In casi come quello di Grillo la difesa non ha di fronte una semplice “parte offesa” ma “la vittima” e già la definizione evoca la necessità di un necessario risarcimento che il processo dovrà inevitabilmente offrire
- Lo sfogo di Beppe Grill è penoso, volgare ma a me più che di protervia sembra intriso di disperazione cieca. Anzi, mi ha creato pena e disagio.
- Il pensiero, ideologico e tecnico assieme, oggi dominante nei tribunali è la diretta derivazione di movimenti “Metoo”, per cui quando la sorte mette di fronte ad un imputato “un soggetto vulnerabile”, donna, minore, una vittima di mafia, un inquinato, i processi sono una salita di sesto grado.
- C’è un’esigenza di tutela di chi ha subito una violenza bestiale, ma consentitemi di dire che ciò si fa a scapito del diritto di difesa, gli imputati di reati contro i soggetti vulnerabili hanno meno diritti degli altri.