La ministra della Giustizia, Marta Cartabia, ha impresso un indirizzo decisamente diverso rispetto a quello del suo predecessore Cinque stelle, Alfonso Bonafede. Il segnale più tangibile è stata la promessa della guardasigilli di rimettere mano alla legge sullo stop alla prescrizione sia per i condannati che per gli assolti dopo la sentenza di primo grado, voluto dal Movimento 5 Stelle ed entrato in vigore a gennaio 2020.

Proprio in segno di fiducia, il fronte garantista della nuova maggioranza – costituito da Azione, Più Europa, Italia Viva e Forza Italia – aveva ritirato gli emendamenti presentati al disegno di legge penale. Ora, però, dopo un mese di non belligeranza, è pronto il blitz che punta a smontare pezzo per pezzo le due riforme caratterizzanti del precedente governo e bandiere dei Cinque stelle: prescrizione e intercettazioni.

Lo stratega dietro le mosse è il parlamentare ex Forza Italia ora passato ad Azione, Enrico Costa, avvocato e specialista di tecniche parlamentari, nemico giurato di Bonafede in materia penale.

La prescrizione

La modifica sarà contenuta del disegno di legge di riforma del penale: è notizia di ieri che il termine per la presentazione degli emendamenti sia slittato di un mese rispetto a quello fissato: ora la data è quella del 23 aprile. Se da un lato si attende la proposta ministeriale, a cui è al lavoro una commissione di esperti nominata da Cartabia, Costa non ha intenzione di rinunciare alle sue proposte: aveva ritirato il suo emendamento, ma ora è pronto a ripresendarlo. «Il processo deve avere durata ragionevole e per farlo il contenzioso va ridotto, quindi presenterò emendamenti su depenalizzazione, aumento dei reati perseguibili a querela e maggiori premialità per i riti alternativi», ha spiegato. A questi emendamenti, però, se ne somma un altro che da un lato cancella lo stop alla prescrizione di Bonafede, dall’altro inserisce la cosiddetta prescrizione processuale, che consiste nella fissazione di tempi certi per ogni grado di giudizio, «superati i quali il pm decade dall’azione».

Una proposta, questa, ritenuta inaccettabile dai Cinque stelle ma che sembra sovrapponibile a quella già avanzata dal Partito democratico, che dunque – in caso di voto sull’emendamento - si troverebbe davanti al dilemma di rimangiarsi una posizione già resa pubblica pur di mantenere l’asse coi Cinque stelle, ma col rischio di finire comunque in minoranza se sulla linea di Costa confluissero gli altri partiti di maggioranza, Lega compresa. «In teoria il Pd sarebbe d’accordo, è in pratica che non decide mai», dice Costa.

L’ipotesi che allo scontro non si arrivi, allora, è lasciata nelle mani di Cartabia e della proposta ministeriale che la commissione sta elaborando per depotenziare il tema della prescrizione, diluendolo in un pacchetto di norme sulla ragionevole durata del processo.

Le intercettazioni

In materia di intercettazioni - la cui utilizzabilità è stata estesa dalla legge approvata dal precedente governo – il grimaldello scovato da Costa è una legge di delegazione europea. Costa ha ripresentato (come già aveva fatto nel governo Conte) un emendamento a questa legge, che è stato sottoscritto anche da Riccardo Magi di Più Europa e da Forza Italia, mentre altri due analoghi sono stati depositati da Lucia Annibali di Italia Viva e dalla Lega.

L’obiettivo è quello di far recepire una direttiva del Parlamento europeo datata 2016, che introduce alcuni elementi di rafforzamento al principio della presunzione di innocenza. La direttiva prevede che «le dichiarazioni delle autorità pubbliche non devono trasmettere l’idea che l’indagato sia colpevole», che si tradurrebbe in un limite alle conferenze stampa dei magistrati.

Costa, inoltre, chiede anche l’introduzione nella legge di quanto stabilito da una sentenza della corte di giustizia europea del 2 marzo: l’equiparazione dei tabulati telefonici alle intercettazioni e la necessità di una autorizzazione da parte di un giudice terzo, solo per un elenco di reati gravi e con limiti più stringenti. Il pacchetto piace a Lega, Forza Italia e Italia Viva e rischia di far saltare un altro pezzo delle intercettazioni di matrice grillina.

«Mi è stato chiesto di inserire questi emendamenti nel ddl penale, ma la sede giusta per recepire queste indicazioni europee è la legge di delegazione europea», ha detto Costa. Anche perchè il ddl avrà gestazione lunga.

Le mosse del blocco “garantista” – in particolare sulla prescrizione - sono propiziate da due elementi. Al ministero siede una ministra che già ha mostrato aperture e ad affiancarla c’è il sottosegretario forzista Francesco Paolo Sisto, che da giorni rilascia interviste per ribadire come la legge vada cambiata al più presto. Inoltre, anche il Pd, che ha annunciato proposte sulla prescrizione processuale, potrebbe lasciare i Cinque stelle in solitudine a difendere la posizione, ma per la prima volta in minoranza.

 

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