seguito lo stesso iter anche il decreto attuativo della riforma civile, che però sconta molti meno veti politici e dovrebbe essere approvato senza intoppi.

Cosa prevede 

Il rischio, altrimenti, è che uno dei punti fondamentali per il Pnrr – la riduzione del 25 per cento la durata media dei processi nei tre gradi di giudizio, entro il 2026 – possa venire attuato con grande ritardo oppure definitivamente saltare. Qualora non venisse approvato il decreto attuativo, il nuovo governo potrebbe riscriverlo  nella cornice della legge delega approvata dal governo Draghi, ritardando quindi l’iter, ma anche decidere di ripartire da zero e quindi non raggiungere le scadenze fissate a livello europeo.

Schematicamente, la riforma introduce l’informatizzazione nel processo eper renderlo più efficiente; riscrive la prescrizione, con un meccanismo misto per fasi processuali; prevede tempi fissi per le fasi processuali, soprattutto quella delle indagini preliminari, con precisi termini di durata; affida al parlamento il compito di indicare per legge i criteri generali di priorità per i reati da perseguire; infine, potenzia la cosiddetta giustizia riparativa, che permette alla vittima e all'autore del reato di mettersi in contatto per risolvere questioni risultati dal reato; infine introduce misure alternative alla pena.

Le reazioni

«Un importante passo verso la messa a terra definitiva alla riforma, decisiva per l'ottenimento dei fondi del Pnrr», ha commentato la responsabile giustizia del Pd, Anna Rossomando, che ha sottolineato l’importanza degli interventi su «presunzione di non colpevolezza, incremento dei riti alternativi, ampliamento e investimento sulla giustizia riparativa».

La speranza è che l’unanimità ottenuta tra i ministri sia la garanzia della tenuta del testo anche nei delicati passaggi di commissione. Così dovrebbe essere, anche se qualche osservazione potrebbe arrivare dalle file del Movimento 5 Stelle. L’obiettivo del ministero è che l’iter sia il più rapido possibile, così da mettere in sicurezza anche il secondo dei testi fondamentali chiesti dall’Unione europea e da non far andare in fumo il lungo lavoro di questo anno e mezzo.

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