Intanto, il governo approva in consiglio dei ministri la legge delega di riforma dell’ordinamento forense
Care lettrici, cari lettori,
Politica e giustizia hanno ripreso dopo la pausa estiva, e questa settimana è stata caratterizzata da due fatti rilevanti: la nomina di Pasquale D’Ascola nuovo primo presidente della Cassazione dopo il pensionamento di Margherita Cassano (con quel che comporta anche al Csm) e il via libera in Consiglio dei ministri della riforma dell'ordinamento forense.
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Con la fine dell'estate, siamo arrivati alla fine anche di questa seconda stagione di Per questi motivi, il podcast di Domani che racconta i casi giudiziari che hanno cambiato la storia sociale italiana.
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LA NOMINA DI D’ASCOLA
Il Consiglio superiore della magistratura, alla presenza del presidente Sergio Mattarella a sottolinearne la rilevanza, ha eletto Pasquale D’Ascola nuovo primo presidente di Cassazione. Succede a Margherita Cassano – prima donna a ricoprire il ruolo – ora in pensione e che ha partecipato al suo ultimo plenum da consigliera del Csm.
Pasquale D’Ascola, 67 anni, è vicino alla corrente progressista di Area ed è nato a Reggio Calabria. È stato giudice a Verona e poi è stato assegnato alla Corte di Cassazione, dove ha iniziato come componente dell'ufficio del Massimario. Nel 2018 è stato nominato presidente della seconda sezione civile della Cassazione e poi presidente aggiunto.
D’Ascola ha ottenuto 14 voti contro i 13 del segretario generale Stefano Mogini e 5 astenuti, confermando così i pronostici della Quinta commissione. Per D'Ascola si sono espressi i 6 togati di Area, i 4 di Unicost, 1 di Md e i 3 laici di minoranza. Per Mogini invece i 6 laici di centrodestra e i 7 togati di Mi.
Il plenum si è quindi spaccato sulla nomina, nonostante la moral suasion del Quirinale, che nei giorni scorsi si era adoperato per tentare di ricomporre l’assemblea così da rendere la nomina la più unanime possibile. A pesare sono state soprattutto le astensioni, che hanno ridotto lo scarto tra i candidati. Durante il voto, infatti, si sono astenuti il vicepresidente Fabio Pinelli, la prima presidente uscente e il procuratore generale Pietro Gaeta. Anche i togati indipendenti Andrea Mirenda e Roberto Fontana si sono astenuti.
Sia il procuratore generale Gaeta che il vicepresidente Pinelli, però, hanno voluto inserire la divisione di vedute dentro il Consiglio in un più ampio schema di ricchezza dialettica, sottolineando l'altissima qualità di entrambi i candidati.
Qui trovate un approfondimento sul dibattito consiliare, che è stato molto acceso e in cui ha trovato spazio anche il saluto affettuoso all'uscente Margherita Cassano.
LE POLEMICHE SUL TESTO UNICO DIRIGENZA
Michele Forziati, togato di Unicost, è intervenuto specificatamente sul testo unico che regola le nomine, entrato in vigore nel luglio 2024, e ha sottolineato come il testo – che pure lui non ha sostenuto nella versione attuale, avendo portato una proposta diversa – vada applicato «nel modo più corretto possibile». Per questo si è espresso in favore di D’Ascola, riferendosi agli indicatori del testo su cui il candidato ha prevalenza rispetto al concorrente (D’Ascola prevarrebbe su tutti gli indicatori generali, tranne quello della lettera A).
Roberto Fontana ha spiegato la sua astensione e quella di Mirenda: «Una sola norma e due scelte radicalmente diverse seppur pienamente legittime alla luce del testo sono la prova dell’assenza di uno stringente parametro valutativo», e questo ha determinato «l’impossibilità di una proposta unitaria, che sarebbe stata oltremodo auspicabile e avrebbe evitato l’odierno scenario». L’auspicio è che «questa presa di posizione possa contribuire a una riflessione consigliare sui necessari correttivi da apportare al testo unico».
