- Intervista all’ex procuratore capo di Palermo. Sul processo trattativa dice: «Aspettiamo le motivazioni per capire le ragioni delle assoluzioni. Ma orribile l’orgiastico sabba di insulti a chiunque osasse riproporre le tesi dell’accusa con osservazioni critiche sulla sentenza d’appello».
- Chi ha avuto fortune mediatiche e professionali dopo i processi dice: «Antonio Ingroia e Nino Di Matteo dei quali - se non si è prevenuti o peggio - è impossibile disconoscere le qualità professionali e l’impegno coraggioso sempre dimostrati. Quanto al versante politico, se parliamo di Ingroia dovremmo parlare anche di Peppino Di Lello, Giuseppe Ajala, Pietro Grasso e non solo».
- Sull’attuale crisi della magistratura commenta: «Occorre che i magistrati scaccino i mercanti dal tempio e nel tempo stesso sono necessarie robuste riforme, sia del Csm che dell’ordinamento giudiziario. Ma riforme vere, non pretesti per ottenere finalmente il risultato di costringere la magistratura, soprattutto i pm, in un angolo».
Ex procuratore di Palermo e uno dei principali protagonisti della lotta al terrorismo degli anni Settanta e alla mafia degli anni Novanta, Gian Carlo Caselli è tra i magistrati che più hanno segnato la storia giudiziaria italiana. Nei suoi anni palermitani, infatti, ottenne importanti risultati come l’arresto del boss Leoluca Bagarella. Inoltre portò a processo con l’accusa di associazione mafiosa il leader democristiano Giulio Andreotti. Oggi in pensione ma ancora attento osservatore di ci



