Il plenum infuocato del Consiglio superiore della magistratura certifica che la strada per riformare l’organo di governo autonomo delle toghe è in salita. Il testo della riforma, scritto durante il governo Conte bis, è pronto in parlamento e modifica i criteri di nomina dei capi degli uffici, la legge elettorale e le regole per i magistrati che entrano in politica. La neoministra Marta Cartabia ha sollecitato il Csm ad approvare il suo parere in modo da poter procedere: detto fatto, la sesta Commissione ha approvato all’unanimità sei distinti pareri su altrettanti aspetti della riforma e li ha portati in discussione all’assemblea, dove però è stato subito scontro. Il dibattito si è concentrato sulla premessa al parere in materia di nomine, che critica la scelta del legislatore di voler «limitare il potere discrezionale del Csm, che viene in grande misura trasformato in potere amministrativo vincolato attraverso l’attrazione, a livello normativo primario, della disciplina». Tradotto: la riforma serve a togliere al Csm il potere di gestire i criteri di nomina dei capi degli uffici, imbrigliandolo in criteri rigidi imposti per legge.

L’attacco dei laici

Proprio questa premessa è stata al centro dello scontro e si è creato un inedito fronte: gli otto consiglieri laici, cioè quelli eletti dal parlamento e che fanno riferimento a forze politiche tra loro contrapposte, hanno sottoscritto un emendamento che la elimini del tutto. «Rivendicare una generica autonomia del Csm è un autogol, perchè sembra dire: non disturbateci, dobbiamo continuare a gestire le nomine come abbiamo sempre fatto», ha spiegato il laico Filippo Donati, di area Cinque stelle. «Se questa premessa rimane, vuol dire che il Csm ritiene di essere all’apice di un potere che è unicamente autoreferenziale e non vuole vincoli di carattere legislativo», ha rincarato Alessio Lanzi, in quota Forza Italia. Anche perché, secondo il laico della Lega Stefano Cavanna, «si legge l’intento di mettere le mani avanti e creare una barriera di intagibilità del Csm».

Lo scontro però, non è laici contro togati perché al fronte dei contrari alla premessa si sono aggiunti anche i magistrati Giuseppe Marra di Autonomia e Indipendenza e l’indipendente Nino Di Matteo, oltre a Sebastiano Ardita che però ha spostato il focus sul tema della legge elettorale. «In questo disegno di legge non vedo alcuna lesione delle prerogative del Csm, nessuna trasformazione dell’organo in un concorsificio. Usciamo dalle tentazioni di autoreferenzialità: sono i magistrati stessi a chiedere regole certe per le nomine», ha detto di Matteo. Il rischio, infatti, è che quella del Csm suoni come un’autodifesa corporativa, insostenibile dopo lo scandalo delle nomine messa in luce dal caso Palamara.

La difesa di Area

La fronda favorevole alla premessa critica è capitanata dai togati della sinistra di Area, che ha spiegato le questioni di merito: la riforma ha codificato in legge le circolari del Csm che individuano i criteri per le nomine e sono fonte di normazione secondaria che può essere facilmente modificata. Ma così facendo il sistema si cristallizza, privando il consiglio di uno strumento duttile, anche perché quelle circolari hanno mostrato in varie occasioni i loro limiti e contraddizioni. «La premessa non contiene una critica al principio di riserva di legge, ma spiega che non è conveniente che il legislatore si occupi di disciplina di dettaglio, perché questo irrigidisce il funzionamento dell’organo», argomenta Giuseppe Cascini. Magistratura indipendente ha cercato la mediazione, proponendo di ritoccare la premessa e collocarla in fondo al parere in modo da diluirne i connotati.

La discussione è stata solo l’inizio di un ciclo di lavori del Csm che si preannunciano complicati: oltre alla parte sulle nomine, c’è da esaminare anche quella sula legge elettorale e il tema del sorteggio. È in questo clima di divisioni che il 23 marzo il plenum accoglierà Cartabia e il capo dello stato Sergio Mattarella, che interverranno per aprire idealmente un nuovo ciclo. A partire però da una riforma che è già controversa.

 

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