Al termine del plenum, anche Mirenda è intervenuto: «Anche oggi abbiamo assistito ad un'imbarazzante spaccatura. Non sfugge a nessuno che, con le stesse regole, deliberatamente di contenuto quanto mai vago, possono essere proposti candidati assolutamente diversi e non sovrapponibili. E sempre, purtroppo, secondo salda tradizione, il metodo assicura alle correnti consiliari di votare il "proprio", con la consueta irridente disinvoltura. La verità è nuda: senza sorteggio non si va più da nessuna parte».
Immediata la reazione delle componenti togate. Area ha espresso gioia per la nomina di D’Ascola, «figura che incarna compiutamente l’ideale del magistrato», per questo «stona» la posizione assunta dai consiglieri Fontana e Mirenda «che si sono sottratti, con motivazioni pretestuose – addirittura preannunciate in una conferenza stampa il giorno prima – alla scelta tra i due candidati in uno dei passaggi più cruciali della consiliatura».
Anche Unicost ha preso le distanze: «Applichiamo con disciplina e lealtà il modello vigente, perché il rispetto delle regole costituisce la base della credibilità istituzionale. Per questo giudichiamo non condivisibile l’astensione di due consiglieri togati, anticipata peraltro già ieri in un’irrituale conferenza stampa». E «riteniamo che interventi sul Testo Unico siano necessari, ma vadano costruiti con serietà: sperimentandone prima le criticità sui concorsi in corso e poi elaborando un nuovo articolato. Non attraverso scorciatoie mediatiche che rischiano di indebolire il Csm e offrire argomenti a chi intende delegittimare la magistratura».
LE PRIME PAROLE DI CASSANO
All'indomani del plenum, proprio Margherita Cassano ha preso la parola alla Scuola superiore della magistratura di Scandicci, durante la cerimonia di intitolazione di un'aula a Valerio Onida.
«Sto cogliendo all'interno della magistratura, può darsi che sbagli, segnali di grandissimo disagio, segnali di grande criticità, e tendenze» a «interpretare in maniera sempre più burocratica, impiegatizia il proprio ruolo», ha detto. «Sta passando anche l'idea che in un ideale bilanciamento tra le proprie aspettative individuali di vita come magistrato, e le aspettative della collettività, di coloro che ci chiedono giustizia, le prime debbano prevalere sulle seconde. Io penso esattamente l'opposto. Penso che la Scuola dovrebbe forse, su questi temi, dedicare un autonomo spazio di approfondimento. Quale deve essere la deontologia del magistrato, il senso più profondo del nostro Ius dicere?»
E ancora, «di fronte alle attese di un corpo sociale, di fronte ai drammi umani che ci sfidano quotidianamente davanti, non si può mettere sempre al primo posto la propria stanchezza. Se c'è una forte motivazione ideale, questa forte motivazione ideale che voi avete dimostrato come componenti della Scuola permette di dimenticare questa sorta di stanchezza intellettuale e fisica, perché c'è la proiezione verso l'altro nella valorizzazione della sua dignità, della sua centralità nella vita di uno Stato democratico».
la riforma dell’ordinamento forense
Il Consiglio dei ministri ha approvato ieri la legge delega di riforma dell'ordinamento forense, da mesi attesa dall'avvocatura.
In una nota, il presidente del Cnf, Francesco Greco, ha scritto: «Esprimiamo grande soddisfazione e apprezzamento per l'approvazione, da parte del Consiglio dei ministri, del disegno di legge delega per la riforma dell'ordinamento forense, che rappresenta un passo significativo nella valorizzazione dell'avvocatura come custode della libertà e dei diritti», e «accogliamo questa riforma come un'opportunità per rendere la professione più moderna, inclusiva e vicina ai bisogni della società, nel pieno rispetto dei valori costituzionali che ci ispirano».
