Il plenum del Consiglio di presidenza della Giustizia Amministrativa ha approvato la delibera di nomina a presidente aggiunto del Consiglio di Stato di Franco Frattini.

Prassi vuole che l’incarico venga assegnato in base al criterio primario dell’anzianità di servizio e Frattini – sessantatreenne, due volte ministro degli Esteri dei governi Berlusconi e commissario europeo per la Giustizia – ha iniziato la sua carriera a palazzo Spada nel 1986, a 28 anni.

 Nonostante i molti anni fuori ruolo per impegni politici, infatti, l’anzianità di servizio ha continuato a correre e ha permesso a Frattini di superare gli altri nomi al vaglio plenum: di Luigi Maruotti, Carmine Volpe, Giampiero Paolo Cirillo e Giuseppe Severini.

Presidente di sezione al Consiglio di Stato dal 2010, Frattini prende il posto di presidente aggiunto che era occupato da Sergio Santoro, che andrà in pensione il 22 aprile. 

Il ruolo di presidente aggiunto, che per prassi precede quello di presidente, prevede lo svolgimento di funzioni di presidente di una sezione del Consiglio di Stato, la sostituzione, nei casi di assenza o impedimento, del presidente e l’affiancamento nei compiti che gli vengono affidati.

Il turnover connesso

Il pensionamento di Santoro e la nomina di Frattini anticipano il valzer delle nomine che potrebbero avvenire l’anno prossimo e che è strettamente connesso alla Corte costituzionale.

Nel 2022, infatti, scade il novennato di giudice costituzionale del giudice di nomina del Consiglio di Stato, il presidente della Consulta Giancarlo Coraggio (che a sua volta era stato presidente del Consiglio di Stato).

A quel punto, il Consiglio di Stato dovrà nominare il nuovo giudice a palazzo della Consulta e il candidato con più chances di successo è l’attuale presidente, Filippo Patroni Griffi, 66 anni, che così finirebbe la carriera nelle istituzioni con i nove anni in Consulta.

Se andasse tutto secondo questo pronostico, dunque, il mandato di presidente aggiunto di Frattini durerebbe appena un anno. Un incarico lampo, dal quale poi passare al vertice del tribunale della giustizia amministrativa.

Proprio questa prospettiva di concludere la propria carriera professionale in un posto prestigioso come palazzo Spada avrebbe dissuaso Frattini dall’accettare le nuove lusinghe della politica.

Il suo nome, infatti, sarebbe stato preso in considerazione come uno dei papabili per la candidatura del centrodestra a sindaco di Roma, ma il diretto interessato avrebbe rifiutato la corsa, considerata dall’esito più che incerto, per rimanere in Consiglio di Stato.

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