Con l’istituzione della commissione ministeriale che ha iniziato a maggio scorso i lavori volti ad addivenire ad una soluzione di modifica della normativa in vigore (cd Legge Orlando) i magistrati onorari in servizio, destinatari illo tempore di un regime transitorio caratterizzato dal mantenimento dello status quo fino alla data del 16.08.2021, hanno affidato alla Ministra Cartabia la fondata e legittima aspettativa di vedere finalmente riconosciuti i loro diritti.
Mutata radicalmente la prospettiva giurisprudenziale (sentenza della CGUE del luglio 2020 e ripetute pronunce di giudici nazionali) e avendo sentito la Ministra esprimersi sulla necessità, improcastinabile, di dare una soluzione che riconoscesse le “ineludibili” tutele a che serve lo Stato da oltre due decenni e avendola sentita ribadire che i magistrati onorari oggi in servizio non sono professionalità da adibire all’Ufficio del processo (caratterizzato da funzioni ancillari e di supporto), siamo certi che il lavoro della Commissione non potrà che rispettare quelle che per noi sono prerogative acquisite e riconosciute: permanenza nelle funzioni, tutele previdenziali ed assistenziali a carico dello Stato e una retribuzione che superi il modello del cottimo e che sia proporzionata alla nostra professionalità e al nostro ruolo.

In data 19.05.2021, rispondendo all’onorevole Jacopo Morrone (Lega) in una interrogazione parlamentare a risposta immediata nel corso del question time, la ministra Cartabia ha, infatti, dichiarato che «occorrerà muoversi con urgenza per agire sul regime transitorio e che la Commissione ha il compito, anche, di analizzare le esigenze di tutela economica, previdenziale ed assistenziale dei magistrati onorari di lungo corso».

La commissione

La commissione ministeriale avrebbe dovuto terminare i lavori in data 25.06.2021 producendo un testo da sottoporre al legislatore per l’approvazione, parallelamente al lavoro della commissione Giustizia del Senato dove ancora si recepiscono proposte emendative ai testi in esame (ormai desueti e non più sostenibili da alcuno).
Con comunicazione del 18.06.2021, la ministra ha prorogato il termine per il completamento dei lavori della commissione al 21.07.2021 e il presidente della stessa, il dottor Castelli, ne ha esplicitato le ragioni; occorre ancora acquisire il parere dell’INPS e occorre il vaglio del Ministero dell’Economia e Finanze e, nelle more, raccogliere e valutare i pareri delle Associazioni di categoria sull’impianto della nuova normativa.

Noi crediamo e chiediamo che tale termine non venga utilizzato in toto e che i lavori possano concludersi quanto più velocemente possibile proprio in ragione dell’appropinquarsi dell’entrata a regime della Riforma Orlando che provocherebbe, come detto da ogni voce, un vero e proprio cataclisma negli uffici delle procure e dei tribunali italiani, già in affanno a causa dell’arretrato accumulatosi per l’emergenza pandemica.

Insieme a ciò pare opportuno sottolineare che la scelta di intervenire normativamente per prorogare il termine sopradetto, in modo da impedire il verificarsi dell’implosione degli Uffici, equivarrebbe a continuare ad eludere quelle tutele a noi già riconosciute, lasciandoci in uno status illegittimo.

Ancora proroghe

Ci chiediamo a questo punto: ma il Legislatore, che ha avuto quattro anni di tempo per rivedere una normativa palesatasi sin da subito inefficace e impraticabile per il sistema giustizia e che ha voluto approvare nonostante 110 procuratori della repubblica e presidenti di tribunale avessero chiesto di salvaguardare le nostre professionalità, come può prospettare la necessità di una proroga, che è l’esatto contrario di una soluzione!
Noi riteniamo di avere pieno diritto a che si metta la parola fine all’ingiustizia in cui prestiamo servizio e lo si faccia ora.

Eppure in commissione Giustizia è proprio il Pd, per bocca del senatore Mirabelli, ad introdurre tale argomento; fu proprio il Pd dell’allora Ministro Orlando che non lesinò, nel 2017, auto acclamazioni per aver salvato i magistrati onorari dalla precarietà e dal balletto delle proroghe.
I lavori della commissione bene possono e devono essere recepiti in un decreto legge, sussistono pienamente i requisiti di necessità ed urgenza proprio in ragione della data del 16.08.2021, tralasciando l’incombente procedura di infrazione e le centinaia di ricorsi già pendenti dinanzi all’Autorità giudiziaria italiana per il riconoscimento di quanto nel tempo pervicacemente negatoci.

Nessuna tutela

Stiamo continuando a lavorare sempre privi di ogni tutela, ma non siamo supereroi e gli accidenti della vita sono sempre dietro l’angolo; le affermazioni lusinghiere sul nostro fondamentale contributo più che ventennale al funzionamento della macchina della Giustizia non sono più sufficienti.

Confidiamo che la ministra, che ben conosce la nostra vicenda e non avrà certo mancato di rilevare quanto il nostro status sia in contrasto con molteplici diritti costituzionalmente riconosciuti ad ogni cittadino italiano, non vorrà permettere che il Parlamento deliberi una proroga per l’entrata in vigore della Riforma Orlando nella parte relativa al cosiddetto “regime transitorio”. Ci limitiamo a rassegnare che una proroga sic et simpliciter in tal senso, dopo quattro anni di interlocuzioni e tavoli tecnici all’uopo costituiti, equivarrebbe ad una sconfitta del Legislatore stesso, sconfessando formalmente la bontà di quanto normato nel 2017 e definito “Riforma organica della Magistratura Onoraria”.
Siamo stati esclusi dalla possibilità di attingere fondi dal Recovery Plan, che invece prevede un investimento notevole per l’assunzione di 16.500 unità di addetti all’Ufficio del Processo (con contratti triennali, già dichiarati come modificabili in rapporti di lavoro a tempo indeterminato); va sottolineato, però, che una delle condizioni per l’accesso ai fondi europei, in materia di Giustizia, è lo smaltimento dell’arretrato e la riduzione dei tempi di definizione dei procedimenti giudiziari, nel quale, è evidente, un ruolo decisivo può e deve essere svolto dalla Magistratura onoraria, risultato non ottenibile certo con l’impianto normativo della Legge Orlando .
Il Governo dunque dovrà attivarsi per il reperimento dei fondi necessari perché il mantenimento del dogma dell’invarianza finanziaria non può, nel nostro caso, che condurre ad una prosecuzione coerente e determinata delle nostre rivendicazioni, in tutte le formule declinabili.

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