Anche l’Organismo congressuale forense ha espresso soddisfazione, definendo questa una tappa fondamentale nel percorso avviato a seguito del Congresso nazionale forense del dicembre 2023, quando l’Avvocatura, unita, decise di elaborare una proposta organica di riforma con l’obiettivo di modernizzare la professione e superare definitivamente la legge n. 247 del 2012.
«L’avvocatura – hanno affermato il coordinatore Mario Scialla e il segretario di Ocf Accursio Gallo – ha dimostrato che trovare la sintesi tra le diverse componenti e anime al proprio interno e porgere poi alla politica il frutto di una approfondita e solida elaborazione è uno schema vincente».
In Cdm è stato invece rinviato il disegno di legge delega per i dottori commercialisti ed esperti contabili, ma il ministro Nordio ha fatto sapere che si tratta di un rinvio di natura «meramente tecnica» e che il testo «sarà approvato a breve».
cosa prevede la legge delega
La legge delega approvata in Cdm prevede, per punti (in attesa di ulteriore approfondimento):
La revisione delle incompatibilità professionali: in particolare, viene aperta la possibilità per gli avvocati di ricoprire cariche di amministratore o presidente in società di capitali.
Disciplina del codice deontologico: Viene specificato che l'emanazione e l'aggiornamento del codice deontologico spettano al Consiglio nazionale forense, con un rafforzamento della disciplina del segreto professionale.
Carattere personale dell'incarico: Si conferma la natura personale dell'incarico, anche quando l'avvocato opera all'interno di un'associazione o società professionale.
Equo compenso: Viene riaffermato il principio della libera pattuizione delle parti e dell'equo compenso, introducendo la solidarietà nel pagamento da parte di tutti i soggetti coinvolti in un procedimento.
Società professionali: Per lo svolgimento della professione in forma collettiva, si specifica che i soci non professionisti possono essere ammessi solo per prestazioni tecniche o finalità di investimento. Inoltre, le nuove norme escludono che la società possa prestare attività a favore del socio non professionista o di soggetti a lui collegati.
Giuramento professionale: Viene ripristinato l'obbligo del giuramento professionale.
Attività esclusive dell'avvocato: Fatte salve le competenze attribuite ad altre professioni, si considerano attività esclusive dell'avvocato la consulenza e l'assistenza legale svolte in modo continuativo, sistematico, organizzato e connesse all'attività giurisdizionale.
Promozione del ricambio generazionale e parità di genere: La legge delega mira anche a promuovere il ricambio generazionale, la trasparenza e la rappresentanza di genere, oltre che la meritocrazia negli organi professionali.
Procedimento Disciplinare:
Reintegrazione: Viene introdotta la possibilità per gli avvocati che hanno subito sanzioni disciplinari, a eccezione della radiazione, di ottenere la riabilitazione una sola volta.
Ruolo del Consiglio nazionale forense: La legge delega delega espressamente al Cnf l'emanazione e l'aggiornamento del Codice deontologico.
la posizione di anf
Anche la riforma dell'ordinamento forense non è arrivata senza polemiche. Nei giorni scorsi, infatti, l'Associazione nazionale forense, con una lettera aperta del suo presidente Giampaolo Di Marco al ministro della Giustizia Carlo Nordio, aveva chiesto al governo di non procedere oltre con il disegno di legge delega per la riforma dell'ordinamento forense, aprendo un confronto con tutte le componenti dell'avvocatura per realizzare una revisione complessiva organica dell'ordinamento professionale forense. La «nostra Associazione, pur auspicando una profonda riforma della vigente legge professionale, ritiene che la proposta diffusa sia inadeguata rispetto alle esigenze della professione e del mercato legale», aveva scritto Di Marco. «La proposta è, infatti, ispirata a una idea obsoleta della professione di avvocato, tesa alla conservazione dell'esistente e al consolidamento di tutte le peggiori incrostazioni corporative presenti nella vigente legge professionale».
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