I consiglieri laici e alcuni togati tra cui Nino di Matteo si sono detti contrari al parere del Consiglio che critica la riforma del Csm: «Usciamo dalle tentazioni di autoreferenzialità: sono i magistrati stessi a chiedere regole certe per le nomine»
- La ministra Cartabia ha chiesto al Csm di approvare i suoi pareri sul testo della riforma, redatto dal precedente governo. Il plenum, però, si è diviso sulla premessa al parere, che critica la riforma in materia di nomine.
- La premessa dice che è sbagliato introdurre per legge dei rigidi criteri con cui disciplinare le nomine dei capi degli uffici, perchè in questo modo si limita il potere discrezionale del consiglio.
- I consiglieri laici si sono detti contrari alla premessa insieme ad alcuni togati, mentre i consiglieri di Area la hanno difesa dicendo che, codificando per legge i criteri, questi si cristallizzano e creano difficoltà al funzionamento del Csm.
Il plenum infuocato del Consiglio superiore della magistratura certifica che la strada per riformare l’organo di governo autonomo delle toghe è in salita. Il testo della riforma, scritto durante il governo Conte bis, è pronto in parlamento e modifica i criteri di nomina dei capi degli uffici, la legge elettorale e le regole per i magistrati che entrano in politica. La neoministra Marta Cartabia ha sollecitato il Csm ad approvare il suo parere in modo da poter procedere: detto fatto, la sesta Co



